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lunedì 29 giugno 2015

ANALISI DELLA SITUAZIONE GRECA PRIMA DEL REFERENDUM.

Salve gentili lettori.

In questo articolo, il primo della settimana, credo sia obbligatorio parlare dei nuovi sviluppi della situazione greca, con un'analisi a 360° su ciò che potrà succedere in positivo o in negativo a seconda del risultato del referendum. Referendum?? Sì! quindi aldilà di tutto quello che accadrà, avrà vinto la democrazia, contro il regime autoritario vigente in UE.
La Grecia, culla di civiltà e democrazia, torna a mostrare una componente fondamentale della sua cultura, facendo intravedere orgoglio e non piegandosi ai diktat dei creditori. Bravo Tsipras! e buon voto ai greci il prossimo 5 luglio.

Buona lettura.

Io direi di partire in quest'analisi prendendo in considerazione il fatto che, comunque andrà sarà stata una vittoria della democrazia. Alla condizione greca attuale, una vittoria dal punto di vista economico non verrà raggiunta attraverso un referendum. Ma potrà essere una solida base di partenza per rigettare l'ulteriore richiesta d'austerity dei creditori e provare a rincominciare sulla base di un'unione di un popolo per raggiungere un fine comune: la ripresa.
Le richieste dei creditori che hanno chiuso le trattative aperte dall'inizio del governo Tsipras sono le seguenti:

1) deregolamentazione ulteriore del mercato del lavoro;
2) tagli alle pensioni;
3) ulteriori tagli agli stipendi del pubblico servizio;
4) aumento dell'IVA sui generi alimentari e medicinali;
5) aumento della tassazione su turismo e ristorazione;
6) abolizione dei tagli fiscali previsti per le isole greche.

Noi italiani possiamo parlare con un minimo di comprensione verso le misure d'austerity, in quanto vittime se pur a livello inferiore, delle stesse logiche economiche che hanno portato la Grecia a soccombere. Prima di arrivare in Italia attraverso il "Jobs act" la deregolamentazione del mercato del lavoro era passata per la Grecia, provocando dati spaventosi. Essa ha inciso moltissimo sulla caduta del P.I.L greco, quantificabile a livello percentuale in un 23% tra il 2008 ed il 2013.
Un declino spaventoso del P.I.L è avvenuto nel 2011, 2012 e 2013 ( - 7,1%; - 6,4%; - 4,2% ).
L'aumento dell'IVA farà si che tutti i cittadini, aldilà del loro reddito verranno colpiti dall'acquisto addirittura di generi alimentari e medicinali, superando ogni ragionevole logica di buon senso, cooperazione ed unione comunitaria.
L'aumento della tassazione addirittura sul turismo colpirà uno degli ultimi settori che può risollevare un minimo le sorti della Grecia, affossandola definitivamente.

Ed ora cominciamo un'analisi più precisa. Precedentemente mi sono permesso di scrivere che per la Grecia non ci sono vie d'uscita indolore semplicemente per il fatto che esso è un dato di fatto. Continuando a rimanere all'interno dell'Euro firmando nuovi accordi debitori la Grecia continuerà ad attorcigliarsi su se stessa, contraendo nuovi debiti per sanare quelli precedenti, ed a ogni scadenza dovrà scendere nuovamente a compromessi per ricevere rinvii o nuova liquidità, in cambio di nuova austerità e cessione di democrazia.
In caso di uscita dall'UE e dall'Euro, la Grecia si troverà a dover tornare alla sovranità monetaria, fatto positivo, ma negativo nello specifico ellenico, in quanto essa importa praticamente tutto. La svalutazione che subirà la "nuova Dracma" sarà davvero pesante e le importazioni aumenteranno di prezzo rispetto ad oggi; purtroppo non ci sarà un buon riscontro neppure dal punto di vista delle esportazioni, in quanto il settore export greco non è il fattore macroeconomico che trascina l'economia greca (come invece risulta essere per l'Italia). Ciò significherebbe che, pur avendo una svalutazione competitiva della Dracma, e vedendo i propri prodotti diventare vantaggiosi per i paesi esteri, saranno pochissime le situazioni che potranno andare ad incidere per arrecare vantaggi alla Grecia.
Il fattore industriale d'esportazione principale è lo yogurt, che purtroppo è finito in gran parte in mano agli "amici tedeschi", ma che caso. L'unico settore dove la Grecia potrà realmente incidere sarà il turismo, grazie ai suoi territori spettacolari ricchi di bellezze e di storia.

Un'altra grossissima differenza tra la situazione italiana e quella greca è la seguente: la quasi totalità debito greco, a differenza della maggioranza di quello italiano, è esterno alla legislazione nazionale, e quindi in caso di GREXIT non sarà convertibile e saldabile in "Nuova Dracma". Questo è un fattore fondamentale, perché in caso di uscita e svalutazione, per i paesi non industrializzati (nella quale a questo punto inserirei anche la Grecia), il tasso d'inflazione cresce molto nel medio periodo e questo sarebbe stato un gran vantaggio per la Grecia, in quanto il suo debito si sarebbe sgonfiato, con tanto compassione verso i creditori mangiatori di democrazia.

Non c'è una via che possa portare la Grecia ad una ripresa parzialmente indolore, se non una sorta di piano Marshall atto a risollevare con aiuti esterni le condizioni dell'economia greca. Vi fareste chiaramente una grassa risata se io vi dicessi che a farsi carico di questo possa essere proprio l'UE.... infatti non sarà così. Mi vengono sinceramente in mente solo due Stati che ad oggi potrebbero accollarsi questo onere, trovando un accordo col governo Greco dal punto di vista geopolitico: la Cina e la Russia. Punto sulla Russia, perché avrebbe tutti i motivi per farlo, in quanto la Grecia occupa geograficamente un punto strategico, e perché essa fa parte della NATO. In cambio di accordi geopolitici, comprendenti anche l'abbandono della NATO da parte della Grecia, potrebbero aprirsi scenari importanti.

Vorrei ricordarvi che, dopo la Grecia, ci sarà un'altra Grecia, e poi un'altra ancora fino a quando il sistema malato dell'Euro non verrà sgretolato.

Mi piacerebbe ragionare su questo grafico, perché ci da tutte le risposte che ci servono.
Quando uno Stato senza fondamentali macroeconomici simili alla politica monetaria ed economica seguita in un sistema (Euro), ne entra a far parte, s'innesca il famosissimo CICLO DI FRENKEL.
Parliamone in modo semplificato e breve.
Quando due paesi con strutture macroeconomiche e monetarie differenti, si uniscono in una stessa moneta s'innesca il ciclo di Frenkel.
Il paese grande inizia a finanziare quello piccolo per crearsi un mercato di sbocco per le proprie merci ed inoltre va a destinare il capitale a progetti produttivi, in quanto nel paese meno industrializzato il capitale viene allocato in maniera migliore. Attraverso questi finanziamenti esterni il P.I.L cresce ed il benessere dei cittadini del paese meno industrializzato aumenta. Prendendo come unità di cambio la stessa moneta del paese industrializzato per i cittadini del paese meno industrializzato diventa vantaggioso importare, più che produrre i beni a casa loro, ed ecco che il paese industrializzato si crea il suo mercato di sbocco per esportare. Nel grafico si vede molto bene cosa sia successo nel periodo iniziale dell'Euro.
Questo sistema prosegue fino al momento in cui per un fattore X (magari una crisi economica), il paese o i paesi industrializzati legati al paese meno industrializzato in unione monetaria, decidono di chiudere i rubinetti del credito e cominciano pretendere la restituzione.
A questo punto i privati cittadini che hanno fatto debito (perché è il debito privato il vero problema), cominciano a soccombere, vendendo imprese strategiche, come successo con la gran parte dei produttori di yogurt greci con i tedeschi.
Questo è quello che è successo alla povera Grecia, e che sta succedendo in scala minore anche in Italia.

Ci sarà sempre una prossima Grecia, a meno che essa non riesca ad uscire e trovare un immediato accordo economico con una superpotenza in grado di finanziare la ricostruzione economica dello Stato. Molti Stati che saranno "la prossima Grecia", potrebbero svegliarsi... .

Tsipras spinge i cittadini verso il NO secco alle proposte dei creditori, i cittadini greci non hanno alternative se non provare una nuova strada. Il premier ha spiegato molto bene ai cittadini che, qualora decidessero di intraprendere la strada dell'austerity, non vi sarà alcuna possibilità di ripresa. Ma come sappiamo bene da esperienze interne, i cittadini non votano secondo logiche razionali, ma secondo condizionamenti esterni, che in questo caso potrebbero derivare da minacce velate dai creditori. Le borse tremeranno, preparatevi. Le banche greche rimarranno chiuse fino al 7 luglio, con prelievi non superiori ai 50 Euro, circa a quanto si dice.
Nel caso in cui il popolo greco votasse si, si andrebbe ad una ristrutturazione del debito e saremmo punto a capo.

In ogni caso vincerà la democrazia, ed è questo l'importante: dare al popolo il diritto di scegliere il proprio destino.
Ho collegato il referendum greco del 5 luglio ad un film stupendo, il miglior film politico che mi sia capitato di guardare. Il titolo è NO! i giorni dell'arcobaleno. Esso parla del referendum cileno che buttò a terra il regime e fece riaffiorare la democrazia. Fidatevi, la situazione greca non è migliore di quella cilena, anche se per motivazioni in parte differenti; infatti anche in questa occasione si parla di democrazia e libertà, non da un regime militare, ma da un regime economico. Spero che il popolo greco abbia lo stesso coraggio che ebbero allora i cileni nel voler voltare pagina.


Ps. Il finale del Ciclo di Frenkel è sempre lo stesso.....sì, avete capito: uscita, recupero della sovranità monetaria e svalutazione e non credo che alla Germania egemone nel sistema Euro piaccia l'idea di una piccola, grande crepa nel sistema.
L'ultimissima notizia è l'intervento degli USA, che spinge UE e FMI a trovare un accordo per trattenere la Grecia nell'Euro attraverso una ristrutturazione del debito al ribasso... . Hanno una paura pazzesca che il sistema crolli.

Alla prossima!

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