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lunedì 29 dicembre 2014

IL JOBS ACT, NUDO E CRUDO.

Salve gentili lettori.

In questo articolo, tornerò nuovamente a parlare di lavoro. Esso sarà uno dei temi caldi, una volta giunti alla ripresa dei lavori parlamentari, quindi dovremo farci trovare pronti, avendo una piccola base di partenza per capire lo sviluppo. Lo Stato siamo noi, i diritti, le leggi italiane servono a far funzionare la società italiana, quindi non possiamo più delegare, ma dobbiamo informarci e condividere le informazioni.
Nello specifico, all'interno dell'articolo, andrò a soffermarmi sulla riforma del mercato del lavoro del
governo Renzi, il cosiddetto "JOBS ACT".

Le conseguenze per la collettività, di questa riforma che Renzi ha definito " Copernicana ", saranno molto pesanti per i lavoratori, ed ora proverò ad elencarne alcune in sequenza. Spero che l'articolo risulti di semplice comprensione. Buona lettura.

La riforma del mercato del lavoro che sta ormai per sbarcare in Italia, è una riforma che è stata già portata in Grecia, ed i risultati li abbiamo visti tutti. Molto semplicemente, le strade per fermare la crisi, sono due: o si svaluta la moneta, recuperando competitività nelle esportazioni, perdendo un po' di potere d'acquisto verso gli Stati aventi una moneta più forte, ma senza che questo crei problemi nel mercato interno per l'acquisto di beni prodotti all'interno dello Stato d'appartenenza; oppure, come seconda strada, c'è la svalutazione del salario, questa è la strada presa attraverso il jobs act, visto che con l'Euro, l'Italia non può svalutare la propria moneta, per il semplice motivo che non è sua.

Attraverso la svalutazione del salario, si abbasseranno i salari (credo di una forchetta che va dal 30 al 40-45%), facendo scendere i costi di produzione per le imprese, che potrebbero così tornare competitive, riuscendo ad abbassare i prezzi dei beni, grazie ai minori costi di produzione da sostenere. 
Il giochino purtroppo, andrà a stendere tutte quelle famiglie di lavoratori dipendenti, che avevano acceso un mutuo per l'acquisto di una casa. Il motivo è semplice. Se nel 2003, una famiglia aveva acceso un mutuo trentennale del valore di 150 mila Euro, per l'acquisto di un immobile, ed ora, nel 2015 il salario svaluta di 1/3 o più, rispetto al 2003, il mutuo rimarrà comunque di 150 mila Euro, mentre il salario avrà subito un calo. Questo significa che, rispetto al nostro potere di spesa, il mutuo subirà una rivalutazione di 1/3 o più.
Uscendo dall'Euro, e svalutando la moneta, questo non succederebbe, perché tantissimi mutui accesi sono indicizzati all'Euribor (tasso d'interesse medio, calcolato tra le principali banche europee), e poi, i debiti, in base al Codice civile italiano, articolo 1278, si pagano in moneta avente corso legale nello Stato, al momento del pagamento. E' chiaro che ci sarà una svalutazione in atto, ed a rimetterci sarebbe il creditore, non il debitore. A questo, dovrebbe sommarsi una lieve inflazione che ridurrà il valore reale del mutuo da rimborsare.
Nonostante la svalutazione del salario che avverrà, però, questo non cambierà assolutamente nulla all'interno della nostra economia in crisi.

Un altro punto importante, dopo la svalutazione del salario, è la precarizzazione del mercato del lavoro. Il JOBS ACT nasce anche per questo. Lo sappiamo tutti, le crisi nascono, si sviluppano ed hanno il loro apice, nel momento in cui i lavoratori, pur di avere un posto di lavoro e continuare a sopravvivere, decidono di piegarsi e sottostare alla perdita di diritti che sembravano ormai acquisiti e sacrosanti. La funzione della crisi economica è proprio questa.
All'interno del disegno del JOBS ACT non rimarranno in vita tutta quella serie di contratti precari, e quindi, a tempo determinato (parlo dei contratti co.co.co, co.co.pro. ecc...) semplicemente perché non serviranno, in quanto purtroppo, non vi sarà più alcun contratto "a tempo indeterminato". In contratti a tempo indeterminato, verranno sostituiti dal tanto pubblicizzato "contratto a tutele crescenti". 
Sono sincero, sono molto impaurito da questo tipo di contratto. Esso è un contratto che terrà sotto continuo scacco e ricatto il lavoratore dipendente, privandolo di ogni sicurezza materiale, di qualsiasi visione sul futuro. 
Questo contratto, posso raccontarlo con una lunga corda, sospesa in aria e legata a due estremità lontanissime. Si parte senza avere neppure una prospettiva sul prossimo passo che si farà. Si potrebbe cadere in qualsiasi momento, e, se miracolosamente si dovesse riuscire ad arrivare all'estremità opposta del filo dopo 9 lunghissimi anni, senza essere spinti giù all'ultimo istante, dal datore di lavoro che ci sta aspettando al traguardo, allora cominceremo ad avere sollievo. Un miracolo, anzi, un miraggio d'un oasi inesistente.
E se al datore di lavoro non dovessimo più servire, ecco che potrà farci fuori con un indennizzo monetario, variabile dai 2 ai 18 mesi lavorativi. Accettando l'assegno d'indennizzo, il lavoratore dipendente, rinuncerà automaticamente al proprio lavoro, non avendo più diritto all'impugnazione del licenziamento.

Ma non finisce qui. Anche per gli imprenditori il gioco si fa ancora più complicato. Dipende sempre da che lato si sta osservando la moneta. Se per il lavoratore dipendente non esisteranno tutele, dall'altra parte, per l'imprenditore, cominceranno periodi ancora più difficili per tenere su la tanto amata baracca. I contributi previdenziali, per gli imprenditori aventi la possibilità di usufruire del cosiddetto "regime dei minimi" saliranno in questo modo:
- L'aliquota IRPEF salirà dal 5 al 15%;
- I contributi INPS saliranno dal 27% al 33%;
- La soglia d'ingresso nel regime verrà invece dimezzata, da 30 mila a 15 mila €.

Andando a toccare il tema delle ASPI, invece, scopriamo una nuova fregatura. Occhio.
E' vero, che il periodo di "somministrazione" salirà di 6 mesi, passando dai 12 attuali, a 18. Ma è pur vero che saranno d'importo inferiore. Semplicemente si sta andando a spalmare una stessa somma (e sono positivo), in un periodo più lungo.

La completa libertà di licenziamento che si andrà ad introdurre all'interno del mercato del lavoro in Italia, si scontrerà con la mancanza di lavoro. Se in un mercato del lavoro con poche tutele, ma con una facilità estrema nel reperire una nuova occupazione, questo potrebbe essere sopportato, nella nostra situazione, invece, questo non può essere sopportato.
A noi giovani, si sta togliendo completamente la libertà di progettare una vita, di avere visione verso il futuro, di progettare una vita di coppia con una propria casa, di progettare la formazione di una famiglia.
Quale banca, presentandosi, nel migliore dei casi, con un "contratto a tutele crescenti", darebbe il benestare per l'accensione di un mutuo? Nessuna, ma questo è chiarissimo, e su questo il funzionario di banca non avrebbe nessuna colpa. Anch'io, al posto del funzionario di banca, non darei mai il via libera per l'accensione di un mutuo ad una persona in queste condizioni. Semplicemente perché non ci sarebbe nessuna base sulla quale poggiarsi per progettare una restituzione della somma più facilitata e sicura possibile.

Vi regalo un'ultima sorpresa.

Per un insieme di nuove assunzioni in azienda, tali da portare l'organico aziendale a un numero minimo di 15 persone (tra nuovi assunti e persone già precedentemente sotto contratto), verrà applicato questo bel regalino:
- Ai nuovi assunti un bel contratto " a tutele crescenti ";
- Ai vecchi dipendenti aziendali....pure!

Ed ora tornate in banca per chiedere un mutuo, la risposta tanto la sapete già in anticipo, a meno che un tizio del governo non si impegni in nome e per conto vostro....fidatevi!

Ultimissima riflessione. Il jobs act in Grecia è stato applicato anche agli statali, e credo che alla fine succederà anche in Italia, in modo moderato, i voti sono pur sempre voti.
Io sono contro questa idea. Si deve innalzare il livello di tutele di chi non le ha, non abbassare quelle di chi le ha, che senso avrebbe ripartire tutti da zero?
Qui, con lo svuotamento dell'articolo 18 della legge 300 del 1970, si è arrivati ad un limite che solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile

E' l'Italia della " rivoluzione copernicana "....di Renzi!

Alla prossima!



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