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venerdì 7 novembre 2014

GOLD STANDARD, BRETTON WOODS E SME, I PRECURSORI DELL'EURO

Salve gentili lettori!

Proseguiamo l'ormai famigerato percorso di ragionamento sul tema Euro, andando a fare una passeggiata storica riguardante le unioni monetarie verificatesi nel tempo.
Chiaramente, prenderò in considerazione solamente le unioni monetarie, che abbiano interessato l'Europa, anche se in coesistenza con altri continenti.
Vedrete che, una volta arrivati a ragionare sul famigerato SME ( per chi si occupa di fare divulgazioni pro moneta sovrana ), vi sembrerà di rivivere una situazione doppia, riguardante sia il passato e sia il presente.
Effettivamente, durante l'ultimo secolo, le unioni monetarie, implicite ed esplicite, che hanno legato il cambio tra vari Stati, si sono riproposte in modo continuativo, con intervalli temporali di ristrutturazione, dovuti ai grossi fallimenti dei tentativi precedenti.

Partiamo, buona lettura!

Partendo dal primo tentativo di unione monetaria, possiamo citare il sistema del Gold Standard, che interessò vari Stati mondiali, tra cui USA, Italia, Gran Bretagna, Germania, e molti altri.
Questo sistema nacque e partì nella seconda metà del 1800. Per essere più precisi, esso cominciò partire dal 1871, con l'adesione della Germania, e poi negli anni appena successivi, di Stati cardine come Italia, Francia, Spagna, Russia, Giappone, per terminare con l'ingresso statunitense nel 1900.
Le monete principali di questo sistema di cambi fissi erano rappresentate dal Dollaro USA, dalla Sterlina britannica, dalla Lira italiana, dal Franco francese ed il Marco tedesco.

Attraverso l'adozione del Gold Standard, si riuscì a fissare i cambi, che furono così strettamente correlati all'oro. In questo modo, la fluttuazione sul mercato del cambio, e quindi la rivalutazione o la svalutazione della stessa in base all'andamento della domanda e dell'offerta di beni derivanti dall'apprezzamento di prodotti di un determinato Stato, fu accantonata.

Tuttavia, l'adozione del Gold Standard, portò ad obblighi sulle politiche economiche, che oggi, per i cittadini degli Stati europei aventi come moneta vigente l'Euro, sembreranno pane quotidiano. Sostanzialmente, correlato al sistema del cambio fissato in base all'oro, vi era una politica economica per non permetteva l'espansione, in quanto essa risultava controllata dal valore dell'inflazione interna. Mi spiego meglio; qualora in uno Stato aderente al Gold Standard, si fosse verificata una crescita economica, questa sarebbe dovuta essere accompagnata da una proporzionale deflazione ( proprio come le politiche economiche tedesche attuali ). Le conseguenze di queste politiche restrittive, portarono recessioni gravissime. Un esempio calzante, fu quello britannico nel 18° secolo, dove nell'arco di un secolo, il valore dei beni espresso in oro, si dimezzò. Tutto questo, tuttavia, rimase in una situazione di controllo, in quanto, in quel periodo storico, la Gran Bretagna risultava essere una super potenza mondiale.
Il sistema collassò all'inizio della Prima guerra mondiale, nel 1914, dove tutti gli Stati, ad eccezione degli USA, decisero di staccarsi da questo vincolo fortissimo con l'oro, per abbracciare un sistema meno vincolante, che permise di rendere convertibile in oro, solamente il denaro circolante. Una volta terminata la Prima guerra mondiale, in Germania, conseguentemente alla sconfitta subita ed ai patti di Versailles ( essa si impegnò a pagare i debiti di guerra ), si sviluppò una fortissima crisi, con correlata recessione ed aumento del debito pubblico.
A far saltare in aria definitivamente il Gold Standard, ci pensò l'arrivo della grande depressione del 1929, dove tutti gli Stati, a differenza degli USA, si staccarono dalla convertibilità del cambio in oro.

Dopo l'abbandono del sistema aureo da parte degli USA, nel 1944, attraverso la conferenza di Bretton Woods, gli Stati aderenti, nonostante l'esperienza passata del Gold Standard, ci ricascarono nuovamente, accordandosi su una nuova politica monetaria tale da stabilizzare i cambi.

Sostanzialmente, gli accordi presi in questa conferenza, portarono gli Stati aderenti a stabilizzare tra loro i cambi, fissando il loro valore, a quello fluttuante del Dollaro USA ( rendendo convertibile l'oro a 35$ per oncia d'oro), e permettendo ai vari cambi nazionali degli Stati aderenti, esclusivamente delle variazioni minime del proprio cambio fissato rispetto al Dollaro. All'interno di questo accordo più complesso, fu istituito anche l'ormai famigerato Fondo Monetario Internazionale, con il compito di vigilare sulla stabilità dei cambi fissati. 
Politiche di svalutazione monetaria del cambio nazionale, erano permesse solo attraverso precisa indicazione del FMI, ma essa doveva essere strettamente correlata a dei problemi strutturali dell'economia dello Stato richiedente.
Tuttavia, come ogni unione monetaria, o allineamento di cambi fissi tentati nella storia, anche il sistema di Bretton Woods deragliò nel 1971. Immediatamente dopo questa decisione, il Dollaro cominciò a svalutare, e le monete nazionali ripresero a fluttuare nel mercato in base alla legge classica della domanda e dell'offerta di beni e servizi di un determinato Stato, che porta a rivalutare o svalutare la moneta sovrana.

Ed eccoci arrivati, finalmente, a quello che possiamo definire senza paure " il padre dell'Euro ", lo SME. Tale sistema, è l'acronimo di " Sistema Monetario Europeo " e, come i due precedentemente citati, si basava su un sistema di cambi fissi tra monete statali. Esso era molto simile al sistema di Bretton Woods, ma questa volta il cambio, anziché essere fissato su una moneta realmente esistente come successe col Dollaro USA nell'occasione precedente, fu fissato su una moneta fittizia, ovvero l'ECU, il cui valore fluttuava sul mercato. Essa era un moneta di conto, il cui valore fu tratto attraverso una media del valore dei cambi nazionali degli Stati aderenti allo SME
Lo SME entrò in vigore il 13 marzo 1979, e fu sottoscritto da tutti gli Stati aderenti all'UE, ad eccezione della Gran Bretagna, che vi aderì solamente nel 1990.
Anche qui, in caso di eccessiva rivalutazione o svalutazione del cambio rispetto all'ECU, il governo nazionale dello Stato in questione, era obbligato ad attuare le politiche monetarie tali da riallineare il cambio nazionale agli standard imposti in partenza.
Anche in questo caso, i politici dell'epoca, i grandi industriali, ed i giornalisti che appoggiavano il regime, spingevano per forti tagli alla spesa pubblica, prelievi sulle pensioni, e sentite un po' il mago Mario Monti, proponeva un'ideuzza niente male: alzare le aliquote sui prelievi IRPEF!
Insomma, uscire dallo SME e svalutare il nostro cambio, veniva visto come una possibilità che avrebbe reso l'Italia una società incompetente e poi tutto questo avrebbe alzato i tassi d'interesse e quello dell'inflazione alle stelle ( ricordate la fantomatica spesa con la carriola che vanno spifferando i maghi nei talk?? Ecco, stessa frittata detta in tutte le salse ).
Tuttavia, il 13 settembre del 1992, l'Italia fu costretta, dopo aver buttato un sacco di valuta per cercare di resistere alle speculazioni provenienti dagli USA, ad uscire dallo SME, alla quale si allineò anche la Francia, vittima come l'Italia della speculazione.
Il sistema SME, collassò nel 1994, due anni dopo l'uscita di Italia, Francia e Gran Bretagna.

In realtà, in base a questo grafico, che ci parla di bilance commerciali tra Italia e Germania nel periodo dello SME e, successivamente, nel periodo di preparazione all'allineamento dei cambi ( che arrivò nel 1998 ) per l'ingresso nell'Euro, l'Italia si dimostra molto più forte della Germania.

Inoltre, si può notare come, appena uscita dallo SME, l'Italia, in pochi mesi, riprese a crescere, mantenendo una supremazia stabile sui tedeschi fino al 1997. Dal 1998 in poi ( con i cambi già fissati ), il calo della nostra leadership è graduale, ma netto, per poi evaporare nel 2002 ( guarda caso  l'anno dell'ingresso nell'Euro).

Ps. Purtroppo, i dati dopo il 2010 sono da lacrime agli occhi, meglio far finta di nulla, e lavorare per tornare ad ottenere la nostra moneta sovrana, che ci permetta politiche espansive ed il controllo del debito pubblico, senza tuttavia dimenticarci di porre delle protezioni ai capitali ed ai salari reali, perché l'inflazione, come spiegherò in un articolo successivo, se pur limitata, credo si presenterà ( non si parla di carriole, è tutta una montatura stile Monti 1992 ). Si parla di percentuali limitate, come ci raccontano i dati storici riguardo scissioni di unioni monetarie riguardanti Stati relativamente forti come l'Italia.

Alla prossima!

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