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mercoledì 12 novembre 2014

EURO - CRISI ITALIANA - SI POTREBBE NON PAGARE IL DEBITO?

Salve gentili lettori!

In questo articolo, che sarà strettamente legato a quelli precedenti, continuerò a trattare quello che ormai si è nuovamente trasformato nel mio personalissimo tema caldo del momento, ovvero l'Euro e le tematiche correlate.
Molto semplicemente, vorrei provare a dare una risposta ad una specifica domanda, che tutti, almeno una volta nella vita, si sono posti arrivando a parlare delle difficoltà dello Stato.
L'argomento è chiaro, ed è il debito pubblico.

Puntualizzazioni doverose sul legame debito pubblico - crisi economica.

Esso, con la crisi dell'Euro, centra solo fino a un certo punto, perché il debito che bisognerebbe tenere in considerazione sulla tematica eurista non è quello pubblico, ben si quello privato.
Il debito privato ( quello di apparati finanziari privati, famiglie ed imprese ) successivamente, rischia di tramutarsi in un ampliamento del debito pubblico, esclusivamente perché lo Stato, una volta verificato che il sistema privato stia per saltare per aria, si impietosisce e corre salva le banche private per non far saltare per aria l'intero sistema.
Questo sistema dell'ampliamento del debito pubblico, dovuto al salvataggio delle banche private, e quindi del capitale del sistema privato di uno Stato, mi sta benissimo, e ci mancherebbe. Pensateci, all'interno del settore privato ci sono capitali ( e quindi risparmi ) delle famiglie, faticosamente accantonati nel tempo. Tuttavia, quello che non mi sta per niente bene, è la consuetudine, ormai consolidata, di salvare le banche private con ingenti finanziamenti pubblici, lasciando il loro impianto comunque privato.

A dimostrazione di questo, ci sono i grafici del debito pubblico, che dimostrano che il nostro debito pubblico stesse scendendo prima della crisi scattata negli USA, ed arrivata in UE nel 2008. Esso ha rincominciato a salire per i soldi che lo Stato a dovuto inserire nel circuito del sistema privato, per rallentare la sua caduta, che ormai è inesorabile.

Ecco, notate come dal 2008, ma specialmente nel 2009, il debito pubblico cominci una salita vertiginosa, che oggi ci ha portato a toccare il 136% di rapporto DEFICIT/PIL. Questo perché lo Stato ha dovuto immettere liquidità nel sistema attraverso i processi prima citati. E questo successe anche in Irlanda, in Spagna ( dove il debito pubblico stava precipitando ), in Portogallo ed in Grecia dove scese in maniera lieve perché la situazione era ormai drammatica. L'aspetto carino, è che il debito privato di questi paesi, stava in tutti i casi citati salendo a dismisura. Quindi il problema non poteva essere il debito pubblico, altrimenti saremmo saltati in aria noi, non gli spagnoli e gli irlandesi.

Dopo questa introduzione doverosa, che voleva rendere chiara la mia posizione sul legame debito ( pubblico e privato ) con la crisi economica in atto, passiamo al succo dell'articolo, ovvero alla domanda classica al quale vorrei dare una risposta. Eccola:

- MA SI POTREBBE NON PAGARE IL DEBITO?

Rispondere a questo interrogativo non lo ritengo poi così difficoltoso. E vi spiego pure il perché. 
Trovandoci all'interno di un sistema capitalistico, che ha come caposaldo che gli permette di reggersi in piedi la possibilità di accedere a capitali non propri per renderli produttivi, contraendo quindi del debito ( che non è cattivo di per se ) il fallimento del mercato è un dato di fatto.
Quando uno Stato ( come una qualsiasi altra impresa ), contrae del debito, dall'altra parte ci sarà, senza ombra di dubbio, un creditore che ha messo a disposizione del capitale. E fin qui il ragionamento è tutto molto semplice. Ora, chiaramente, qualsiasi creditore, non metterà a disposizione il suo capitale gratis, ma lo farà per accumulare una rendita. La rendita da capitale è l'interesse che il debitore deve versare al creditore, oltre il capitale prestato. Insomma, molto semplicemente, l'interesse è il costo del denaro, la remunerazione del creditore.
Il tasso d'interesse sul capitale prestato, andrà di pari passo col rischio che il creditore si assume. Più alto è il tasso d'interesse, più alta sarà la rendita del capitale prestato ma, dall'altra parte, più alta sarà pure la possibilità d'insolvenza da parte del debitore.
Questo è " l'armonico " gioco capitalista.
Quindi la risposta al quesito precedente, date tutte queste informazione è, chiaramente, SI!! il debito si potrebbe non pagare.

Questo significherebbe, per l'Italia andare in default, e lasciare a mani asciutte i creditori. Fa parte del gioco, più alto è il rendimento di un investimento, più alto sarà anche il rischio dello stesso.
I nostri creditori non sono mica stupidi però, attenzione! 
Vi ricordate il periodo dove non si parlava altro che di SPREAD! SPREAD da tutte le parti. Esso è il differenziale di rendimento tra titoli di Stato, ( es. tra un titolo di debito dell'Italia, ed un titolo di debito della Germania ), anche qui, più alto è lo spread tra i due, più rischioso sarà andare ad investire su chi ha il valore più alto, ma dall'altra parte, sarà anche molto più redditizio prendersi il rischio.
Se il titolo di Stato tedesco è un bene rifugio, che offre un rendimento quasi pari a zero, quello italiano, specialmente nel periodo dove lo spread nasceva pure negli alberi ( parlo della fine del governo Berlusconi, l'inizio del governo Monti, fino ad arrivare all'inizio del governo Letta ) offriva un rendimento piuttosto allettante nei titoli a 10 anni. Il tasso d'interesse maggiorato, in questo sistema, è semplicemente il pagamento anticipato dell'uscita dall'Euro dell'Italia.
Mi spiego meglio. Anche se domani, magicamente, l'Italia dovesse uscire dall'Euro, i tassi d'interesse altissimi a cui è lo Stato ha dovuto piazzare i suoi titoli, dovremmo vederli come il dazio che stiamo pagando agli investitori esteri per la nostra uscita dal sistema.

Peccato che si continui a stare dentro questo sistema ed, oltre ad aver pagato negli anni passati, un tasso d'interesse maggiore per rendere allettanti i rendimenti dei nostri titoli, non stiamo traendo neppure i vantaggi economici che ci porterebbe un'uscita con svalutazione del cambio rispetto all'Euro ( parlo di maggiori esportazioni dovute alla convenienza del nostro cambio per gli importatori esteri e, dall'altra parte, una ripresa dei consumi di prodotti italiani, dovuti ad un aumento del prezzo dei prodotti valutati in monete che subirebbero una rivalutazione rispetto alla nostra " nuova Lira " ).
La teoria che se dichiarassimo default i vecchi creditori non verrebbero più ad investire in Italia secondo me non sta su. Gli Stati che producono le loro merci hanno interesse a non perdere un mercato importante come l'Italia, quindi continuerebbero i rapporti di scambio con noi, specialmente se ci riprendessimo la nostra sovranità monetaria. Uno Stato padrone della propria moneta, è uno Stato solvente al 100%

Oggi lo spread tra BUND tedeschi e BTP italiani è pari ad un differenziale di 152 punti, centesimo più, centesimo meno. Ormai la speculazione ha fatto pagare all'Italia il " dazio " d'uscita...

Spero di essere stato chiaro. Alla prossima! 




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