Translate

lunedì 9 febbraio 2015

ARTICOLO 3 COSTITUZIONE - I PRINCIPI DI LIBERTA' E UGUAGLIANZA FORMALE E SOSTANZIALE.

Salve gentili lettori.

In questo articolo vorrei dedicarmi ad un'analisi su due concetti fondamentali, in contrasto tra loro: la libertà e l'uguaglianza. Lo vorrei fare ricollegandomi anche all'articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana del 1948. Esso ci parla d'uguaglianza, sia da un punto di vista formale, e sia da un punto di vista sostanziale. Ritengo che sia importante la conoscenza di questo specifico articolo perché da esso possono risolversi conflitti ideologici nel mondo politico, che poi si ripercuotono anche nei nostri rapporti interpersonali.

Lo so, a qualcuno potrebbe sembrare un comportamento spregiudicato quello di scrivere interpretazioni personali di aspetti in contrapposizione tra loro, ed addirittura di un articolo della Costituzione. Io, però, ritengo che tutti debbano provare a conoscere e dare una propria interpretazione di aspetti anche complicati, a costo di sembrare spregiudicati o sbruffoni. Per dare interpretazioni precise esistono le interpretazioni autentiche, la giurisprudenza e la dottrina (e spesso anch'esse vanno in contrasto tra di loro).
Conoscere ed interpretare l'ordinamento dello Stato, ed ancor di più la nostra Costituzione, è un diritto/dovere, proprio come il voto.

Buona lettura.

Voglio cominciare questo articolo con un'analisi comparativa tra due valori che da sempre risultano essere al centro delle ideologie politiche di sinistra e destra: libertà vs uguaglianza.
La libertà è un valore molto importante in una società evoluta, ed esso merita di essere ampiamente tutelato; nell'altra faccia della medaglia abbiamo un altro valore non certo secondario al primo, che è l'uguaglianza. Tutti e due meritano tutela, ma rischiano d'entrare in conflitto tra di loro per un semplicissimo motivo:
1) Se si rispetta completamente il valore della libertà, dando la possibilità alle persone di relazionarsi tra loro, operando senza limiti nelle loro azioni, il risultato che avremo sarà sicuramente un aumento delle disuguaglianze all'interno della società, con la creazione di diverse fascie sociali, che con l'andare del tempo porterebbero creare numerosi conflitti interni;
2) Al contrario, se lo Stato operasse per realizzare una totale uguaglianza tra i propri cittadini, si finirebbe per controllare troppo la loro libertà, limitando gli spazi d'azione dei cittadini, e si rischierebbe di non dare risalto alle qualità personali di un soggetto, impedendogli di imporre le sue qualità personali su altri concorrenti.

Il contrasto fra libertà e uguaglianza risulta essere, proprio per questi motivi esposti, al centro delle riflessioni politiche da ormai più di 200 anni.
Molto semplicemente, i movimenti d'ispirazione evidentemente liberali provano ad imporre le idee di libertà, a costo di allargare le disuguaglianze tra i cittadini; mentre, i movimento d'ispirazione socialista ed ancor più marcatamente comunista, cercano d'imporre i loro mantra in difesa dell'uguaglianza, sacrificando in parte gli spazi di libertà personale dei soggetti.

Il gioco storicamente è sempre stato quello di provare ad equilibrare questi due concetti ideologici in netta contrapposizione, al fine di trovare un punto d'incontro che accontenti entrambe le parti.

Riuscire a trovare il punto d'incontro significa liberarsi dei concetti ottocenteschi di libertà vista esclusivamente come spazio libero dove i privati possono muoversi, accordarsi e contrattare senza controlli dello Stato. Infatti, questo concetto primario di libertà ha fallito, perché se è vero che formalmente i due soggetti erano liberi di contrattare liberamente le condizioni per trovare un accordo, sostanzialmente ad imporsi come soggetto forte era sempre quello che aveva in mano il potere: pensiamo ad un contratto tra datore di lavoro e lavoratore subordinato. E' chiaro che nella sostanza i concetti di libertà non reggessero, in quanto le condizioni contrattuali venivano imposte dall'imprenditore, ed il lavoratore subordinato era costretto ad accettarle, altrimenti ci sarebbero state altre 1000 persone pronte a sostituirlo accettando quelle condizioni.
Il concetto di libertà formale, come una libertà dei privati dal controllo dello Stato ha chiaramente fallito.

Oggi, la libertà viene intesa in modo completamente differente (nella legalità). Non si tratta più di una libertà dei privati al controllo statale, ma si tratta di una libertà ottenuta per mezzo dello Stato, con un soggetto pubblico che non resta più come soggetto controllore dall'alto, ma al contrario entra nella partita tra privati, limitando gli spazi di libertà personale al fine di ottenere confini delimitati chiamati TUTELE.

Proprio qui, a questo punto del ragionamento tra i due aspetti contrastanti di cui sto parlando, entra in gioco l'articolo 3 della nostra Costituzione.



Il valore dell'uguaglianza è di fondamentale importanza all'interno della nostra Costituzione, e questo è dimostrato dal fatto che all'uguaglianza è stato dedicato un articolo completo della Costituzione, l'articolo 3. 
Esso è un articolo che si divide in due commi, che trattano l'uguaglianza da due punti di vista differenti, che parrebbero opposti, ma che in realtà si dimostrano complementari tra di loro. Questi due punti di vista sono l'aspetto formale e sostanziale.

                       Partiamo con l'articolo 3 comma 1, che ci parla di uguaglianza formale.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

I significati che mostra l'articolo 3 comma 1 sono diversi. Si parte da un aspetto fondamentale, che risulta essere il concetto principe, ovvero: LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI.
Questo è un aspetto bellissimo visto da un punto di vista storico, che da uno spintone ad aspetti storici evidentemente tristi, dove la società era divisa di ordini, ed ognuno di questi aveva una legislazione specifica, differente da quella alla quale erano soggetti i cittadini interni ad altri ordini sociali.
Ora no; s'impone a tutti i cittadini di uno Stato una legislazione univoca, aldilà di ogni contrasto socio-economico.
Un altro concetto importantissimo che contiene questo comma è il DIVIETO DI DISCRIMINAZIONE, perché nessun cittadino, aldilà del suo colore della pelle, della lingua da lui parlata, della religione da lui professata, dalle sue idee politiche difese o dalla sua condizione economica, può ricevere un trattamento legale differente da qualsiasi altro cittadino.
Dobbiamo immaginare l'articolo 3 comma 1 come un insieme d'imposizioni d'uguaglianza tra cittadini, raggiunte dopo anni di lotte. Tuttavia, quest'uguaglianza è esclusivamente formale, scritta, ma non attuata nei contesti sociali.
E' vero che tutti sono uguali, e che tutti formalmente, grazie all'articolo 3 comma 1 hanno il diritto di poter avere uno stipendio dignitoso, ma nella sostanza sappiamo che non tutti, pur avendone il diritto riescono a raggiungere questo equilibrio di vita soddisfacente.
Serve qualcosa in più, una componente che s'inserisca all'interno del ragionamento dell'articolo 3 comma 1, dando le linee guida per portare a termine nella sostanza una reale uguaglianza tra i cittadini.
All'interno di quest'ingranaggio, per raggiungere questi scopi, s'inserisce perfettamente l'articolo 3 comma 2, fornendo una risposta esaustiva agli interrogativi che lascia irrisolti con se l'articolo 3 comma 1.

                                                 Articolo 3 comma 2

E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

All'articolo 3 comma 1 si aggiunge l'articolo 3 comma 2. Il secondo comma, ad un primo sguardo rischia di sembrare opposto al primo, ma ad un'analisi più attenta si dimostra in simbiosi, assolutamente complementare col primo.
Il principio di uguaglianza sostanziale contenuto nel secondo comma dell'articolo 3, vuole spiegare che lo Stato deve stabilire la forza con la quale intervenire in aiuto dei cittadini, al fine di rendere realmente operativi i principi contenuti all'interno del primo comma. Quando parlo di aiuti statali, parlo di esenzioni da tributi, di aiuti economici, che riescano ad intervenire in aiuto dei cittadini che vivono con difficoltà, al fine di ristabilire un livello di parità di possibilità reali, rendendo ai meno abbienti possibili prospettive che senza lo Stato rimarrebbero solo utopie.
Questo trattamento parrebbe discriminazione verso i più facoltosi, e quindi in completa controtendenza con il primo comma, ma in realtà non è così.
Il secondo comma riesce a ristabilire una condizione equa, dove tutti riescono ad accedere a servizi che altrimenti rimarrebbero possibili esclusivamente ad una piccola fetta di cittadinanza.

All'interno dell'articolo 3 della Costituzione, trovano complementarietà aspetti di libertà ed uguaglianza, prima in contrasto, oggi pienamente complementari ed attuabili.

Basterebbe capire ed applicare scrupolosamente l'articolo 3 della Costituzione, per trovare un equilibrio tra diverse ideologie politiche, al fine di formare una società dove tutti trovino la loro dimensione e dove tutti riescano ad accedere a servizi e trattamenti personali NON DISCRIMINATORI.

Giornalmente mi trovo a discutere di false ideologie politiche, di discriminazioni razziali, religiose, economiche. Tutto quello che riguarda la discriminazione, la libertà, la disuguaglianza può essere risolto attraverso queste poche righe.

La Costituzione è di tutti, va oltre le ideologie e quindi il suo contenuto dev'essere rispettato da qualsiasi forza politica e da tutti i cittadini. Dev'essere evidentemente aggiornata, integrata con nuovi strumenti, ogni qualvolta i cambiamenti storici lo consiglino. Questo dev'essere fatto senza andare ad intaccare i principi cardine della Costituzione, e l'articolo 3 è un pilastro fondamentale di questa costruzione.

Da esso riusciamo a capire come non dipenda ne dalla sinistra e ne dalla destra applicare politiche sociali a sostegno dei meno abbienti, perché questo comportamento l'impone la Costituzione, che va ben oltre la semplice ideologia politica.

Le discriminazioni razziali, religiose, sessuali, sociali, dovrebbero dovute essere già superate con l'entrata in vigore di questo articolo, tuttavia mi accorgo che non è così.
C'è chi continua a sostenere che l'Italia sia legata alla religione cattolica, ma questo è un ragionamento discriminatorio verso tutti quelli che professano altri culti religiosi, e per questo va contro il principio di uguaglianza formale enunciato dall'articolo 3. E' lo Stato che deve porre rimedio a queste controversie agendo nella sostanza come scritto all'interno dell'articolo 3 comma 2. Dividere religioni attraverso un ragionamento geografico è il modo più sbagliato per approcciare questo ragionamento, proprio perché nessuno impone ad un italiano di professare il Cristianesimo e da lui la possibilità di poter essere Musulmano, Induista, Buddhista... .

Ho limitato i ragionamenti contenuti in quest'articolo solo al principi enunciati dall'articolo 3 della Costituzione, che contiene tutto quello che serve. Non sono secondari tutti gli altri articoli, specie tutti quelli contenuti nei PRINCIPI FONDAMENTALI.

Ragioniamoci, alla prossima.








Nessun commento:

Posta un commento