Translate

lunedì 17 dicembre 2012

LA QUESTIONE MERIDIONALE ED IL FATTORE GABBIE SALARIALI

La crisi che sta attraversando l'intero sistema economico mondiale, non è neppure paragonabile, per la sua longevità, alla questione meridionale che investe l'Italia dal 1873 e che si prolunga tutt'oggi.
La definizione questione meridionale venne utilizzata per la prima volta dal deputato Antonio Billia intendendo la disastrosa situazione economica del sud Italia in confronto alle altre regioni della nazione.
L'origine delle differenze socio – economiche tra nord e sud Italia hanno, da sempre, creato un forte dibattito che si alimenta attraverso le differenze ideologiche e politiche della società.
Le correnti maggioritarie sostengono fortemente l'idea che, questa spaccatura economica, esistesse già precedentemente rispetto all'unificazione nazionale del 1861.
Tuttavia nuovi dati di carattere storico – economico hanno dimostrato che le differenze economiche, tra nord e sud fossero presso che inesistenti.
Da questi dati emerge infatti che la nazione partì, al momento dell'unificazione, sullo stesso piano su tutti i punti di vista.
Nel 1861, l'Italia era uno Stato poco sviluppato dal punto di vista industriale, che aveva tardato a seguire la scia inglese del periodo industriale. Essa viveva, per la maggiore, di agricoltura e allevamento; questa tendenza si trascinò ancora per qualche anno dopo l'unificazione.
Tuttavia, pochi anni dopo, si crearono i presupposti che fecero nascere la crisi meridionale.
Cosa accadde?
Il primo fattore che colpì il sud fu la crisi del grano e, conseguentemente, delle campagne. Colpo davvero mortale per un meridione che basava l'economia proprio su queste componenti.
Mentre il secondo furono i grandi investimenti industriali, statali e privati, che si concentrano nel Nord del paese andando a creare una spaccatura che non si è mai più rimarginata.
Da quel momento in poi si crearono due “Italie”:

  • Il nord, che si mise a correre verso l'industrializzazione seguendo il modello inglese;
  • Il sud, che rimase completamente spiazzato e lasciato al suo destino.

Ecco che, conseguentemente a questa spaccatura, si verificò la prima migrazione di massa dal sud verso il nord Italia, dal mondo della campagna alle industrie settentrionali.
Nel 1875, conseguentemente ad un peggioramento della situazione dell'ordine pubblico nel Mezzogiorno e in Sicilia, il Governo propose al Parlamento l'adozione di provvedimenti eccezionali di pubblica sicurezza.
Nel 1877 i professori universitari Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, pubblicarono la loro inchiesta in Sicilia con cui per la prima volta richiamarono l'attenzione pubblica sulla durezza delle condizioni di vita nelle regioni del Sud.
Conseguentemente allo sviluppo industriale settentrionale, il meridione risentì ancora di più del resto d'Italia la GRANDE GUERRA e vent'anni SECONDA GUERRA MONDIALE esattamente come la Prima, seguì lo stesso copione. Ma questa volta le disparità che ne risultarono, più che economiche, furono di carattere politico.
Da questo momento in poi però il sud Italia riuscì, grazie al boom economico che colpi tutta l'Italia post - guerra mondiale a crescere sotto tutti i punti di vista!
Un provvedimento che riuscì ad assecondare questa crescita fu l'introduzione delle GABBIE SALARIALI, che andò a disequilibrare i salari del nord e del sud in base al costo della vita.
Da quel momento in poi, fatto 100 il salario di un operaio del nord, il salario di uno stesso lavoratore del sud sarebbe stato pari ad 80.
Questa differenza di salario era equilibrato al costo della vita, andando quindi a dare una paga reale parificata.
Per la prima volta dalla nascita dello Stato italiano il sud stava riuscendo a correre, non solo alla pari del nord ma, addirittura, a crescere il doppio rispetto ad esso.
La questione meridionale fino al 1969 pareva finalmente risolta, con il sud che lentamente stava raggiungendo le soglie del nord, dando tutta l'impressione che, una volta giunto a quel traguardo, non si sarebbe affatto fermato.
Ma nel 1969 accadde un fatto che, in poco più di un anno riporterà il sud ad una discesa a precipizio dal quale, questa volta non si riuscirà a riprendere.
Questo discesa dipese da un provvedimento di politica economica dello Stato, che apparentemente, doveva equiparare i le condizioni lavorative tra nord e sud ma, in realtà, andrà a creare un decadimento del fattore impresa nel meridione.
Le gabbie vennero definitivamente abolite nel 1969, dopo anni di lotte operaie, durante le quali CGIL, CISL e UIL avevano lanciato una vertenza nazionale sostenuta da scioperi e manifestazioni: il 21 dicembre 1968 fu l'Intersind (l'associazione che rappresentava le aziende a partecipazione statale) ad accettare l'eliminazione delle gabbie, sia pure in modo graduale entro il 1971; poi anche Confindustria accettò l'eliminazione delle gabbie.
Ne seguì una discesa che ancora, purtroppo, non ha raggiunto il suo traguardo.


venerdì 14 dicembre 2012

IL PROBLEMA DEMOGRAFICO IN ITALIA

La crisi che stiamo attraversando in Italia si sta protraendo nel tempo e, sicuramente, dovremo aspettare ancora qualche anno prima di poterci ritenere fuori da questo periodo di magra.
Tuttavia, a mio modesto parere, il vero problema che dovremo affrontare da qui a quaranta – cinquant'anni sarà quello DEMOGRAFICO.
I dati che ci riguardano, da questo punto di vista, non sono assolutamente incoraggianti per gli anni che verranno.
Il dato più preoccupante è dato dal fatto che, l'Italia, sta diventando un paese di figli unici, per essere più precisi, da qualche decennio, ogni coppia italiana genera, di media, 1,2 figli.
Quali conseguenze comporterà questa tendenza, nel tempo??
Questa tendenza porterà ad un dimezzamento progressivo delle nascite ad ogni generazione, con delle reazioni a catena che saranno sviluppate da tutto questo.
Infatti ci troveremo in una situazione mai vista prima nel nostro paese!
Pochissimi giovani dovranno sostenere il peso di un'intera società. Per capire meglio cosa i giovani dovranno supportare tra qualche generazione possiamo dividere la vita in tre fasi:
-1 La fase della crescita dove i giovani non producono ancora ricchezza;
-2 La fase attiva del lavoro;
-3 La fase della pensione, dove si ritorna ad essere non produttivi.
Ora, con il ridimensionamento generazionale delle nascite, si ridurranno nel tempo i giovani che, in futuro, saranno gli addetti al mantenimento dell'intera società e, al contrario, con il prolungamento della vita aumenteranno in modo esponenziale i pensionati “non produttivi”.
Dove ci porterà questa tendenza nel 2050?
I dati ci dicono che tra 38 anni, la popolazione italiana sarà composta da ben 20 milioni di persone sopra i 65 anni ( 1 su 3 ).
Questo andrà a presupporre che, i pochi giovani che si troveranno nel periodo lavorativo, dovranno sostenere un numero gigantesco di pensionati, inoltre, il lavoro dovrà essere più efficiente e quindi, produttivo.
Si dovrà lavorare, a quanto pare, più con l'intelletto che con la forza, in quanto, i giovani per sostenere questo peso dovranno lavorare meglio e soprattutto per un periodo molto più lungo di tempo! (ANDREMO IN PENSIONE VIA VIA PIU' TARDI CON IL PASSARE DEGL'ANNI).
Ad una prima analisi sembrerebbe che tutto sommato non stia cambiando la forza lavoro ma, in realtà, supportare un numero più alto di pensionati ed un numero più basso di giovani, presuppone uno sguardo sempre più rivolto al presente, tralasciando gli aspetti futuri.
Insomma la nostra piramide demografica si è rovesciata! Cos'è successo?
Dal 1950 ad oggi i bambini si sono più che dimezzati; la fascia media è rimasta stabile mentre, gli anziani si sono più che raddoppiati.
L'invecchiamento progressivo della nostra popolazione avrà conseguenze anche sulla spesa pubblica e, più precisamente, sulle spese sanitarie.
Nel 2050 si prevede che, le spese sanitarie, risulteranno esser pari al 10% del PIL, un raddoppio rispetto agli anni '90.
Cosa possiamo fare per invertire questa tendenza??
Secondo me, si dovrebbero incentivare le giovani famiglie a generare più figli attraverso degli aiuti che statali dedicando, una parte della spesa pubblica a quel settore.
Questa politica è stata già seguita dalla Francia con grandi risultati!
Ricordiamo che, non investendo ora nel settore DEMOGRAFIA, avremo una spesa sanitaria che si raddoppierà da qui al 2050.


Meglio investire risorse adesso per generare nuovi giovani, che curare successivamente.





martedì 11 dicembre 2012

ITALIA - IL FATTORE RISPARMIO (PUBBLICO E PRIVATO), DEBITO PUBBLICO E SPREAD

            S = (Y - T - C ) + ( T - G )

Questa è la FORMULETTA MAGICA del risparmio. Questa equazione la possiamo scomporre in due fattori.
La prima parte dell'equazione, ovvero ( Y - T - C ) riguarda il risparmio privato, mentre la secondo parte, ovvero ( T - G ) rispecchia il risparmio pubblico.
Nella voce globale del risparmio possiamo affermare che, l'Italia, può vantare una propensione storica della propria popolazione al risparmio privato; esso è il fattore che permette, nonostante tutto, di non andare in DEFAULT, per motivi che analizzaremo successivamente.
Il problema storico dell'Italia, a partire dagli anni '80 è stata la voce del risparmio pubblico.
Infatti, se andassimo a controllare l'evoluzione del debito pubblico italiano, ci renderemo conto che esso cominciò a salire proprio dagli anni '80. Fatto strano! perchè in Italia, in quel periodo storico, l'economia girava piuttosto bene, ma c'era un grosso rigonfiamento della componente G (spesa pubblica) dovuta allo sviluppo del sistema di tangenti che ci investì fino al 1992. Questo creò un buco spaventoso, alla quale si dovette cominciare a mettere un tappo andando a svalutare fortemente la Lira e prelevando, nella notte dell' 11 Luglio 1992, il 6 per mille dai conti correnti degli italiani.
La "MAGIA" della svalutazione della Lira, ad ogni avvisaglia di crisi però, aveva le gambe corte; essa era una sorta di salvagente temporaneo che avrebbe fatto pagare un conto salatissimo più avanti negl'anni.
Si può dire che S = I ovvero, il risparmio è uguale all'investimento, ma questa equazione è vera solo in parte, infatti, essa è realmente affermabile solo in un periodo nella quale i mercati funzionano bene, mentre in caso contrario, non tutto il risparmio si tramuterà in investimento perchè i soggetti saranno meno propensi a rischiare il loro capitale risparmiato in un periodo di insicurezza dell'economia globale.
Oggi con la manovra "SALVA ITALIA" del governo Monti la nostra "formuletta magica" ( T - G ) sta creando un avanzo di bilancio, ovvero le entrate ( T = TASSE ) sono maggiori della spesa pubblica
 ( G = SPESA PUBBLICA ).
Questo vorrebbe dire, non solo raggiungere il pareggio di bilancio ( T = G ), ma anche riuscire ad avere altro capitale da offrire ai privati per far girare l'economia.
Tuttavia, la nostra "SPADA DI DAMOCLE" è l'interesse sul debito pubblico che si aggira sugli 80 MILIARDI di EURO annui; esso ci mangia non solo il nostro avanzo di bilancio, ma crea un disavanzo di bilancio che va ad affluire nel nostro "MARE" chiamato debito pubblico.
Questo disavanzo dovrà essere coperto, dal Governo emettendo titoli di Stato. Per essere appetibili sul mercato i nostri titoli hanno bisogno di essere incentivati attraverso un tasso di interesse che si aggira sui 3,5 punti percentuali.
Quindi scaduto l'anno dell'obbligazione lo Stato dovrà restituire il capitale investito ed in più dare periodicamente l'interesse a chi investe in BOT, BTP e CCT.
Stiamo pur certi che, dopo le dimissioni di Mario Monti lo spread tornerà ad essere il nostro compagno di viaggi! in questo momento esso si attesta sui 350 punti, ovvero, la differenza rendimento in termini di tasso d'interesse tra BUND e BOT e di 350 punti, quindi del 3,5%.
Cosa significa questo?
Significa che, se per rendere appetibile un obbligazione nel mercato la Germania a bisogno di offrire un tasso d'interesse vicino allo 0%, l'Italia deve alzarlo fino al 3,5%.
E si arriva a parlare di DEFAULT. L'Italia ha un rapporto debito - PIL che si attesta sul 120%. Nulla di gravissimo sembrerebbe.
Infatti, andando ad analizzare altri rapporti debito - PIL, per esempio quello del Giappone, ci accorgeremo che esso si attesta sul 200%.
Uno studio approfondito ci ha spiegato che, avendo un rapporto debito - PIL superiore al 90% la crescita si azzera, ed infatti, l'Italia ed il Giappone non crescono addirittura dai primi anni 90.
Quali sono le differenze tra Giappone ed Italia?
Facile! Il Giappone è dotato di una banca centrale in grado di stampare moneta per dare respiro all'economia, producendo però altro debito, insomma, lo stesso procedimento fatto dall'Italia ai tempi della Lira. Questo impedisce ai nipponici di andare in DEFAULT, mentre noi, non avendo una banca sovrana, libera di stampare moneta, non siamo in grado di salvarci autonomamente da esso.
Soluzione?
Dobbiamo attingere dal risparmio privato, uno dei più alti del mondo "fortunatamente".
Il governo Berlusconi firmò nel 2011 l'obbligo di andare in pareggio di bilancio dal 2012 in poi ( T = G ).
Questo si può attuare in diversi modi:
- alzando le tasse, come fatto dal governo Monti;
- abbassando la spesa pubblica.
Insomma da quest'anno in poi l'Italia dovrà "annullare il fattore ( T - G ) che si dovrà attestare sul valore 0.
La "FORMULETTA MAGICA" l'ha trovata la Nuova Zelanda, inserendo nella sua costituzione una norma che obbliga lo stato a conservare risorse in periodi di "PIENA" per poi poterli utilizzare in momenti di "SECCA" per coprire il buco causato dai minori investimenti privati.

giovedì 6 dicembre 2012

PROBLEMA AMBIENTE? PROVIAMO COI CARBON CREDIT!

Salve gentili lettori.

Oggi vorrei parlarvi di una metodologia che potrebbe riuscire a spostare la tassazione, alleggerendo quella imposta alle imprese e gonfiandola a quelle che non dovessero riuscire a ridurre le proprie emissioni di CO2 da produzione. Sto parlando dei CARBON CREDIT.

Lo stesso Beppe Grillo durante il V3Day aveva parlato di una metodologia del genere, senza citare i Carbon Credit però! spero che essa entri definitivamente nel programma M5S.

Il problema ambiente non può non essere al centro delle nostre discussioni, infatti, è emerso dai recenti studi che, se non si ridurranno drasticamente del 40% le emissioni globali di CO2 la vita sulla terra rischia seriamente di arrivare ad un punto di non ritorno.
Gli accordi di Kyoto e le normative interne all’UE hanno fissato delle quote massime di emissioni per gli Stati che aderiscono alle convenzioni.
L'Italia non riesce a rientrare nemmeno nella quota di emissioni pari a 195,8 milioni di tonnellate di CO2 fissata dalla UE e inferiore del 6,3% alle 209 milioni di tonnellate proposte invece dal governo italiano.
Un'idea che potrebbe aiutarci è quella dei CARBON CREDIT utilizzata negli USA.
I CARBON CREDIT sono strumenti nati con finalità ambientali.
Infatti, si tratta di certificati che equivalgono, in pratica, a dei “buoni” per l’emissione di una tonnellata di anidride carbonica nell’atmosfera.
A mio modo di vedere, questo strumento, è una buonissima metodologia attraverso cui possiamo riuscire ad ottenere una riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera.
Ecco come si potrebbe utilizzare questa metodologia.
Lo Stato distribuisce alle imprese questi CARBON CREDIT che, chiaramente, hanno un loro valore di mercato e quindi costrituiscono un bene immateriale che si posizionerà nell'attivo del patrimonio aziendale.
Ora, le imprese che avranno nel loro patrimonio i CARBON CREDIT, potranno cercare di investire in ricerca al fine di produrre sempre meno emissioni di anidride carbonica.
Conseguenza?
Semplice, la conseguenza non può che essere positiva. Infatti le imprese che riusciranno ad adottare nel loro sistema produttivo delle tecnologie all'avanguardia, riusciranno a produrre meno emissioni e quindi, non avranno più bisogno dei loro CARBON CREDIT che potranno rimettere sul mercato.
L'aspetto positivo è dato dalle sempre minori emissioni, che sono il fine ultimo di questa metodologia, ma anche dei possibili utili per le imprese. Infatti se il loro investimento in ricerca risulterà meno dispendioso del valore di mercato dei CARBON CREDIT esse potranno vendere i loro "buoni" ed ottenere utili!
Da questo meccanismo ne gioverebbe tutto il sistema.
Le imprese che non riusciranno a stare entro i limiti dei loro CARBON CREDIT dovranno andare sul mercato ad acquistarne da chi invece, avendo investito in ricerca, sarà riuscito a ridurre più del dovuto le loro emissioni.
Il valore dei CARBON CREDIT chiaramente salirà nel tempo, in quanto lo Stato, ogni tot di anni, ne ritirerà una certa quantità dal mercato.
Le imprese che non dovessero riuscire a stare entro il limite di emissioni imposto dallo Stato, capiranno che è meglio investire i soldi in ricerca, rispetto a spenderli in nuovi CARBON CREDIT e si attiverà un sistema di investimente in ricerca che porterà nel tempo a ridurre al minimo le emissioni.

Vi è piaciuta l'idea??
Alla prossima gentili lettori!

mercoledì 5 dicembre 2012

IL FINTO PROBLEMA IMMIGRAZIONE

In Italia circa il 75% dei delitti contro le donne è compiuto da italiani, solo una piccola percentuale riguarda gli stranieri, quindi che la finiscano di strumentalizzare il problema dell'immigrazione clandestina. Questo è sempre stato lo slogan classico delle campagne elettorali di destra degli ultimi 15 anni e sono sicuro che lo riproporranno ancora anche quest'anno perchè non hanno delle vere idee.
Bisogna analizzarli i fatti!
Confrontiamo i dati sull'immigrazione clandestina, dell'Italia, rispetto alle altre principali nazioni europee.
Le cinque nazioni con la presenza più rilevante di irregolari sono: Grecia e Portogallo (21%), Regno Unito (17%), Olanda (14%) e Italia (13%).
Ci hanno sempre fatto credere che, l'Italia, fosse l'unica nazione a dover "sopportare" migrazioni di massa quando, come si nota dai dati, noi non siamo che la quinta nazione da questo punto di vista.
Ma poi dobbiamo andare a verificare gli effetti degli extracomunitari sulla nostra economia.
Se l'edilizia in Italia sta cascando solo ora e non da 5 anni lo dobbiamo al grande lavoro degli immigrati che non hanno fatto fallire le nostre imprese!
Infatti, gli immigrati non hanno fatto altro che andare ad occupare posti di lavoro che gli italiani non avrebbero accettato, giustamente, a quei salari miseri; quindi non è assolutamente vero che, gli immigrati, ci abbiano rubato posti di lavoro.
Semplicemente hanno occupato ciò che noi lasciavamo libero! salvando le nostre imprese!
Ci hanno riempito la testa con un problema che non esiste ragazzi! la paura è il secondo portatore di fatturato! LA PAURA RENDE!
Siamo tutti PERSONE! ed in ogni Stato esistono cittadini modello o cittadini criminali!
I giornali venduti ai partiti di destra alimentano questo falso problema, specialmente in periodo elettorale, quindi, aspettatevi pure la solita campagna elettorale anche nel 2013, piena di menzogne e false paure lanciate alla gente.
Adesso stiamo arrivando a dover immigrare noi per trovare lavoro, ci piacerebbe essere trattati nello stesso modo in cui noi trattiamo gli immigrati??? RAGIONIAMOCI UN PO' su!

CONFRONTO FRA IDEOLOGIE DI DESTRA E SINISTRA

Giorgio Gaber diceva:<< Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra??>>.
Ed ora siamo realmente arrivati a questo punto (sarà che Lui era avanti anni luce rispetto ai nostri politici), dove non sappiamo più che ideologia abbracciare, perchè non ci sono più i partiti che difendono i concetti di un tempo.
Dalla parte sinistra del parlamento ormai abbiamo una sinistra sempre più scarica delle ideologie che la distingueva un tempo.
Una sinistra sempre più rivolta verso il centrismo e sempre meno al progressismo che la distringueva qualche decennio fa.
Una sinistra sempre piùG lontana dagli operai e dalle lotte intraprese da quest'ultimi, altro che il caro Enrico Berlinguer, che dava tutto se stesso, fino a morire poche ore dopo il suo ultimo comizio, terminato con una forza di volontà infinita.
Le posizioni egualitarie di un tempo sono scomparse, ed in compenso abbiamo una sinistra vuota, che vota a favore della guerra in Afghanistan ed Iraq (che va contro l'art 11 della nostra costituzione) e che si stacca via via dalla vera sinistra, quella radicale (pacifista), che si oppone alla guerra, perchè una sinistra che vota a favore della guerra non è una sinistra!
Dal punto di vista religioso abbiamo una sinistra che appoggia il Vaticano, mentre la vera sinistra, quella nata in Francia era assolutamente anticlericale.
Passando al centrismo, esso si colloca a metà fra il progressismo di sinistra ed i conservatorismo di destra.
Esso è stato sinonimo di cristianesimo democratico, oggi rappresentato in Italia dal UDC che galleggia un pò a destra ed un pò a sinistra a seconda del vento che tira in quel periodo, senza una ideologia precisa alle spalle, ma con il sostegno forte del Vaticano.
La destra penso che non abbia bisogno di presentazioni, ideologie fortemente NAZIONALISTE che hanno portato in Italia al Fascismo di Mussolini ed in Germania al NAZISMO di Hitler.
Ideologie fortemente razziste, che si sono imposte a partire dagli anni '20 del 1900 fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Oggi la destra difende fortemente il liberismo, mettendo a repentaglio le basi di uguaglianza della popolazione.
Queste ideologie fallirono già tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, quando si passò da uno STATO LIBERALE (che si poneva al di sopra delle parti e faceva contrattare i privati credendo che questa fosse la ricetta giusta), ad uno STATO SOCIALE che spinto dalle proteste del ceto popolare, si prese carico di queste insurrezioni ed entrò all'interno dell'economia dopo la GRANDE GUERRA e la successiva CRISI, per offrire beni e servizi a basso costo alla popolazione meno abbiente.
Credo sinceramente che nessuno dei partiti oggi presenti abbia ne un programma e ne un'ideologia tale da poter portare questo paese fuori dalla crisi che sta attraversando.
L'unico che dimostra di avere un programma e tanta voglia di fare è il MOVIMENTO 5 STELLE, che va appoggiato con forza per far realmente cadere la seconda repubblica.

IL PROGRAMMA DEL M5S --> LA PRIMA STELLA!

La prima "STELLA" del programma del MOVIMENTO 5 STELLE riguarda STATO e CITTADINI.

Partiamo dell'abolizione della totalità delle province italiane come indicato nel programma del Movimento 5 stelle. Questa riforma totale garantirebbe un risparmio di 510 milioni di Euro all'anno.
Senza alcun dubbio la spesa pubblica, a mio modo di vedere, diminuirà perchè si eviteranno tanti stipendi pubblici inutili, in quanto le province costituiscono solamente un ente di passaggio fra le regioni ed i comuni e sono, quindi, fonte di uscite di risorse economiche.
Abolendole si eviterebbe una spesa piuttosto ampia e non si perderebbe in servizi, in quanto le regioni decentrerebbero ai comuni, evitando un passaggio alla provincia che fa sprecare risorse e tempo. Solo per quanto riguarda la regione Sardegna il risparmio sarebbe di oltre 35 milioni di Euro (pari al 8,97% della spesa regionale).

La seconda proposta di Grillo è quella di accorpare i comuni con meno di 5000 abitanti.
Nel nosto paese, infatti, ci sono comuni con un numero davvero irrisorio di cittadini; tanto per fare un esempio, il comune di Pedesina in provincia di Sondrio ha soli 34 abitanti. Ci sono ben 123 comuni con meno di 150 abitanti, tutto questo crea una spesa esagerata per sostenere questi enti locali.
Attraverso un'accorpamento dei comuni inferiori a 5000 abitanti potremo risparmiare tantissime risorse economiche che potremo invece, destinare ad altri scopi.
Un risparmio davvero importante; infatti per ogni accorpamento avremo la cancellazione di tanti consigli comunali che in questo momento comportano uscite inutili.

La terza proposta ci parla dell'abolizione dei rimborso elettorale.
Dobbiamo sapere ragazzi che, ogni tornata elettorale costa, alla collettività, circa 1 miliardo di Euro; un vero è proprio suicidio in un periodo di magra dove i cittadini non arrivano neppure alle terza settimana del mese.
I nostri politici continuano a definire l'abolizione del rimborso elettorale ai partiti un errore drammatico, ma si
dimenticano la grandissima presa in giro al popolo italiano fatta, proprio dal parlamento, dopo il referendum del 1993.
Il referendum abrogativo promosso dai Radicali Italiani dell'aprile 1993 vede il 90,3% dei voti espressi a favore dell'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, nel clima di sfiducia che succede allo scandalo di Tangentopoli.
Peccato che, appena un anno dopo, nel 1994, il parlamento approva i "RIMBORSI ELETTORALI".
Nello stesso dicembre 1993 il Parlamento aggiorna, con la legge n. 515 del 10 dicembre 1993, la già esistente legge sui rimborsi elettorali, definiti “contributo per le spese elettorali”, subito applicata in occasione delle elezioni del 27 marzo 1994. Per l'intera legislatura vengono erogati in unica soluzione 47 milioni di euro.
La stessa norma viene applicata in occasione delle successive elezioni politiche del 21 aprile 1996.
Il parlamento modifica la norma, con l'art 5 della legge n° 96 del 6 Luglio 2012, e obbliga un partito o un movimento ad avere uno statuto per aver diritto di ricevere i rimborsi elettorali.
La legge n. 2 del 2 gennaio 1997, intitolata "Norme per la regolamentazione della contribuzione volontaria ai movimenti o partiti politici" reintroduce di fatto il finanziamento pubblico ai partiti.
Il provvedimento prevede la possibilità per i contribuenti, al momento della dichiarazione dei redditi, di destinare il 4 per mille dell'imposta sul reddito al finanziamento di partiti e movimenti politici (pur senza poter indicare a quale partito), per un totale massimo di 56.810.000 euro, da erogarsi ai partiti entro il 31 gennaio di ogni anno. Per il solo anno 1997 viene introdotta una norma transitoria che fissa un fondo di 82.633.000 euro per l'anno in corso.(fonte wikipedia)
Una grossissima presa in giro che il popolo italiano non ha dimenticato, ecco perchè dobbiamo appoggiare
l'idea del M5S di abolirlo.

Le altre idee, da questo punto di vista, riguardano l'abolizione dei privilegi dei parlamentari. Le idee riguardano:
- Divieto per i parlamentari di esercitare un’altra professione durante il mandato;
- Stipendio dei parlamentari allineato alla media di quelli nazionali;
- Divieto di cumulo di cariche da parte dei parlamentari;
- Non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati;
- Approvazione di ogni legge subordinata alla copertura finanziaria;
- Leggi rese pubbliche almeno 3 mesi prima della loro approvazione, per ricevere il parere dei cittadini;
- Eliminazione dei privilegi per i parlamentari, es. pensione dopo 2 anni e mezzo di mandato;
Idee che non possono essere non condivise in questa condizione di crisi nella quale ci troviamo.

La prossima volta, la seconda "STELLA" ----> l'ENERGIA.