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mercoledì 31 dicembre 2014

LA CANDIDATURA DI ROMA ALLE OLIMPIADI 2024 - PROPONGO DELLE DISCIPLINE SPECIALI...

Salve gentili lettori.

Data la candidatura di Roma, alle olimpiadi 2024, annunciata in pompa magna dal Renzino, vorrei scrivere un articolo sotto forma satirica, per scherzarci un po' su. 
E' stato un gran colpo da parte di Renzi, quello di candidare Roma come sede olimpica, dopo che, esclusivamente nel 2014, quindi durante il suo mandato, in Italia, si sono succeduti scandali come l'EXPO', il MOSE ed, ultimo, MAFIACAPITALE.

Ormai, dobbiamo limitarci a scherzarci sopra, perché abbiamo superato il limite del normale, per entrare nel livello paranormale.
Se la politica del governo Renzi, del PD, di Forza Italia, si chiamasse ancora POLITICA, io potrei dire che esistono gli extraterrestri esclusivamente perché guardo STAR WARS.
Ed allora, ridiamoci su.




Mi è piaciuta molto l'idea di pensare a nuove discipline, da inserire nella rassegna olimpica di Roma 2024. Dopo un po' di riflessione, sono emerse le seguenti discipline...


  1. Atletica - Acchiappa la tangente;
  2. Atletica - Il lancio della tangente;
  3. Atletica - Il salto dell'asta;
  4. Atletica - 100.000€ piani,
  5. Atletica - Staffetta: paga il " testimone ";
  6. Atletica - Il lancio del cartello;
  7. Atletica - Corsa all'appalto;
  8. Atletica - Salto in alto, gonfia il prezzo dell'appalto;
  9. Atletica - Maratona, L'espatrio dei condannati;



  1. Nuoto - Staffetta, 4X200.000€ stile libero;
  2. Nuoto - Nu(V)oto sincronizzato;
  3. Apnea - Assetto variabile, nascondi il malloppo;
  4. Tuffi - Difesa al processo, Triplo salto mortale e mezzo, ritornato carpiato;










1.  Equitazione - Scavalca la normativa; 
2.  Scherma - Spada, pugnala i conti pubblici;
3.  Sollevamento pesi - Trasporta i libri neri;
4.  Ginnastica artistica - Bacia gli " Anelli ";
5.  Ginnastica artistica - Dietro la " Sbarra "
6.  Canoa Slalom - Evita l'arresto;
7.  Basket - Cestina l'avviso di garanzia;
8.  Ciclismo - Inseguimento a squadre
9.  Canottaggio - Fuga dalla frontiera;


Altre discipline potrebbero essere... :

  1. Guardie e ladri;
  2. Aggiungi un posto a tavola;
  3. Gonfia il prezzo dell'opera pubblica;
  4. Corrompi e vinci.


Come ultima chicca, mi sarebbe piaciuto inserire la disciplina sportiva di Harry Potter!!! il Quiddich...e non ditemi che non sarebbe interessante...

Quiddich - Falsifica il boccino d'oro!! 






Passando al medagliere, viste le nuove discipline introdotte, lascio a voi la facile intuizione!! credo che, nella situazione odierna, riusciremmo a difenderci bene... .



Io sono un grandissimo amante delle Olimpiadi. Credo che sia una manifestazione bellissima, che riesce ad aggregare civiltà differenti, che vada a far riaffiorare in noi, quel sano senso d'appartenenza ad una nazione, ad una cultura. Mi piacerebbe tantissimo avere, un giorno, la possibilità di vivere da spettatore la manifestazione olimpica organizzata in Italia.
Ma non è questo il momento di pensare a questa possibilità. 
L'Italia odierna, e del recente passato, è un paese in recessione perenne, che ad ottobre 2014 ha toccato il record storico di disoccupazione attestandosi sul 13,2%. E' un paese dove gli scandali di corruzione si ripetono e paiono non avere fine (3 solo nel 2014!!).
Lanciare la candidatura di Roma, sa molto di invito ad un nuovo, sostanzioso, magna magna.
Quindi, caro Renzi, non è questo il momento giusto!! pensa a far risollevare il paese economicamente, visto che già da un anno sei al governo...ed oltre alle promesse, abbiamo visto ben poco. Pensa a far riprendere al Parlamento un potere centrale di discussione sulle proposte migliorative del nostro assetto politico e sociale, liberandolo da quel cappio della questione di fiducia (ben 32 durante il tuo mandato....o forse, quando starete leggendo l'articolo, ancora di più). 
Solo dopo aver ripreso la credibilità che all'Italia spetta, potremmo pensare a cose belle, ma di contorno.

Alla prossima!!


martedì 30 dicembre 2014

GOVERNO RENZI - PATOLOGIA CRONICA, LA FIDUCITE

Salve gentili lettori.

In questo articolo, vorrei soffermarmi nell'argomentare su una strana patologia, che viola le regole costituzionali, ed ormai pare affligga il governo Renzi, dall'inizio dell'esecutivo, nel febbraio 2014.
Questa patologia, è ormai stata ribattezzata come fiducite, anche se, la maggioranza dei quotidiani, pare essersi fatta scappare le avvisaglie di questa malattia, che ormai sta diventando cronica. 
Farò parlare i dati, anche se ho paura che, nel momento stesso in cui deciderò di pubblicare il mio articolo, Renzi avrà alzato ancora di più asticella... . Speriamo in bene!!
Buona lettura.

Con la discussione della legge di stabilità 2015, ormai, le questioni di fiducia, poste dal governo Renzi, sono salite a 32. Un record mai toccato prima dai precedenti esecutivi, proprio come il tasso di disoccupazione toccato ad ottobre 2014, arrivato a soglie mai viste, neppure nel 1929, ed attestatosi su un imbarazzante 13,2%!
Si sa, Renzi ama i record, e si sta preparando a portare le Olimpiadi del 2024 a Roma. Serve dar dimostrazione di non porsi limiti a record storici, per vincere questa battaglia durissima (e servirà pure una nuova accisa olimpica sulla benzina!!). Record su record.

E' facile divagare su nuovi aspetti, quando si cerca di argomentare sul governo Renzi, ma concentriamoci sul tema dell'articolo.

Da quando il governo Renzi si è insediato, in data 22 febbraio 2014, le fiducie richieste al Parlamento sono state ben 32, tra Camera dei Deputati e Senato della Repubblica.
Per comprendere la portata gigante di questi dati, dovremo appoggiarci ai numeri dei precedenti governi, e confrontarli successivamente con quelli attuali del Governo Renzi.

Dal 22 febbraio 2014 ad oggi, sono state approvate 55 leggi, con una percentuale di richieste di questioni di fiducia su tali norme che arriva al 53%
Sostanzialmente, più della metà delle leggi approvate, porta con se la stampella rassicurante della questione di fiducia.

Ma sappiamo cosa sia la " questione di fiducia "?

La questione di fiducia, è uno strumento in mano al governo, che può utilizzarlo per far comprendere al Parlamento l'importanza che è attribuita ad una specifica norma, e quanto sia fondamentale l'approvazione di essa. Sostanzialmente, la questione di fiducia, consiste nel mettere al vaglio del Parlamento, la resistenza del governo, che si basa sull'approvazione della norma specifica che si vuol far approvare. O la specifica Camera, vota a maggioranza l'approvazione della norma in gioco, oppure salta il governo, col rischio di dover sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni politiche.
Essa, quindi, funge da minaccia ai parlamentari che sostengono la maggioranza, che, in caso di caduta del governo, rischierebbero di perdere la poltrona.
La richiesta di questioni di fiducia, per questo motivo, dev'essere limitata a motivazioni strettamente straordinarie, e di legittima urgenza. Questa, è la funzione della " questione di fiducia ".

Se andassimo a togliere dal numero di norme approvate, tutte quelle derivanti da trattati comunitari o internazionali, e ci limitassimo solamente a norme nazionali, il tasso di leggi approvate grazie all'uso dello strumento della " questione di fiducia ", andrebbe oltre il 75%.

Un tasso percentuale spaventoso, se confrontato con i governi precedenti. Guardate il grafico.


Si parte dal governo Prodi I, con un tasso del 9,07%, per arrivare ai livelli irrisori dei governi D'Alema I, II e Amato II.

Con i Governi Berlusconi II, III cominciò a salire il livello di "fiducite" governativa, per impennarsi col governo Prodi II.

Con il governo Berlusconi IV tornò a livelli accettabili, ma con Monti e Letta riprese quota.

Il governo Renzi, invece, ha utilizzato in modo spropositato questo strumento, addirittura più del governo Monti, che, essendo un governo tecnico, tirato in ballo per misure veloci prima delle elezioni 2013, poteva essere giustificato nel suo comportamento.

La paura di tutti, è quella che questa " fiducite cronica ", andrà peggiorando nei prossimi mesi, date le prossime misure da approvare, come LEGGE DI STABILITA', JOBS ACT, RIFORME COSTITUZIONALI ed ITALICUM.

Come svuotare il Parlamento della propria funzione legislativa?? La risposta l'ha data Renzi... .

Alla prossima!

lunedì 29 dicembre 2014

IL JOBS ACT, NUDO E CRUDO.

Salve gentili lettori.

In questo articolo, tornerò nuovamente a parlare di lavoro. Esso sarà uno dei temi caldi, una volta giunti alla ripresa dei lavori parlamentari, quindi dovremo farci trovare pronti, avendo una piccola base di partenza per capire lo sviluppo. Lo Stato siamo noi, i diritti, le leggi italiane servono a far funzionare la società italiana, quindi non possiamo più delegare, ma dobbiamo informarci e condividere le informazioni.
Nello specifico, all'interno dell'articolo, andrò a soffermarmi sulla riforma del mercato del lavoro del
governo Renzi, il cosiddetto "JOBS ACT".

Le conseguenze per la collettività, di questa riforma che Renzi ha definito " Copernicana ", saranno molto pesanti per i lavoratori, ed ora proverò ad elencarne alcune in sequenza. Spero che l'articolo risulti di semplice comprensione. Buona lettura.

La riforma del mercato del lavoro che sta ormai per sbarcare in Italia, è una riforma che è stata già portata in Grecia, ed i risultati li abbiamo visti tutti. Molto semplicemente, le strade per fermare la crisi, sono due: o si svaluta la moneta, recuperando competitività nelle esportazioni, perdendo un po' di potere d'acquisto verso gli Stati aventi una moneta più forte, ma senza che questo crei problemi nel mercato interno per l'acquisto di beni prodotti all'interno dello Stato d'appartenenza; oppure, come seconda strada, c'è la svalutazione del salario, questa è la strada presa attraverso il jobs act, visto che con l'Euro, l'Italia non può svalutare la propria moneta, per il semplice motivo che non è sua.

Attraverso la svalutazione del salario, si abbasseranno i salari (credo di una forchetta che va dal 30 al 40-45%), facendo scendere i costi di produzione per le imprese, che potrebbero così tornare competitive, riuscendo ad abbassare i prezzi dei beni, grazie ai minori costi di produzione da sostenere. 
Il giochino purtroppo, andrà a stendere tutte quelle famiglie di lavoratori dipendenti, che avevano acceso un mutuo per l'acquisto di una casa. Il motivo è semplice. Se nel 2003, una famiglia aveva acceso un mutuo trentennale del valore di 150 mila Euro, per l'acquisto di un immobile, ed ora, nel 2015 il salario svaluta di 1/3 o più, rispetto al 2003, il mutuo rimarrà comunque di 150 mila Euro, mentre il salario avrà subito un calo. Questo significa che, rispetto al nostro potere di spesa, il mutuo subirà una rivalutazione di 1/3 o più.
Uscendo dall'Euro, e svalutando la moneta, questo non succederebbe, perché tantissimi mutui accesi sono indicizzati all'Euribor (tasso d'interesse medio, calcolato tra le principali banche europee), e poi, i debiti, in base al Codice civile italiano, articolo 1278, si pagano in moneta avente corso legale nello Stato, al momento del pagamento. E' chiaro che ci sarà una svalutazione in atto, ed a rimetterci sarebbe il creditore, non il debitore. A questo, dovrebbe sommarsi una lieve inflazione che ridurrà il valore reale del mutuo da rimborsare.
Nonostante la svalutazione del salario che avverrà, però, questo non cambierà assolutamente nulla all'interno della nostra economia in crisi.

Un altro punto importante, dopo la svalutazione del salario, è la precarizzazione del mercato del lavoro. Il JOBS ACT nasce anche per questo. Lo sappiamo tutti, le crisi nascono, si sviluppano ed hanno il loro apice, nel momento in cui i lavoratori, pur di avere un posto di lavoro e continuare a sopravvivere, decidono di piegarsi e sottostare alla perdita di diritti che sembravano ormai acquisiti e sacrosanti. La funzione della crisi economica è proprio questa.
All'interno del disegno del JOBS ACT non rimarranno in vita tutta quella serie di contratti precari, e quindi, a tempo determinato (parlo dei contratti co.co.co, co.co.pro. ecc...) semplicemente perché non serviranno, in quanto purtroppo, non vi sarà più alcun contratto "a tempo indeterminato". In contratti a tempo indeterminato, verranno sostituiti dal tanto pubblicizzato "contratto a tutele crescenti". 
Sono sincero, sono molto impaurito da questo tipo di contratto. Esso è un contratto che terrà sotto continuo scacco e ricatto il lavoratore dipendente, privandolo di ogni sicurezza materiale, di qualsiasi visione sul futuro. 
Questo contratto, posso raccontarlo con una lunga corda, sospesa in aria e legata a due estremità lontanissime. Si parte senza avere neppure una prospettiva sul prossimo passo che si farà. Si potrebbe cadere in qualsiasi momento, e, se miracolosamente si dovesse riuscire ad arrivare all'estremità opposta del filo dopo 9 lunghissimi anni, senza essere spinti giù all'ultimo istante, dal datore di lavoro che ci sta aspettando al traguardo, allora cominceremo ad avere sollievo. Un miracolo, anzi, un miraggio d'un oasi inesistente.
E se al datore di lavoro non dovessimo più servire, ecco che potrà farci fuori con un indennizzo monetario, variabile dai 2 ai 18 mesi lavorativi. Accettando l'assegno d'indennizzo, il lavoratore dipendente, rinuncerà automaticamente al proprio lavoro, non avendo più diritto all'impugnazione del licenziamento.

Ma non finisce qui. Anche per gli imprenditori il gioco si fa ancora più complicato. Dipende sempre da che lato si sta osservando la moneta. Se per il lavoratore dipendente non esisteranno tutele, dall'altra parte, per l'imprenditore, cominceranno periodi ancora più difficili per tenere su la tanto amata baracca. I contributi previdenziali, per gli imprenditori aventi la possibilità di usufruire del cosiddetto "regime dei minimi" saliranno in questo modo:
- L'aliquota IRPEF salirà dal 5 al 15%;
- I contributi INPS saliranno dal 27% al 33%;
- La soglia d'ingresso nel regime verrà invece dimezzata, da 30 mila a 15 mila €.

Andando a toccare il tema delle ASPI, invece, scopriamo una nuova fregatura. Occhio.
E' vero, che il periodo di "somministrazione" salirà di 6 mesi, passando dai 12 attuali, a 18. Ma è pur vero che saranno d'importo inferiore. Semplicemente si sta andando a spalmare una stessa somma (e sono positivo), in un periodo più lungo.

La completa libertà di licenziamento che si andrà ad introdurre all'interno del mercato del lavoro in Italia, si scontrerà con la mancanza di lavoro. Se in un mercato del lavoro con poche tutele, ma con una facilità estrema nel reperire una nuova occupazione, questo potrebbe essere sopportato, nella nostra situazione, invece, questo non può essere sopportato.
A noi giovani, si sta togliendo completamente la libertà di progettare una vita, di avere visione verso il futuro, di progettare una vita di coppia con una propria casa, di progettare la formazione di una famiglia.
Quale banca, presentandosi, nel migliore dei casi, con un "contratto a tutele crescenti", darebbe il benestare per l'accensione di un mutuo? Nessuna, ma questo è chiarissimo, e su questo il funzionario di banca non avrebbe nessuna colpa. Anch'io, al posto del funzionario di banca, non darei mai il via libera per l'accensione di un mutuo ad una persona in queste condizioni. Semplicemente perché non ci sarebbe nessuna base sulla quale poggiarsi per progettare una restituzione della somma più facilitata e sicura possibile.

Vi regalo un'ultima sorpresa.

Per un insieme di nuove assunzioni in azienda, tali da portare l'organico aziendale a un numero minimo di 15 persone (tra nuovi assunti e persone già precedentemente sotto contratto), verrà applicato questo bel regalino:
- Ai nuovi assunti un bel contratto " a tutele crescenti ";
- Ai vecchi dipendenti aziendali....pure!

Ed ora tornate in banca per chiedere un mutuo, la risposta tanto la sapete già in anticipo, a meno che un tizio del governo non si impegni in nome e per conto vostro....fidatevi!

Ultimissima riflessione. Il jobs act in Grecia è stato applicato anche agli statali, e credo che alla fine succederà anche in Italia, in modo moderato, i voti sono pur sempre voti.
Io sono contro questa idea. Si deve innalzare il livello di tutele di chi non le ha, non abbassare quelle di chi le ha, che senso avrebbe ripartire tutti da zero?
Qui, con lo svuotamento dell'articolo 18 della legge 300 del 1970, si è arrivati ad un limite che solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile

E' l'Italia della " rivoluzione copernicana "....di Renzi!

Alla prossima!



sabato 27 dicembre 2014

RIFORME COSTITUZIONALI - VOGLIONO MODIFICARE L'ARTICOLO 78 PER FACILITARE L'INGRESSO IN GUERRA!

Salve gentili lettori!

In questo articolo, vorrei soffermarmi su una riforma costituzionale che sta portando avanti il governo Renzi, attraverso un disegno di legge in discussione in Commissione riforme costituzionali, volto all'approvazione di un pacchetto di riforme, che andranno a toccare specialmente il titolo V della carta costituzionale.

Sappiamo bene che, il governo Renzi, ha in progetto il superamento del bicameralismo perfetto, attraverso la modifica della composizione del Senato della Repubblica, e dei poteri ad esso attribuiti. 
Secondo questa modifica, infatti, il Senato della Repubblica non avrà più poteri parificati alla Camera dei Deputati, perché non sarà più eletta dai cittadini, ma sarà composta da senatori aventi ruoli in Comuni e Regioni. Non avrà più alcun potere di modificare le deliberazioni provenienti dalla Camera dei Deputati.
Il MoVimento 5 stelle non è d'accordo con questa proposta, perché è una via di mezzo, che non serve a nulla. Si vuole rendere più veloce l'iter procedurale per approvare più velocemente le proposte di legge? Allora si abolisce completamente il Senato della Repubblica (presentammo questa proposta subito dopo che il governo Renzi depositò il disegno di legge in questione, al fine di provocare reazioni).
In realtà il problema non è il bicameralismo perfetto, ma l'inefficienza del governo, che martella il Parlamento con fiumi di decreti legge e questioni di fiducia, svuotando il potere legislativo del Parlamento.
Il governo Renzi parla di un gran risparmio di ben 500 milioni di Euro. Questo perché non verranno pagati gli stipendi ai componenti dell'aula, ma in cambio, verrà offerta l'immunità, una proposta piuttosto allettante visti gli scandali degli ultimi anni.
In realtà, come verificato dallo stesso questore del Senato, il risparmio derivato dal superamento del bicameralismo perfetto, sarebbe pari a 42 milioni di Euro (esattamente la stessa somma, derivata dai rimborsi elettorali, che rifiutò il Movimento 5 stelle dopo le elezioni 2013). Un gesto etico per un movimento di cittadini, ma una somma assai irrisoria per considerare la possibilità di buttare all'aria il bicameralismo perfetto. Questo dovrebbe far riflettere sui progetti futuri, che di democratico mi pare abbiano solo l'involucro.

Della riforma del Senato parlerò approfonditamente in un altro articolo, ora veniamo al dunque.

All'articolo 17 del disegno di legge presentato dal governo, contenente il pacchetto di riforme costituzionali, si legge questo testo.

L'art. 78 della Costituzione è sostituito dal seguente:
" La Camera dei Deputati delibera lo stato di guerra e conferisce al governo i poteri necessari ".

Ora leggiamo l'attuale articolo 78 della Costituzione:
" Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al governo i poteri necessari ".




La modifica che sarebbe apportata all'articolo 78 è sostanziale, ed è strettamente legata, come dicevo prima, al superamento del bicameralismo perfetto.
L'articolo 78 attualmente vigente, obbliga il governo a passare dall'approvazione di ambe due le
Camere, per ottenere i poteri di entrare in guerra. Questa è una tutela verso i cittadini, perché un governo non avente una maggioranza solida in una delle due camere, difficilmente riuscirebbe a far entrare in guerra lo Stato.
Con la modifica proposta dal governo Renzi, invece, basterà passare dalla Camera dei Deputati, dove tra l'altro il suo governo gode di una grandissima maggioranza, per ottenere i poteri sopracitati.

Ora chiediamoci se davvero sia un bene liberarci della tutela del bicameralismo perfetto per una maggiore scorrevolezza dell'iter legislativo. Ricordiamoci che, quando i parlamentari vogliono ottenere qualcosa, ci riescono in brevissimo tempo, nonostante il bicameralismo perfetto. Ricordate il Lodo Alfano?? Verificate!

In tutti gli Stati Europei aventi bicameralismo perfetto, tranne la Polonia mi pare, c'è un obbligatorio passaggio in ambe due le Camere per attribuire al governo i poteri soggetti all'ingresso in guerra.

Per esempio, in Spagna, secondo l'art 63 comma 3 della Costituzione, il Re deve ottenere l'approvazione della Cortes (e quindi di ambe due le Camere), prima di poter entrare in guerra. Esse si riuniscono in seduta congiunta, come scritto nell'art. 74.

Ecco l'articolo 11 della nostra Costituzione:

" L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. "

In base a quest'articolo, l'Italia non dovrebbe già di per se entrare in guerra, perché è contro la Costituzione. Si chiamino esse guerre o, più comodamente, missioni di pace. Vi sono alcune occasioni dove le missioni di pace servono davvero, ma ne abbiamo visto tante altre dove, sotto il concetto di missione di pace, vi era altro.

Se a questo aggiungiamo che il governo ha dato via libera in legge di stabilità, ad un progetto decennale per l'acquisto di mezzi blindati 8x8 "Freccia", che costeranno alla collettività 2 miliardi e 650 milioni di Euro, capite che, il dubbio che tutte queste cose abbiano un nesso logico tra di loro, purtroppo, possa arrivare.

Alla prossima!






venerdì 26 dicembre 2014

TAGLI SU TAGLI AI SERVIZI....E POI, LA SORPRESINA SUGLI ARMAMENTI.

Salve gentili lettori.

Questo articolo, lo vorrei dedicare ad un'informazione che ho trovato solamente pochi giorni fa, e vorrei condividerla con tutti voi, dato che, purtroppo, ancora una volta, dai tg non ho sentito volare nemmeno una mosca su questo tema.

In quest'anno di governo Renzi, ne abbiamo viste davvero tante, annunci spot, tante slide, miracoli televisivi, continue provocazioni verso i parlamentari del m5s, per poi accorgerci che, dietro la propaganda, non vi era quasi sempre, neppure un disegno di legge o un decreto depositato dal governo.

Siamo in piena discussione sulla legge di stabilità 2015, ovvero sul bilancio dello Stato, dove saranno indicate tutte le entrate e tutte le uscite presenti nei conti pubblici.
Come ormai successo da anni, nonostante la propaganda di governo, giornali e tg, la finanziaria che che sta per essere approvata, risulterà essere l'ennesima finanziaria di tagli ai servizi (tagli alla scuola pubblica, alla sanità, ed a tutti i ministeri in generale), e di aumento della tassazione ai privati (aumento graduale delle aliquote IVA, fino ad arrivare ad un'aliquota massima del 25,5% nel 2018, un nuovo aumento delle accise sulla benzina, sommata alla nuova accisa olimpica di Renzi!).

In questo quadro, certi dati che danno l'Italia in crescita nel 2015, mi fanno pensare agli anni scorsi.
Già nel 2013 l'ISTAT fece previsioni su una crescita del P.I.L, salvo poi ricredersi a metà anno, ritrattando al ribasso. La stessa cosa accadde nel 2014...e succederà così anche nel 2015!
Come si può credere ad un aumento dei consumi, se si va ad aumentare l'IVA e se ad ottobre 2015, abbiamo toccato il record storico di disoccupazione, attestandoci sul 13,2%? E' tutta una farsa, e non serve essere economista per capirlo.
Dopo tutti questi dati, cari lettori, trovare una tale spesa, a cadenza decennale, mi ha fatto imbestialire.

Tenetevi forte.

Vedete, quando il MoVimento 5 stelle dice che i soldi in realtà si possono trovare, andando a tagliare sugli sprechi, per poi investire il ricavato in reddito ai cittadini (che sarebbe una misura macroeconomica che comincerebbe a far salire nuovamente i consumi) ed in investimenti a lungo termine, dice il vero.
Non è modificando il titolo V della nostra Costituzione (insieme a Berlusconi poi pare una scenette tratta da " Le Comiche " di Pozzetto e Villaggio), facendo saltare il bicameralismo perfetto, che si vanno a trovare i soldi. Sotto i lavori di riforme costituzionali ci sono interessi ben diversi, che si reggono su un canovaccio di finta democrazia di facciata, ma che, in realtà, andrà ad accentrare il potere verso l'esecutivo, e non più verso il Parlamento sovrano.
Il governo Renzi continua a dirci che, dalla modifica del bicameralismo perfetto, con il cambiamento del Senato (che non sarà più elettivo, ed andrà ad essere composto dai membri di consigli comunali e regionali), i conti dello Stato avrebbero un risparmio netto annuale di circa 500 milioni.
Falso!! il questore del Senato, ha conteggiato un risparmio di 42 milioni di Euro annuali (si, proprio come quelli rifiutati dal m5s). Controllate questa informazione personalmente!
Perdere il bicameralismo perfetto per 42 milioni di Euro??? C'è altro sotto, svegliatevi.

L'argomento dell'articolo, però, vuole andarvi ad informare su una spesa ripartita per un periodo di 10 anni, che andrà ad impiegare ben 2 miliardi e 650 milioni di Euro, da qui al 2024. Altro che i 42 milioni di risparmio sul Senato... . 
Indovinate un po' di cosa si parla? Scuola pubblica? No, non scherziamo, qui si parla di armamenti.

Il governo, impegnerà 2,65 miliardi di Euro nell'acquisto di nuovi veicoli blindati 8x8 "Freccia", per le cosiddette " missioni di pace ".
L'investimento verrà ripartito in 10 anni in questo modo:

2014 -  5  milioni;
2015 - 30 milioni;
2016 - 70 milioni;
2017 - 96 milioni;
2018 - 2024 - 2449 milioni.

Come indicato nel documento che vi posterò a fine articolo, il programma è finanziato con certezza solo per i primi 4 anni. Per i restanti 6 anni invece, si dice: " Per le ulteriori risorse necessarie alla copertura dell'intero programma, si provvederà con appositi finanziamenti compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica ".

Mi pare una minaccia di altri tagli orizzontali... . Ma speriamo che, nel 2018, questi qui non governino più... .

In conclusione d'articolo, come anticipato in precedenza, vi allego le foto del documento, pubblicato sulla sua pagina facebook, da un senatore del M5s.

Alla prossima!

Ps. Tutto questo si somma anche ad un investimento di 850 milioni di Euro ripartiti in 2 anni per nuove missioni di pace.....tutto si lega... .








mercoledì 24 dicembre 2014

STABILITA' 2015 - LA QUESTIONE DI FIDUCIA E LE VARIE PAGLIACCIATE AL SENATO.

Salve gentili lettori.

In questo articolo, vorrei parlarvi dei fatti accaduti nella notte tra venerdì 19 e sabato 20 dicembre, al Senato della Repubblica, durante la votazione della legge di stabilità 2015.
Ormai ne abbiamo continue conferme, non c'è mai limite al peggio, perché, quando si ritiene di aver toccato il fondo, il governo Renzi riesce sempre a trovare la forza per scavare più in basso, alla ricerca di un ormai, chiaro, regime soft.

Per racchiudere dentro una frase, quanto successo, oserei dire: un governo indecente, svuota un Senato, ormai, inesistente.

Vorrei condividere con voi un insieme d'interventi avvenuti durante la seduta, per mostrarvi, l'inoperosità alla quale sono costretti i membri del Parlamento italiano.
Non avevo mai visto, porre una questione di fiducia, in legge di stabilità, in modo da costringere i senatori rappresentanti di maggioranza, a votare favorevolmente, pena, lo scioglimento delle camere, e la perdita della poltrona. 
Il governo Renzi è arrivato a ben 32 questioni di fiducia durante il mandato. Ogni giorno che passa il record viene ritoccato.
Qui non si sta parlando di un decreto legge riguardante la mancia degli 80 Euro sotto campagna elettorale pre Europee, qui si sta parlando del bilancio dello Stato!! concittadini cavolo, ma vi rendete conto??
Se poi, a tutto questo, già di per se vergognoso, aggiungiamo il fatto che si è andato a votare un maxiemendamento spaventoso, con errori formali clamorosi, riferimenti ad emendamenti inesistenti (per esempio in un comma si fa riferimento ad un inesistente comma 767, perché, i commi di questa stabilità, arrivavano fino al n.755!!).

Insomma, attraverso la questione di fiducia, ancora una volta, Renzi è riuscito ad ottenere dalla maggioranza il benestare, su un testo che verrà modificato rispetto a quello votato, direttamente dal governo. Sembrano " Le Comiche " di Villaggio e Pozzetto, invece siamo in Parlamento, e qui è tutto vero!!

Cominciamo dall'intervento della Sen. Bottici (m5s). Ascoltate con attenzione!!



Qui si stava ricevendo, dalla presidenza, la richiesta di votare un maxiemendamento contenente riferimenti interni a commi inesistenti. I commi presenti in stabilità sono 755, e qui si faceva riferimento al comma 768 e 767, incredibile (ma credibile nel grande film renziano). Questo è quello che è successo. Votare la fiducia su Topolino, è una metafora esatta, che calza molto bene (con tutto il rispetto per Topolino).
Qui il viceministro del governo, che ci ha dovuto mettere la faccia al posto del solito Renzi, mi ha fatto immedesimare nella sua condizione. Una condizione di una persona che si deve subire le lamentele, le denunce, di veri senatori, con la schiena dritta e che vogliono giustificazioni alle incongruenze presenti nel testo normativo. Questi senatori non sono quelli di maggioranza, pronti a chinarsi al volere del governo, ma quelli del m5s, della quale sono orgogliosamente attivista.
Fossi stato in lui, avrei rigettato completamente le mie funzioni, dando ragione ai senatori, e cedendo il posto al sig. Renzi in persona, perché delegare è troppo facile. Mi immagino questo sottosegretario disperato, volto alla correzione miracolosa delle boiate scritte in stabilità, che ricollegano tra loro commi inesistenti. Mi ha fatto pena, ammetto.

Ed ora, l'intervento del Sen. Carlo Martelli (m5s). Suggerisco di ascoltarlo almeno due volte, perché tutti i richiami fatti rispetto al contenuto della legge di Stabilità sono innumerevoli.



Da sardo, vorrei sottolineare la clamorosa mancanza del governo verso la mozione della Sen. Serra (m5s), approvata qualche mese fa, e che richiedeva uno stanziamento di 100 milioni per l'alluvione in Sardegna. Ecco, la mozione passò....ma ora il governo ne stanzia quanti?? 5!!! e trova 850 per 2 anni per finanziare cosa??? Le cosiddette " missioni di pace "....andatevi a leggere la Costituzione, per migliori approfondimenti... .
Ricordate i 3 miliardi promessi da Renzi per il dissesto idrogeologico, fatta in apertura di mandato??? Io si....ma i soldi, non si vedono... .

Ecco l'intervento del Sen. Sergio Puglia (m5s).



Di questo intervento, ritengo fondamentale andare a sottolineare ciò che riguarda la legge 407/90, dato che sono andato a leggermi qualcosa sul tema.
In legge di Stabilità 2015, il governo Renzi, ha introdotto delle misure annuali, che varranno esclusivamente per i nuovi assunti dell'anno 2015.
Questa misura è a favore dei disoccupati, sotto forma di aiuti alle imprese per incentivare le assunzioni. Qualcosa di positivo si direbbe, ma purtroppo, i fondi per andare a finanziare questa misura, sono stati trovati sopprimendo un comma della legge 407 del 1990.
Mi spiego meglio. Il governo ha soppresso l'art. 8 comma 9 della legge 407 del 1990, che aveva coperture strutturali, che si ripetevano ormai da 24 anni, per sostituirla con una misura annuale, con fondi pericolanti che dovranno essere trovati di anno in anno, qualora si volesse ripetere l'operazione negli anni a seguire. Essa prevedeva uno sgravio TOTALE dei contributi ed uno sgravio totale del premio INAIL per le imprese.
C'è un'altra cosa grave in questo procedimento. La 407, dato che è una legge del 1990, non è soggetta al pareggio di bilancio, come invece, sarebbe la nuova proposta del governo Renzi. Trovare i fondi per la legge 407 è automatico quindi, mentre, per la nuova proposta di Renzi, si dovrà andare a tagliare qua e la, per poterla rinnovare.
La richiesta dei senatori m5s, è quella di bloccare la 407, dato che Renzi vuole farsi bello con la sua proposta, per far risultare che grazie alla sua proposta il jobs act funziona. Bloccare, non cancellare. Semplicemente bloccare il funzionamento per l'anno 2015, per poi riattivarla dal 2016. Una volta cancellata, non si potrà più tornare indietro.

Chiudo quest'articolo con l'intervento della sempre impeccabile, Barbara Lezzi (m5s).



Alla prossima!

venerdì 19 dicembre 2014

PROPOSTA DI LEGGE M5S SULL'ABOLIZIONE DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO ALL'EDITORIA. INTERVENTO DI MARCO TRAVAGLIO.

Salve gentili lettori.

In questo articolo, vorrei proporvi la visione dell'intervento di Marco Travaglio, vicedirettore e giornalista di punta della testata " Il fatto quotidiano " in Commissione Cultura della Camera dei Deputati, a sostegno della proposta di legge, presentata dal MoVimento 5 stelle, con prima firma Giuseppe Brescia, sull'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria.

Eliminando il finanziamento pubblico all'editoria, si andrebbe a creare una situazione ottimale nell'impianto giornalistico italiano, ovvero: SOPRAVVIVEREBBE SOLO CHI INFORMA. 
Questo potrebbe sembrare un aspetto che non è strettamente legato al finanziamento statale all'editoria ma, in realtà, anche inconsciamente se vogliamo essere dolci, un giornale legato al finanziamento pubblico, sente la pressione di dover soddisfare dal punto di vista giornalistico, una certa parte politica che la sostiene non andando a creare pressioni sull'abolizione del finanziamento.
Oppure, vedendo da un altro punto di vista la situazione, un giornale col salvagente del finanziamento pubblico, può distorcere a proprio piacimento una determinata notizia, senza preoccuparsi granché della mole di lettori che andrebbe ad attrarre o allontanare.
Con queste visioni del finanziamento pubblico, con l'andare degli anni, si è andato a creare un sistema politico-giornalistico che oggi pare un tutt'uno.

L'idea fondante di questa proposta di legge del MoVimento 5 stelle, è quella di slegare le testate giornalistiche, ed i giornalisti a loro legati, da ogni rapporto con la politica, al fine di renderli totalmente liberi ed imparziali, per poter raccontare oggettivamente i fatti che si susseguono nel proprio paese.
I punti di vista di ogni giornalista restano sacrosanti, ma le montature, i finti scandali, il rigonfiamento di aspetti totalmente secondari e l'accantonamento di notizie fondamentali, scemerebbe rispetto ad oggi.

Un giornale libero dal finanziamento pubblico, è un giornale che si regge sulla mole dei lettori che ogni mattina li sceglie per ottenere un'informazione di qualità. E come il mercato ci insegna, tra i vari concorrenti, primeggia quello che offre una migliore qualità.
Senza avere l'ancora di salvataggio del finanziamento pubblico, o se vogliamo il condizionamento del partito che risulta vettore di quel tipo d'informazione, questo tarlo della qualità d'informazione sarebbe la preoccupazione primaria di ogni direttore di testata.

Per concludere, direi che un giornale esterno al finanziamento pubblico all'editoria, è un giornale libero da ricatti derivanti dalla sfera politica, siano essi più o meno espliciti.

Ora godetevi l'intervento di Travaglio, uno dei pochi giornalisti che ritengo meritevoli d'attenzione, insieme a Scanzi, a Saviano, Costamagna e pochissimi altri ( sono visioni assolutamente personali ). Dei giornalisti esclusivamente legati alla televisione, in questo articolo, non vorrei parlarne, dato che il tema è solo l'editoria, ma anche all'interno di essa, purtroppo, ho trovati pochi giornalisti meritevoli della mia stima.

Lasciandovi all'audizione di Marco Travaglio, vi allego il link dove potrete trovare il testo di legge sull'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria http://www.camera.it/leg17/126?tab=2&leg=17&idDocumento=1990&sede=&tipo=.

Alla prossima!




giovedì 18 dicembre 2014

USCITA DALL'EURO - SI, MA CON CHE TIPO DI MONETA?

Salve gentili lettori.

In questo articolo, che dedicherò ancora alla tematica Euro e ritorno alla moneta sovrana, vorrei condividere con voi due video, che esprimono molto bene il concetto che intendo io per " moneta di Stato ".

La mia idea di moneta statale è evidentemente lontanissima dall'Euro, che non lo è totalmente, ma è allo stesso modo molto, molto distante dall'Italia della Lira successiva alla separazione del Ministero del Tesoro dalla Banca D'Italia.
Per me, una volta usciti dal cappio dell'Euro, l'Italia dovrebbe ritornare ad un impianto statale avente la possibilità di stampare moneta, senza delegare questo potere ad una banca avente azionariato composto da S.P.A.

La proprietà della moneta stampata dallo Stato italiano dovrà essere della REPUBBLICA ITALIANA (e quindi di tutti noi cittadini italiani), e non della Banca D'Italia, che è una S.P.A. avente come azionisti gruppi di assicurazioni e banche private.
Lo Stato, come sappiamo, è un'invenzione giuridica, una sorta di contenitore di leggi, diritti, culture, che uniscono un popolo all'interno di un territorio avente confini definiti.
Questo è lo Stato! lo STATO SIAMO NOI, non i politici da noi delegati. Allo stesso modo, anche la moneta utilizzata per gli scambi commerciali ed accettata come mezzo di pagamento dei tributi statali, deve essere di proprietà dello Stato, ovvero, di nostra proprietà.

Condividere con voi questi due video, è molto importante per far comprendere, anche ai meno informati, la differenza gigantesca tra la Lira pre separazione tra Tesoro e Banca D'Italia e la Lira post separazione.


Questo video risale al lontano 1998, ed è tratto dal tour teatrale di Beppe Grillo " Apocalisse Morbida ". Vedete, nel 1998 si era in odore di Euro ormai. Si veniva dal patto tra Prodi e Kohl, che aveva fissato il cambio Lira-Marco a 990 Lire per ogni Marco tedesco. Attraverso questo patto l'Italia sancì il suo ingresso nel sistema Euro, con conseguenti contrazioni di spesa ed adeguamenti strutturali, tali da portarci nel 2002 nelle migliori condizioni (secondo l'UE) per dare il via al sistema dell'Euro.
I comportamenti di altre economie statali non furono esattamente queste, ma non è l'articolo giusto per parlare di questi dati.
Beppe non parlò a caso di questo sistema proprio nel 1998.
Grillo ha sempre dimostrato che, quando parla, sbaglia pochissime volte. Tuttavia, non viene mai preso seriamente, forse perché da l'immagine del comico satirico, da un immagine di se che è molto più vicina ad un cittadino che ad un economista o banchiere. I casi sono svariati ( caso Parmalat, Cirio, TAV, Expò, Mose...ecc ).
Tutte le sue rivelazioni aleggiano nell'indifferenza, ma poi colpiscono sul serio.
In questo spettacolo, ha spiegato molto bene il funzionamento che una moneta dovrebbe avere all'interno di uno Stato sovrano e quello che sta avvenendo ora con l'Euro è lontanissimo anche dalla Lira post separazione (chiaramente in senso peggiorativo).

Ed ecco il secondo video.


Esso va sulla falsariga del primo. Chiaramente la spiegazione avviene in modo differente, perché lo stile di Beppe è satirico, ed è assolutamente inavvicinabile, anche se considerato agli stili degli altri suoi colleghi.
Ma è la sostanza che conta. 
Oggi, con l'Euro, l'Italia paga per avere la moneta, attraverso cui offrire i servizi ai cittadini. Il costo della moneta è rappresentato dal tasso d'interesse sui titoli di Stato, ed è variabile da Stato a Stato avente come moneta di funzionamento l'Euro. Più il debito pubblico statale risulta esser a rischi, più lo Stato in questione dovrà alzare i tassi d'interesse per ingolosire gli investitori. 
Per 100 Euro in ingresso, lo Stato dovrà restituire all'investitore 100 + interessi, ed ecco che si entra nel circolo vizioso nella quale siamo finiti ora.

Uscendo dall'Euro, ma non recuperando la piena proprietà della moneta, si farebbero pochi passi in avanti.
Teoricamente, in un sistema di moneta sovrana, completamente di proprietà dello Stato, il debito pubblico accumulato dallo Stato dovrebbe essere pari alla ricchezza privata accumulata dai cittadini dello Stato in questione. 
Fin quando non si arriverà a capire che per uno Stato la moneta è carta ( Cartalismo di Knapp), da questo problema non se ne verrà a capo.

Ricapitolando:
La moneta dev'essere della Repubblica italiana, quindi dei suoi cittadini, e non di una banca privata che la presta. 

Alla prossima!

martedì 16 dicembre 2014

DISCORSO COMPLETO SULL'EURO.

Salve gentili lettori.

Vorrei dedicare questo articolo ad un discorso completo, a 360°, sulla tematica EUROEXIT, sperando che possa servire anche agli attivisti m5s nei banchetti di tutta Italia. 
Come abbiamo visto, siamo partiti davvero fortissimo nel primo fine settimana di raccolta firme per il referendum sull'Euro. Abbiamo bisogno di raccogliere 50 mila firme, ma siamo già andati oltre le 46 mila firme in soli 2 giorni!! stratosferici. Ma è solo un punto di partenza.
Per convincere le persone, in modo chiaro, dobbiamo riuscire a creare un discorso fluido, chiaro, dati e leggi alla mano.

Ed allora, partiamo con questo discorso. Buona lettura.

La moneta è un'unità di conto, che risulta funzionare da unità di misura di un qualcosa di non tangibile, ma percepibile esclusivamente dalla mente umana. Possiamo definire la moneta, come strumento a sostegno dell'economia reale di uno Stato.
Questa definizione calza a pennello col tema monetario, ma si può ritenere esatta, esclusivamente per una moneta di proprietà dello Stato, com'era la Lira. 
Con l'Euro, questa concezione di moneta è totalmente ribaltata, ovvero, è l'economia reale degli Stati che adottano l'Euro, ad essere lo strumento a sostegno di questa moneta. Con l'Euro, quindi, si è andata a ribaltare la funzione della moneta.
Per uno Stato avente sovranità monetaria, la moneta di Stato non ha alcun valore reale, se non il valore intrinseco della carta. Lo Stato, può rifarsi alla teoria del CARTALISMO di Knapp, che scoprì per primo quanto ho appena illustrato. La moneta ha valore, ed arricchisce esclusivamente chi la moneta statale la deve guadagnare attraverso il lavoro, al fine di soddisfare i suoi bisogni e pagare le imposte. 
La teoria che le imposte servano a finanziare il fabbisogno dello Stato, in uno Stato a moneta sovrana, non tiene. Prima lo Stato stampa e spende la moneta di Stato per offrire servizi, migliorare le infrastrutture pubbliche, e solo dopo aver speso la moneta, potrà tassare (altrimenti come farebbero i cittadini a pagare imposte su un reddito espresso con una moneta che ancora non possiedono???).
In realtà, la tassazione, ha una funzione fondamentale, ovvero quella di mantenere i parametri macroeconomici dell'economia reale, all'interno di alcuni parametri di sicurezza.
Uno Stato, arricchisce i propri cittadini spendendo a deficit, ovvero spendendo in quota maggiore rispetto alla tassazione che impone successivamente (in modo da aumentare la ricchezza privata).
Il debito pubblico di uno Stato è, al centesimo, al ricchezza privata dei cittadini.
Per uno Stato a moneta sovrana, un debito pubblico alto, significa maggior ricchezza privata dei propri cittadini. Stampando la propria moneta, inoltre, non potrà mai diventare insolvente!
Questa è la politica economica di uno Stato a moneta sovrana.

Con l'Euro, purtroppo, questo sistema non è attuabile.
L'Euro viene stampato dalla B.C.E., banca centrale composta dalle banche centrali degli Stati UE aderenti all'EURO (notate bene, le banche centrali, hanno un azionariato formato da assicurazioni e banche private. La Banca D'Italia, è una S.P.A.!! non è pubblica!!), e per approvvigionarsi di Euro, gli Stati aderenti, devono emettere titoli di Stato (debito pubblico), ed attirare finanziatori (banche internazionali europee, privati cittadini che vogliono investire o, come compratore di ultima istanza nel mercato secondario, direttamente la B.C.E), attraverso tassi d'interesse allettanti.
Per ogni 100 Euro in entrata, l'Italia, dovrà restituire 100 + interesse. 
I tassi d'interesse sul debito pubblico degli Stati aderenti all'Euro, variano in base all'entità del debito pubblico, ed alla possibilità che lo Stato potrebbe avere di non riuscire più a rifinanziarlo, andando in default. Più il rischio di default è alto, più il tasso d'interesse sui titoli di Stato cresce, per rendere allettanti e finanziariamente interessanti l'investimento. Ricordiamoci che se nessuno investisse nel debito pubblico, col sistema Euro, lo Stato fallirebbe (oggi questo non accade perché la B.C.E è diventata compratrice di ultima istanza, facendo abbassare notevolmente i tassi d'interesse sui titoli di Stato). Prima della caduta del governo Berlusconi, però, non era così, e l'Italia piazzava i suoi titoli di Stato ad un tasso del 6% (106 Euro in uscita per ogni 100 Euro in entrata). Si rischiò fortemente il default, prima che Berlusconi decidesse di dimettersi, e la B.C.E si prestasse a diventare compratrice di ultima istanza.
Capite che, se per ogni 100 Euro in entrata, ne uscivano 106, l'economia italiana non poteva tenere a lungo. Stavamo fallendo troppo velocemente, e quindi si decise di far intervenire direttamente la B.C.E., in cambio dei famosi compitini a casa (austerità, tagli ai servizi ed aumento dell'imposizione fiscale).

Il potere d'emettere la moneta di Stato è gigantesco e noi dobbiamo riappropriarcene il più presto possibile cari connazionali.
Ora lo so, vi hanno raccontato tante di quelle storielle negli ultimi anni sull'uscita dall'Euro che sarete spaventati, ma ora proverò a smontarvi le vostre costruzioni mentali passo dopo passo.

Cominciamo col dire che, il nostro percorso, è cominciato a novembre, con il deposito, presso in Corte di Cassazione, della proposta di legge popolare per l'indizione di un referendum consultivo sulla tematica Euro. Ci servono 50 mila firme per portarla in Parlamento (ne abbiamo raccolto, in soli 2 giorni, già 46 mila! ma il nostro obiettivo è arrivare a milioni di firme). Non è certamente un percorso facile, ma è l'unico che possiamo tentare da opposizione. Cercare di mettere al centro del discorso la cittadinanza è la giusta strada di democrazia diretta, ed è la strada più plausibile che si può tentare da semplice opposizione parlamentare. L'iter parlamentare non è facile, anzi, ma dobbiamo provarci. Con noi abbiamo un referendum consultivo sulla tematica europea indetto nel 1989, quindi chiunque vi dovesse dire che è una strada non percorribile, bleffa. E' percorribile, a patto che ci sia una grande pressione popolare, e ci sia la voglia degli altri partiti, di far valere la nostra Repubblica democratica.

Ora passiamo ai temi strettamente economici.

1) I debiti - Una volta usciti dall'Euro, il debito pubblico, ed i debiti privati, verranno denominati nuovamente in moneta sovrana, in base all'articolo 1278 del Codice civile. L'Euro non avrà più corso legale in Italia, e l'art. 1278, dice che i debiti si pagano in moneta avente corso legale nello Stato, al momento del pagamento.
Specifico che, questo ragionamento, varrà esclusivamente fino a quando il debito italiano sarà sotto legislazione italiana. Una volta entrato in funzione l'ERF (fondo di redenzione europeo, una sorta di contenitore dove verranno messe sotto tutela dell'UE le eccedenze dei debiti pubblici degli Stati firmatari oltre il 60% del rapporto DEFICIT/PIL), l'eccedenza del debito pubblico italiano andrà sotto tutela europea.....e, quindi addio LEX MONETAE.
Prendete il codice civile, libro 4, delle obbligazioni, e leggetevi gli articoli che vanno dal 1277 al 1281 (LEX MONETAE).

2) I debiti espressi in Lira o Euro? I debiti, una volta usciti dall'Euro, non rivaluteranno, in quanto, essendo legislazione italiana, si potrà andare in deroga all'art. 1278. Mi spiego meglio.
Es. Tizio ha un debito con Caio di 100 Euro. All'indomani però l'Italia esce dall'Euro, e secondo l'art. 1278, il debito, Tizio, lo potrà estinguere in " Lire ". Teoricamente, sempre secondo l'art.1278, Tizio dovrebbe pagare a Caio tante Lire quante bastano per colmare il suo debito espresso in Euro, ma nulla vieta allo Stato italiano di produrre una norma che vada in deroga all'art. 1278. A perderci sarebbe il creditore, non il debitore.

3) Svalutazione - Spesa con la carriola? Non scherziamo. Una volta usciti dall'Euro, l'Italia assumerà nuovamente una moneta di conto sovrana, che sarà 1 ad 1 con l'Euro. 1 Euro = 1 nuova Lira. Nel medio breve o nel medio periodo essa, secondo molti economisti, potrebbe svalutarsi di un 20% rispetto all'Euro, e questo, porterebbe ad un'inflazione in lieve crescita (si parla di 1-2-3 punti %). Nulla di catastrofico. Esiste uno studio che compara la svalutazione con l'aumento dell'inflazione, ma in questo studio sono presenti casi gravi, come quello dell'Argentina, quello dello Zimbabwe. Se si racchiude lo studio agli Stati economicamente avanzati, l'inflazione cresce di una forchetta variabile tra 1 e 3 punti %. Ma questo certi economisti non hanno voglia di spiegarlo.
La Lira potrebbe svalutarsi, ma non è detto che succeda. Ricordiamoci che dovendo pagare le imposte in Lire, tutti venderanno Euro per procurarsi Lire, e questo limiterà la svalutazione (che poi non è uno svantaggio per l'economia interna di uno Stato).

4) L'energia! costerà un botto!! - Anche qui, non è vero. L'Italia spende per approvvigionarsi d'energia (petrolio compreso), in media, un 2% del totale del suo P.I.L., se a questo sommiamo il fatto che il petrolio (è vero, è prezzato in Dollari, ma si può comprare con qualsiasi moneta) è ai minimi storici (56 dollari al barile), e che l'Italia gonfia di accise il prezzo della benzina, ecco che la tesi si sgonfia. Potremmo anche cogliere l'occasione al volo per investire finalmente in fonti rinnovabili, data la nostra posizione geografica invidiabile.

Ed ora, analizziamo il passato.

Lo SME (SISTEMA MONETARIO EUROPEO) è stato un sistema vigente per i paesi europei, Gran Bretagna compresa, dal 1979 al 1994. Esso era una sorta di Euro, dove i cambi nazionali erano fissati tra di loro attraverso una moneta fittizia, chiamata ECU. Ecco, l'Italia, non potendo più gestire le sue politiche monetarie, sprofondò, fino ad uscire dal sistema nel 1992, dopo la speculazione portata da Soros alla Lira. Si parlava di default ma, una volta uscita dallo SME, l'Italia rifiorì.


Questa è la bilancia dei pagamenti tra il 1987 ed il 2010. Vedete come l'Italia, durante lo SME, sia con l'acqua alla gola, ed importi più di quanto esporti. Dopo l'uscita dallo SME, però, l'economia italiana rifiorì, la Lira svalutò, e l'inflazione addirittura scese (dal 5 al 4%, altro che carriola per comprare il pane).
Il 1997, fu l'anno dove Prodi e Kohl trovarono l'accordo per l'ingresso dell'Italia nell'Euro. Da li cominciarono politiche restrittive (una sorta d'austerità in preparazione dell'Euro, che arrivò nel 2002).
L'Italia tornò a decrescere lentamente, per poi sprofondare proprio nel 2002, andando nuovamente in deficit della bilancia dei pagamenti. Il resto è storia!



Questo è un grafico molto, molto importante. Racconta la situazione delle importazione e delle esportazioni tra Italia e Germania.
Vedete come, durante gli anni dello SME, l'Italia sia in deficit verso i tedeschi, poi, dopo l'uscita nel 1992, lentamente, torni in surplus, per toccare picchi importanti nel 1996.
Nel 1997, l'accordo Prodi - Kohl, fece accadere quello che ho già raccontato ed, ancora una volta, il resto è storia.    




In chiusura, vorrei farvi capire cosa sia l'Euro nel suo sistema.

L'Euro, è una moneta estera per tutti gli Stati che l'utilizzano, oltre che per gli Stati esterni. L'Eurozona è, al netto, un economia chiusa (esporta grosso modo quanto importa, ed il gioco, in fin dei conti, è 0).
Questo porta, ad una concorrenza interna tra gli Stati dell'Eurozona, contraria alla cooperazione per la quale ci dissero che ci avrebbe portato vantaggi.
Il nostro maggior competitor, è proprio la Germania!! e per poter battere il colosso tedesco, l'Italia, in questi anni, sta abbassando le tutele dei lavoratori, al fine di abbassare i salari ed abbassare i costi di produzione delle merci, per tornare competitivi.

Siamo davvero sicuri che sia un gioco vantaggioso?
Non potendo svalutare la moneta, non essendo proprietari, svalutiamo il salario. Ma ricordatevi una cosa: mentre svalutando la moneta, il debito non cresce, perché i mutui sono indicizzati all'Euribor (una media dei tassi bancari europei), svalutando il salario, il debito si rivaluterebbe, perché lo stipendio si abbasserebbe, ma il vostro mutuo della casa, invece, rimarrà intatto.

Io preferirei svalutare la mia bella Lira, e tornare competitivo sull'export, perché per i paesi esterni all'Euro (Russia, Giappone, USA....ecc), sarebbe più vantaggioso comprare in Italia, come una Lira leggermente svalutata. A parità di qualità, la quantità di prodotto acquistata in Italia, con lo stesso capitale, sarebbe più alta, rispetto ad un acquisto in Germania!
E' vero, il BMW tedesco tornerà ad essere un privilegio da ricconi, ma insomma, se questo è il pegno da pagare per tornare ad essere liberi e felici nel proprio paese......freghiamocene delle berline tedesche!!! (poi, non credo che abbiano un gran vantaggio a perdere un mercato grande come quello italiano....abbasseranno comunque i prezzi ad un livello ragionevole).

Avrei tanti altri grafici da farvi vedere, ma allungherei troppo il discorso.

Ps. Ricordatevi che, prima dell'ingresso nell'Euro, l'Italia era la prima economia industriale d'Europa, mentre la Germania era solo la quarta... .

Alla prossima!
                

giovedì 11 dicembre 2014

LA LEX MONETAE - IL DEBITO SI PAGA IN MONETA AVENTE CORSO LEGALE IN ITALIA.

Salve gentili lettori.

In questo articolo, vorrei continuare il percorso divulgativo sull'Euro, andando a toccare un tema che, fino ad oggi, avevo ritenuto ovvio, ma, per via di confronti personali, ho scoperto non esserlo affatto. All'interno di questo articolo, troverete la risposta a questo quesito: << Se uscissimo dall'Euro, in che moneta sarebbe espresso, dopo l'uscita, il nostro debito? >>.
Pare una domanda secondaria rispetto alle questioni puramente economiche, ma non lo è affatto. Dico questo perché, una volta usciti dall'Euro, e recuperata la sovranità monetaria, il nostro nuovo cambio subirà, nell'arco di medio termine, una svalutazione che oscillerà tra il 20 ed il 30% rispetto all'Euro. E da qui, sorgeranno grossissimi dubbi sulla convenienza dell'uscita dal sistema, per chi non mastica la materia.
Ritenevo la risposta a questa domanda ovvia, ma è meglio specificare bene questo tema, perché sono convintissimo che, nei banchetti m5s che si occuperanno di raccogliere le firme per il referendum sull'Euro, sarà una problematica che gli attivisti dovranno spiegare a più non posso.

In realtà, la risposta a questa domanda è semplicissima, addirittura scontata. Per trovarla ci appoggeremo alla LEX MONETAE. Bisogna capire che, un debito, sia esso pubblico o privato, sia anche se contratto in Euro, sarà comunque saldabile in Fiorini, Scudi o se vogliamo capirci meglio, in Lire. Questo grazie ad alcune leggi presenti all'interno del nostro ordinamento, che ora andremo a scoprire.

Andando a scavare all'interno del Codice civile, troviamo diversi articoli che fanno al caso nostro.
Cominciamo questo percorso, ponendo subito gli articoli di seguito, per poi analizzarli.

                                                        ARTICOLO 1277
                                                 Debito di somma di danaro

I debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento e per il suo valore nominale. 
Se la somma dovuta era determinata in una moneta che non ha più corso legale al tempo del pagamento, questo deve farsi in moneta legale ragguagliata per valore alla prima.

                                                       ARTICOLO 1278
                                Debito di somma di monete non aventi corso legale

Se la somma è dovuta in moneta non avente corso legale nello Stato, il debitore ha facoltà di pagare in moneta legale, al corso del cambio nel giorno della scadenza e nel luogo stabilito per il pagamento.

                                                       ARTICOLO 1279
                            Clausola di pagamento effettivo in monete non aventi corso legale

La disposizione dell'articolo precedente non si applica, se la moneta non avente corso legale nello Stato è indicata con la clausola << EFFETTIVO >> o altra equivalente, salvo che alla scadenza dell'obbligazione non sia possibile procurarsi tale moneta.

                                                      ARTICOLO 1280
                               Debito di specie monetaria avente valore intrinseco

Il pagamento deve farsi con una specie di moneta avente valore intrinseco, se così è stabilito dal titolo costitutivo del debito, sempreché la moneta avesse corso legale al tempo in cui l'obbligazione fu assunta.
Se però la moneta non è reperibile, o non ha più corso, o ne è alterato il valore intrinseco, il pagamento si effettua con moneta corrente che rappresenti il valore intrinseco che la specie monetaria dovuta aveva al tempo in cui l'obbligazione fu assunta.

                                                     ARTICOLO 1281
                                                        Leggi speciali

Le norme che precedono si osservano in quanto non siano in contrasto con i principi derivanti da leggi speciali.
Sono salve le disposizioni particolari concernenti i pagamenti da farsi fuori del territorio dello Stato.


Ora, dopo aver inserito gli articoli del nostro Codice civile (specificatamente si parla del IV libro, delle obbligazione), andiamo a vedere il significato che essi hanno all'interno della giurisdizione italiana, e quali effetti provocherebbero in caso di uscita dall'Euro del nostro paese.

Partiamo dai primi due articoli, il 1277 ed il 1278. Essi ci dicono due cose fondamentali:

Art. 1277 c.c - Ci esprime che per estinguere i debiti contratti, si utilizza la moneta avente corso legale, in quel determinato paese, al momento del saldo dell'obbligazione. Ciò significherebbe che, un debito contratto in Euro, dopo l'uscita dell'Italia dalla zona Euro, si estinguerebbe nella nuova moneta nazionale avente corso. Per capirci meglio, chiamiamola " Nuova Lira ".

Art. 1278 c.c - Ci esprime che, se il debito è espresso in una valuta che non ha più corso legale all'interno dello Stato, da parte del debitore, esiste la facoltà di estinguere l'obbligazione con moneta avente corso legale, in base al valore della valuta espresso in quel preciso momento.
Il concetto di facoltà, in questo caso è fondamentale. La facoltà è un comportamento che il debitore può tenere sotto una sua determinata scelta personale, ma non si tratta di un obbligo!
Una volta che l'Italia sarà uscita dall'Euro, esso continuerà ad avere corso legale, ma non all'interno dello Stato italiano, dove verrà sostituito da un nuovo cambio nazionale. L'art. 1278, a questo punto, ci spiega che il debitore ha facoltà di pagare in " Nuova Lira ", con il valore attribuito ad essa al momento del pagamento.

Art. 1279 c.c - Il significato di questo articolo gira tutto sul vocabolo << EFFETTIVO >>. Semplificando, le disposizione dei due articoli precedenti, non hanno corso qualora, all'interno del contratto d'obbligazione, vi sia indicata la precisa volontà di ambo le parti, di estinguere l'obbligazione in una specifica moneta. Facendo un esempio: se Tizio e Caio stipulano un contratto dove vi è la volontà firmata da ambo le parti di estinguere l'obbligazione in Euro (e l'Euro rimane comunque moneta esistente), il debitore dovrà estinguerla in Euro, anche se, nel frattempo, nel suo Stato, l'Euro non sia ormai più la moneta avente corso legale.

Saltiamo l'art. 1280 c.c, in quanto si parla di monete avente valore intrinseco, e non credo che ormai esistano obbligazioni derivanti dal periodo del Gold Standard!

Art. 1281 c.c. - In questo articolo si parla di leggi speciali, che vanno in deroga rispetto agli articoli precedentemente citati e le salvaguarda rispetto alle situazioni che non vanno in deroga e, quindi, al quale si applicano le disposizioni derivate dagli articoli 1277 c.c, 1278 c.c, 1279 c.c e 1280 c.c .



Ora cerchiamo di mettere in chiaro alcuni aspetti che potrebbero capitare dopo l'uscita dell'Italia dall'Euro. La moneta italiana, una volta dopo l'uscita dall'Euro ( chiamiamola per convenzione " Nuova Lira " ), potrebbe essere apprezzata e quindi rivalutarsi rispetto all'Euro o, al contrario svalutarsi rispetto all'Euro. Come ben tutti sappiamo, la moneta italiana andrà sicuramente a svalutarsi rispetto all'Euro, per un valore pari al 20 - 30% ( questo secondo gran parte degli economisti ).
Secondo l'art. 1278 c.c, come abbiamo visto, le obbligazioni aperte precedentemente all'uscita dall'Euro, qualora non vi siano diverse indicazioni all'interno del contratto stipulato, potranno essere saldate in " Nuove Lire ", adeguando il valore del cambio " Nuove Lire " rispetto all'Euro.
Tuttavia, fortunatamente, si potrà derogare, attraverso una specifica disposizione di legge, a questo processo ( come sempre fatto da tutti gli Stati usciti da un'unione monetaria o legami di cambi fissi 1 ad 1 ). Questo porterà vantaggio al debitore, che vedrà si svalutare la sua moneta ma, al contempo, vedrà svalutare anche il suo debito precedentemente contratto. A subire quindi una perdita sarà il creditore, che riavrà indietro una somma svalutata.
Questa deroga accadrà al 100%, per proteggere l'economia interna ed i risparmi privati interni.


Tutti questi ragionamenti, valgono per la legislazione italiana. E potremmo appoggiarci a queste norme al momento dell'uscita dell'Italia dall'Euro. C'è un grossissimo rischio dietro l'angolo però, e si chiama ERF. Attraverso l'ERF gli Stati aventi un debito pubblico superiore al 60% del rapporto DEFICIT/P.I.L. dovranno mettere sotto tutela di questo " FONDO DI REDENZIONE EUROPEO ( l'ERF, appunto ), l'eccedenza, che andrà sotto legislazione europea.
A quel punto, uscire dall'Euro, senza potersi appoggiare alla LEX MONETAE (legislazione italiana), sarà alquanto doloroso.
Una volta arrivati alla messa in moto del pilota automatico ERF, avremmo davvero perso la nostra sovranità come popolo nazionale.

Spero che questo articolo vi abbia chiarito qualche ulteriore dubbio in materia.

Alla prossima!
















mercoledì 10 dicembre 2014

JOBS ACT - PASSA ANCHE AL SENATO (TRAMITE QUESTIONE DI FIDUCIA), LA DELEGA DEL PARLAMENTO AL GOVERNO

Salve gentili lettori.

Questo articolo, vorrei dedicarlo all'approvazione della Legge delega sulla riforma del mercato del lavoro ( l'ormai famigerato JOBS ACT ) che, dopo esser passata alla Camera dei Deputati, è stata approvata anche al Senato della Repubblica, nella serata del 3 dicembre 2014, attraverso una nuova QUESTIONE DI FIDUCIA posta dal Governo Renzi.

Avevo dedicato un articolo specifico anche dopo il passaggio della Legge delega alla Camera dei Deputati ma, ritornare su argomenti così pesanti, non fa mai male. Il vero male è ignorare ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi.
E' importante tornare più volte a ribadire ciò che, a molti italiani, pare ormai una prassi consolidata, ma che in realtà, solo qualche anno fa, sarebbe stato un atto impensabile da parte del Governo.

Attraverso l'approvazione al Senato della Legge delega sulla riforma del mercato del lavoro, in sostanza, il Governo ha acquisito totalmente i poteri legislativi del Parlamento in questa specifica tematica. In poche parole, la riforma che colpirà il mercato del lavoro di tutti gli italiani, potrà liberamente scriverla il Governo.
I poteri ottenuti dal Governo sono sempre più grandi rispetto a quelli legislativi dei parlamentari ( si invito a leggervi dettagliatamente, e far girare questo articolo sul tema http://simosamatzai1993.blogspot.com/2014/10/m5s-cosa-significa-essere.html ).

La mia paura è quella che nella votazione finale, a legge totalmente pronta, si ponga nuovamente la questione di fiducia, a fine di porre nelle condizioni la maggioranza di votare la norma a scatola chiusa.
Siccome non fa mai male rispolverare il JOBS ACT, lo rifarò per l'ennesima volta, toccando esclusivamente i punti cardine.

- Partendo dai contratti, andrei subito a ribadire che, l'unico sostegno verso la " non precarizzazione del mercato del lavoro " contenuta all'interno del JOBS ACT, risulta essere la formula contrattuale del " CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO A TUTELE CRESCENTI ". 
Ho già spiegato le formule che potrebbe assumere questo contratto in altri articolo, ma vorrei riproporvele nuovamente. Esse sono sostanzialmente 2:

   - Un contratto di precariato assoluto ( in parole povere, si resterà in equilibrio in un filo sottilissimo       ), della durata variabile a seconda delle forme, tra i 3 ed i 6 anni. Successivamente a questo                periodo, si otterrà una stabilizzazione, in base alle modalità previste dallo svuotamento                        dell'articolo 18 della legge 300 del 1970 ( che subirà modifiche, dopo lo svuotamento di poche            settimane fa );

  - Oppure, seconda possibilità, una precarietà perenne, senza nessuna stabilizzazione successiva ai 3       o 6 anni di durata del contratto, ma con una sorta di indennizzo variabile a seconda dell'anzianità         del servizio prestato all'azienda.


- Secondo punto, la possibilità per l'azienda di ridimensionare l'incarico del lavoratore, a seconda         delle proprie esigenze;


- Terzo punto, che avevo già toccato nell'articolo che ho dedicato totalmente allo svuotamento dell'articolo 18 delle legge 300 del 1970; sostanzialmente, verrà tolto il diritto al lavoratore     dipendente di esser reintegrato all'interno dell'organico aziendale, per cause economiche o disciplinari, se pur il lavoratore dimostri l'infondatezza dei presupposti considerati per il licenziamento. A tutelare il lavoratore dipendente, una volta perduto il posto di lavoro, rimarrà esclusivamente un indennizzo economico.

Per una comprensione più approfondita del tema " articolo 18 " vi rimando ad un mio precedente articolo: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2014/11/abolito-larticolo-18-ti-avevamo-voluto.html .

Vi invito ad ascoltare anche la dichiarazione di voto della sen. Nunzia Catalfo (m5s).


Alla prossima.



martedì 9 dicembre 2014

ASSUMERE I PRECARI DELLA SCUOLA? IL GOVERNO SI OPPONE!

Salve gentili lettori.

Questo articolo, lo dedicherò totalmente ad un tema che, in questi giorni, ha particolarmente toccato il governo italiano, anche se si è tenuto a sgonfiare come al solito il tutto. Vorrei provare, attraverso questo articolo, a chiarire bene i fatti collegati ai precari della scuola pubblica, ricollegandomi alla recente sentenza della Corte di giustizia europea.

Buona lettura.

Come avrete sentito sicuramente in questi ultimi giorni, la Corte di giustizia europea, attraverso la sentenza emanata in data 26 novembre 2014, ha dichiarato illegittima la vigente normativa italiana riguardante i contratti a tempo determinato nel settore scolastico pubblico.
Questa sentenza europea è, come dire, un giustissimo riconoscimento fornito a tutti i supplenti delle scuole pubbliche italiane, rispetto alle ingiustizie subite nel recente passato.
Dall'altra parte, risulta essere una bastonata piuttosto dolorosa per i membri del Governo, rei di non aver seguito le direttive europee in tale settore. 
Purtroppo, i governi italiani, hanno sempre avuto una strana caratteristica: ovvero quella di genuflettersi molto facilmente ai dickat comunitari sulle regole di bilancio e sui trattati europei, mentre, al contrario, per quanto riguarda le proposte migliorative rispetto al nostro impianto odierno, essi si sono sempre mostrati scettici e poco propensi alla realizzazione completa di queste richieste europee. E le pene, espresse in multe piuttosto salate, sono sempre fioccate con grande continuità in questi anni.
Sto parlando di reddito di cittadinanza (che nell'UE non è presente esclusivamente in Italia, Grecia ed Ungheria), ed anche dell'impianto contrattuale dei componenti della scuola pubblica, evidentemente.

Andando ad analizzare il piano d'assunzioni, promosso dal Governo Renzi, col fine di risolvere il precariato all'interno dei all'interno del personale scolastico pubblico, scopriremmo che questo risolverebbe solo in parte i problemi posti in essere da questa sentenza, ed indicati più volte dal m5s, già dall'estate 2014. Insomma, in un periodo ben precedente rispetto alla sentenza della Corte di giustizia europea.
Secondo il piano del Governo Renzi, il piano straordinario di assunzioni andrebbe a coprire la problematica per 150 mila docenti precari. Ma il numero è ben maggiore, ed arriva ad una soglia di 300 mila.

Sulla base della suddetta sentenza, l'On. Silvia Chimienti del MoVimento 5 stelle, ha posto un'interpellanza al sottosegretario, chiedendo il rispetto della sentenza emanata dalla Corte di giustizia Europea. La risposta ottenuta dal sottosegretario all'istruzione, purtroppo, è stata la solita, vuota, propaganda, in pieno stile renziano.

Ascoltate l'intervento di Silvia Chimienti sul tema.



Il MoVimento 5 stelle, come sempre fatto in questa legislatura, la nostra prima esperienza all'interno del Parlamento, ha proposto una sua proposta di legge, volta alla risoluzione completa della problematica del personale scolastico pubblico. Essa, si pone l'obiettivo di risolvere definitivamente il problema del precariato del settore scolastico, attraverso un piano quinquennale di assunzioni. Attraverso questo piano quinquennale, si arriverebbe all'assorbimento completo del personale scolastico precario nel 2020, coinvolgendo tutte le fasce, al contrario della proposta governativa.

Vorrei proporvi la visione di questo video, con una dettagliata spiegazione delle differenze tra la proposta del Governo Renzi, e la proposta di legge depositata dal MoVimento 5 stelle.


Il testo della proposta di legge del m5s è facilmente reperibile nel sito di Silvia Chimienti http://www.silviachimienti.it/

Ci sarebbero altre tematiche sulla scuola da toccare, ma lo farò in un altro articolo, ricollegandomi alla Legge di Stabilità 2015.

Alla prossima!