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martedì 9 giugno 2015

LA COSTITUZIONALITA' DEL REDDITO DI CITTADINANZA. GLI ARTICOLI 3 E 38.

Salve gentili lettori!

Questo articolo che vi state apprestando a leggere nasce da un'esigenza dalla quale non mi sono potuto sottrarre. Essa nasce da una dichiarazione del premier Matteo Renzi, che io ritengo alquanto inappropriata:<<IL REDDITO DI CITTADINANZA E' INCOSTITUZIONALE>>. 
Non sono d'accordo con questa affermazione, e per diritto di replica voglio spiegare le motivazioni che mi portano a dichiarare l'esatto contrario:<<IL REDDITO DI CITTADINANZA E' COSTITUZIONALE>>. Lo so, la mia parola vale uno sputo nei confronti di quella di un primo ministro laureato in giurisprudenza, ma l'articolo 21 della Costituzione mi permette di esprimere il mio pensiero. Il primo comma dell'articolo 21 spiega che: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".

Credo di essere molto più abile a scrivere che a parlare....quindi, buona lettura!


Comincerei specificando che queste tesi non nascono dalla mia fantasia, ma da due articoli distinti della Costituzione italiana, l'articolo 3 e l'articolo 38.

Qui di lato potete leggere l'articolo 38 nella sua interezza. Esso esprime il dovere dello Stato alla provvidenza dei cittadini aventi bisogno di sostegno, per le più svariate motivazioni. Esse possono essere diverse: vecchiaia, invalidità, infortunio, disoccupazione involontaria.
Esso sancisce conseguentemente il dovere dello Stato al mantenimento ed all'assistenza dei cittadini disagiati, anche se momentaneamente.
Lo strumento che risponde a questa problematica è l'assistenza sociale, che si concretizza attraverso l'erogazione delle pensioni sociali, degli assegni d'invalidità.

Andando più nello specifico rispetto alla sua incidenza a sostegno del reddito di cittadinanza, ritroviamo un'importanza fondamentale nel passaggio "disoccupazione involontaria" e nel penultimo comma "Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato".

In Italia, in questo momento abbiamo una disoccupazione che tocca il 13%, ed una disoccupazione giovanile che non si ferma e punta al tetto del 50%. Qualora andassimo a conteggiare anche le persone che ormai si sono moralmente arrese, smettendo così di cercare un'occupazione il dato salirebbe molto di più.
In questo momento lo Stato deve farsi carico della cittadinanza in difficoltà, garantendo un recupero formativo che vada a reinserirli in nuovi settori d'occupazione, ed un reddito che vada ad integrare quello percepito fino al superamento della soglia di povertà, che in questo momento è sui 600 Euro circa.
Il Movimento 5 stelle ha presentato una proposta di legge che garantisce 780 Euro al mese ed un recupero formativo, seguito da 3 proposte di lavoro in 3 anni. Qualora il cittadino dovesse rifiutare 3 proposte, decadrebbe il suo diritto al reddito di cittadinanza.
In questa misura contro la povertà, verrebbero integrate le pensioni minime inferiori ai 780 Euro, fino al raggiungimento di tale reddito. Esso cambia in base al nucleo famigliare, ecco un esempio.




Le coperture finanziarie di questa manovra economica sono molteplici, e sono già state passate al vaglio della ragioneria dello Stato, che ha confermato la bontà della proposta.
Potete trovare il testo integrale della senatrice Nunzia Catalfo nel sito internet del Senato.

Passiamo all'articolo 3.

L'articolo 3 della costituzione enuncia i principi di uguaglianza formale (comma 1) ed uguaglianza sostanziale (comma 2). Specialmente il secondo comma si sposa benissimo con il concetto di reddito di cittadinanza come strumento di lotta alla povertà e di libertà dai controlli criminali.



Articolo 3, liberi ed uguali, non a caso. Lo scopriremo spiegando i significati interni ai due commi dell'articolo.

Partiamo con l'articolo 3 comma 1, che ci parla di uguaglianza formale.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

I significati che mostra l'articolo 3 comma 1 sono diversi. Si parte da un aspetto fondamentale, che risulta essere il concetto principe, ovvero: LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI.
Questo è un aspetto bellissimo visto da un punto di vista storico, che da uno spintone ad aspetti evidentemente tristi, dove la società era divisa di ordini, ed ognuno di questi aveva una legislazione specifica, differente da quella alla quale erano soggetti i cittadini interni ad altri ordini sociali.
Ora no; s'impone a tutti i cittadini di uno Stato una legislazione univoca, aldilà di ogni contrasto socio-economico.
Un altro concetto importantissimo che contiene questo comma è il DIVIETO DI DISCRIMINAZIONE, perché nessun cittadino, aldilà del suo colore della pelle, della lingua da lui parlata, della religione da lui professata, dalle sue idee politiche difese o dalla sua condizione economica, può ricevere un trattamento legale differente da qualsiasi altro cittadino.
Dobbiamo immaginare l'articolo 3 comma 1 come un insieme d'imposizioni d'uguaglianza tra cittadini, raggiunte dopo anni di lotte. Tuttavia, quest'uguaglianza è esclusivamente formale, scritta, ma non attuata nei contesti sociali.
E' vero che tutti sono uguali, e che tutti formalmente, grazie all'articolo 3 comma 1 hanno il diritto di poter avere uno stipendio dignitoso, ma nella sostanza sappiamo che non tutti, pur avendone il diritto riescono a raggiungere questo equilibrio di vita soddisfacente.
Serve qualcosa in più, una componente che s'inserisca all'interno del ragionamento dell'articolo 3 comma 1, dando le linee guida per portare a termine nella sostanza una reale uguaglianza tra i cittadini.
All'interno di quest'ingranaggio, per raggiungere questi scopi, s'inserisce perfettamente l'articolo 3 comma 2, fornendo una risposta esaustiva agli interrogativi che lascia irrisolti con se l'articolo 3 comma 1.

                                                 Articolo 3 comma 2

E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

All'articolo 3 comma 1 si aggiunge l'articolo 3 comma 2. Il secondo comma, ad un primo sguardo rischia di sembrare opposto al primo, ma ad un'analisi più attenta si dimostra in simbiosi, assolutamente complementare col primo.
Il principio di uguaglianza sostanziale contenuto nel secondo comma dell'articolo 3, vuole spiegare che lo Stato deve stabilire la forza con la quale intervenire in aiuto dei cittadini, al fine di rendere realmente operativi i principi contenuti all'interno del primo comma. Quando parlo di aiuti statali, parlo di esenzioni da tributi, di aiuti economici, che riescano ad intervenire in aiuto dei cittadini che vivono con difficoltà, al fine di ristabilire un livello di parità di possibilità reali, rendendo ai meno abbienti possibili prospettive che senza lo Stato rimarrebbero solo utopie.
Questo trattamento parrebbe discriminazione verso i più facoltosi, e quindi in completa controtendenza con il primo comma, ma in realtà non è così.
Il secondo comma riesce a ristabilire una condizione equa, dove tutti riescono ad accedere a servizi che altrimenti rimarrebbero possibili esclusivamente ad una piccola fetta di cittadinanza.

All'interno dell'articolo 3 della Costituzione, trovano complementarietà aspetti di libertà ed uguaglianza, prima in contrasto, oggi pienamente complementari ed attuabili.

La Costituzione è di tutti, va oltre le ideologie e quindi il suo contenuto dev'essere rispettato da qualsiasi forza politica e da tutti i cittadini. Dev'essere evidentemente aggiornata, integrata con nuovi strumenti, ogni qualvolta i cambiamenti storici lo consiglino. Questo dev'essere fatto senza andare ad intaccare i principi cardine della Costituzione, e l'articolo 3 è un pilastro fondamentale di questa costruzione.

Ora che ne pensate sulla costituzionalità o incostituzionalità del reddito di cittadinanza??? Ciao Renzie!

PS. E se vi dovessero dire....." L'Europa non vuole ", voi mostrate loro che le uniche nazioni UE che non hanno il reddito di cittadinanza, nelle sue più svariate forme sono: l'Italia, la Grecia e l'Ungheria. Ops.

Alla prossima.



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