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mercoledì 15 luglio 2015

UE - L'ILLUSIONE TSIPRAS, IL CONCORDATO, L'AUSTERITY E L'EGEMONIA TEDESCA ANTIDEMOCRATICA.

Salve gentili lettori.

Sapete, dopo gli ultimi fatti che hanno contraddistinto la resa di Alexis Tsipras ai comandi dei creditori della Troika, mi sono posto alcune domande ed ho cercato di darmi delle risposte. Sono profondamente amareggiato perché ho provato ad immedesimarmi nel popolo greco, che con il voto alle politiche di qualche mese fa, aveva sperato di aderire ad un progetto che li portasse fuori dall'austerity. Mesi di trattative a vuoto avevano fatto sperare, finalmente, in un atto di coerenza politica e programmatica da parte di un rappresentante del popolo, ed io ci ho voluto credere fino all'ultimo. L'indizione di questo referendum mi aveva entusiasmato proprio perché, essendo un amante della democrazia diretta, avevo visto in esso un'opportunità di riscatto dei popoli sovrani, nei confronti del sistema bancario e finanziario che vigila sulla democrazia europea. Il voto fantastico e coraggiosissimo del popolo greco, addirittura contro lo status quo, aveva alimentato ancora di più la mia euforia. Quando mai un premier, dopo aver indetto un referendum di una portata mediatica spaventosa a sostegno del ripudio all'austerity, avrebbe osato tradire il proprio popolo?? Impossibile, mi ero detto. Questa possibilità non aveva nessuna logica fondata.

Avevo, d'altro canto tante avvisaglie su una possibile grexit:
1) La liquidità d'emergenza offerta dalla B.C.E. agli istituti greci, nonostante il decreto che aveva limitato la possibilità di prelievo a 60 Euro giornalieri, stava ormai arrivando a termine (88 miliardi sugli 89 a disposizione);
2) La B.C.E. non era disposta a fornirne ancora;
3) Schauble, ministro delle finanze tedesco, aveva chiuso ad una ristrutturazione del debito greco, facendosi forza con l'impossibilità di questa strada mostrata dai trattati;
4) La Merkel aveva chiuso a qualsiasi possibilità di concordato, in caso avesse vinto il NO;
5) Tsipras, di conseguenza al NO, non avrebbe potuto presentare un piano contenente nuova austerità, perché sarebbe andato contro il voto referendario espresso dal suo popolo;
6) I contatti con la Russia, mi avevano fatto pensare ad un'uscita dall'Euro prossima, con aiuti provenienti dai BRICS in cambio dell'uscita della Grecia dalla N.A.T.O. e del controllo di alcuni porti strategici del Mediterraneo.

Tutti questi punti sommati tra di loro, mi avevano dato un grosso sostegno nel credere che alla fine, la GREXIT sarebbe stata inevitabile. Mi sbagliavo.
Le dimissioni del ministro delle finanze, Yanis Varoufakis, mi avrebbero dovuto far accendere il campanellino, ma le sue dichiarazioni successive alle dimissioni non mi avevano allarmato, per il semplice fatto che egli stesso avesse sostenuto che esse fossero evidentemente funzionali al raggiungimento dell'obiettivo, in quanto la sua presenza non fosse ben vista dai creditori. Insomma, si era fatto da parte per aiutare Tsipras a raggiungere lo scopo finale.

Purtroppo tutti questi ragionamenti, fondatissimi se pensati in modo razionale in collegamento l'uno all'altro, erano sono fumo negli occhi. Le dimissioni di Varoufakis erano dovute ad una diversa metodologia tattica per arrivare allo scopo, tattica non appoggiata da Tsipras.
A conti fatti, Tsipras ha proposto esattamente quello che i creditori avrebbero voluto leggere; sostanzialmente la sua proposta risultava speculare (a parte qualche piccola modifica), all'ultima proposta di Juncker prima del referendum, datata 26 giugno scorso.

I punti principali sono questi:
1) Privatizzazioni selvagge (porti, energia elettrica, gas, aeroporti);
2) Aumento progressivo dell'avanzo primario nei prossimi tre anni;
3) Aumento dell'IVA (23% per ristoranti e alberghi, a differenza del 13% in vigore);
4) Aumento della tassazione d'impresa dal 26% al 28%;
5) Ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro, ancora più dura delle limitazioni ai diritti dei lavoratori arrivate con il governo tecnico post 2012;
6) Cancellazione degli aiuti alle isole greche, tranne alcune isolette sperdute;
7) Innalzamento dell'età pensionabile da 63 a 67 anni, in modo progressivo;
8) Aumento del prelievo ai pensionati dal 4% al 6%;
9) Tagli alla difesa.

Il tutto si svolgerà molto velocemente. Le agevolazioni fiscali alle isole greche dovranno avere un termine massimo fissato all'inizio del 2016; oltre all'aumento della tassazione del reddito d'impresa, verranno azzerati gli aiuti agli agricoltori vigenti tramite agevolazioni fiscali; le pensioni dovranno avere un evoluzione tendente al rialzo, per arrivare al 2022 con il limite fissato a 67 anni; tagli ai salari della pubblica amministrazione, commisurandoli alla produttività; tagli alla difesa progressivi in due anni, 100 milioni di Euro nel 2015 e 200 milioni di Euro nel 2016

Una proposta irrinunciabile per i creditori, direte voi. Mmm, quasi. Oltre queste manovre che di umano hanno pochissimo ed a cui vanno sommate le condizioni nella quale si trova la Grecia attuale, i creditori hanno voluto altre certezze. A fronte di un nuovo credito di 80 miliardi circa, il governo greco si è impegnato ad inserire in un fondo fiduciario (a protezione del prestito) beni pubblici (REALI) per 52 miliardi di Euro. Questo fondo non verrà gestito dal governo greco, ma dalla Troika, tramite la nomina di alcuni esperti.
Si tratta di beni pubblici di valore inestimabile, non solo da un punto di vista finanziario, ma culturale e storico, che verranno messi a protezione di un credito. Essi fungeranno da pegno.
Un gran numero di riforme andranno approvate in...due giorni.
Tutto questo in uno Stato, la Grecia, con disoccupazione giovanile al 55%.

La bellissima Europa, piccola da un punto di vista geografico, ma fondamentale per gli equilibri geopolitici, bellissima per la possibilità di unire tantissime culture differenti, ha fallito. I presupposti dell'UE erano basati sulla cooperazione tra gli Stati, in modo da limitare i pericoli per Stati strutturalmente non grandissimi.
Invece non è così: ci ritroviamo in un'UE comandata a bacchetta dalle esigenze di un'unica nazione, la Germania, che impone politiche restrittive che limitano le potenzialità economiche degli Stati interni ed i diritti dei loro cittadini, a vantaggio di una politica economica che produce oltretutto squilibri. Oltre il danno la beffa.
DEMOCRAZIA VENDESI...
L'UE si sta togliendo la maschera, e se siete restii ad ammetterlo, il tempo vi aiuterà a capirlo.

Comunque sia, aldilà del risultato, la sconfitta della Merkel è comunque visibile dentro i confini tedeschi. Fuori ragioniamo in un altro modo, vediamo meglio quello che succede in Europa e valutiamo molto più facilmente l'egemonia economica imposta dalla Germania. Ma all'interno della Germania, i cittadini lavoratori sono stati plagiati da una propaganda che ha promosso l'immagine tedesca come locomotiva europea, mentre gli altri Stati in crisi vengono visti come vampiri pronti a succhiare il sangue prodotto con tanta fatica e sudore dai lavoratori germanici. Ora, l'ottenimento per la Grecia di altri 80 miliardi di Euro, farà infuriare i lavoratori tedeschi "vittime plagiate" del sistema propagandistico eurista. Approfondiremo questa tematica.

La delusione più grossa risulta essere Tsipras, che avevo elogiato per aver rimesso al popolo la decisione sull'austerity, salvo poi calpestare la democrazia diretta da egli stesso promossa. Se non è alto tradimento questo, allora definitemi l'alto tradimento perché mi sfugge il significato, evidentemente.

Approfondirò le condizioni economiche della Germania e dell'UE nel prossimo articolo.

Alla prossima.

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