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venerdì 30 ottobre 2015

BAIL-IN - SEI MIO SOCIO, MA SOLO QUANDO VADO IN PERDITA.

Salve gentili lettori.

In questo articolo vorrei parlarvi di BAIL-IN. Alcuni di voi conosceranno questo tema da qualche mese, mentre ad altri sarà sfuggito, perché i mezzi d'informazione tendono a spostare l'attenzione su temi secondari. Questo tema colpirà tutti i cittadini aventi un conto corrente bancario con un capitale superiore ai 100 mila Euro, ma purtroppo questo è solo l'inizio, ed il capitale depositato è facilmente plausibile che andrà via via diminuendo verso somme molto minori (esempio i 30 mila Euro garantiti in Germania), quindi meglio prepararsi con consapevolezza.

Esso entrerà in vigore dal 1° gennaio 2016, e quindi comincerà a mettere a rischio chi ha conti correnti con depositi non garantiti superiori ai 100 mila euro.

In sostanza, quando si parla di BAIL-IN, si va a toccare un principio già esistente in altri Stati (vedi U.S.A), secondo cui i correntisti di una banca, in caso di perdite dello stesso istituto bancario ove abbiano preventivamente posto in custodia i loro risparmi, siano obbligati a partecipare alle perdite dell'istituto tramite un prelievo forzoso dal conto corrente.
In questo modo le perdite registrate dagli istituti verranno appianate da prelievi forzosi dai conti dei correntisti (cioè noi), ma non solo.


Per semplificare ancora di più: si diventerà praticamente soci dell'istituto bancario dove abbiamo aperto un conto corrente, ma solo nel momento in cui l'istituto dovesse andare in perdita. 
Si aprirà quindi un caso quanto mai contraddittorio, perché diventeremo soci dell'istituto non nella sua globalità, ma solo in caso di perdita. In caso di utili, non parteciperemo alla divisione di tali somme. 
Ci sono già esempi storici, anche dentro l'Unione Europea. Vi ricordate il crack del sistema bancario Cipriota? In quel caso, ci fu l'applicazione del BAIL-IN tramite prelievo forzoso sui conti correnti dei correntisti. Pare che il sistema sia piaciuto così tanto, che dal 2016 verrà applicato anche nei restanti Stati, attraverso la Direttiva dell'Unione Europea 2014/59/UE 


Facciamo un esempio.
Un istituto bancario che chiameremo TIZIO, registra delle perdite e per non fallire andrà ad appoggiarsi a tutti quei soggetti facenti parte del suo sistema: azionisti, obbligazionisti e correntisti.
L'ordine è proprio quello indicato, a scalare. Prima verranno colpiti gli azionisti, poi gli obbligazionisti ed in fine, se necessario, anche i correntisti tramite prelievo forzoso dal conto corrente.
Precedentemente, quando un istituto bancario andava in sofferenza, per tutelare i correntisti interveniva anche lo Stato a salvarla, fatto che a me non è mai piaciuto più di tanto, per il semplice fatto che, dopo averlo risanato, l'istituto continuava a restare privato.
Sbagliatissimo e profondamente ingiusto nei confronti di tutti i contribuenti di uno Stato, anche se un istituto bancario non si può lasciare al suo destino facilmente. Semplicemente, una volta cominciata una procedura di salvataggio con soldi pubblici, l'istituto andrebbe nazionalizzato.


Per capire nel dettaglio il contesto, vi consiglio vivamente l'intervento del cittadino portavoce m5s alla Camera dei deputati, Alessio Villarosa.



Alla prossima.

giovedì 22 ottobre 2015

LEGGE DI STABILITA' 2016 - DECONTRIBUZIONI SI', DECONTRIBUZIONI NO . COLLEGAMENTO ALL'ART.8 COMMA 9 DELLA LEGGE 407 DEL 1990, ORMAI SOPPRESSO.

Salve gentili lettori.

Siamo in tema di legge di stabilità, e su questo articolo vorrei fare una correlazione tra un aspetto della legge di stabilità 2015, e quella che sarà del 2016. Della legge di stabilità dell'anno prossimo non conosciamo ancora il testo, in quanto, fino a ieri, circolavano esclusivamente delle bozze.
Tuttavia, già da stamattina dovrebbe esserci la bozza definitiva.
A quanto pare in tema fiscale, però l'UE pare avere qualcosa da ridire con la documentazione presentata dal governo, in quanto non conforme con le regole dell'Europa. Tuttavia, sappiamo che il primo ministro Renzi, dichiarò pochi giorni fa che, qualora le proposte del governo fossero state respinte in sede europea, non ci sarebbe stato nessun aggiustamento, in quanto l'avrebbe ripresentata tale e quale.
Per ora possiamo farci un'idea prendendo come al solito i tweet magici del premier Renzi, quindi tappiamoci il naso e facciamo di necessità, virtù.

Ecco il tweet del premier, datato 15 ottobre 2015.


" ANCORA SGRAVI PER CHI ASSUME, MENO DI PRIMA PERO', AFFRETTARSI PREGO #ITALIACOLSEGNOPIU' ". 


Riprendo un tema che ha già trattato la portavoce Lezzi durante la manifestazione #Italia5stelle nella serata di domenica.
Vi ricordate, circa un anno fa, il video caricato sul canale youtube m5s parlamento, che spiegava il comportamento del governo sul tema decontribuzioni? Eravamo in pieno periodo di discussione della legge di stabilità 2015. Questo video, girato dalla portavoce Catalfo e dal portavoce Puglia, si denunciava il fatto che, per coprire finanziariamente l'esborso delle nuove decontribuzioni proposte dal governo Renzi, si stesse sopprimendo l'articolo 8 comma 9 della legge 407 del 1990, anch'esso in tema decontribuzioni.

Ora spieghiamo bene le differenze tra la legge del 1990 e quelle della legge del 2015 di Renzi.

La l'articolo 8 comma 9 della legge 407 del 1990, nacque dalla necessità di combattere la crisi economica che accompagnava il sud Italia, nell'ormai storico problema denominato "crisi meridionale", mai totalmente risolto. Problema storico. 
Grazie a questa legge, le imprese che avessero assunto dei disoccupati, avrebbero avuto diritto a sgravi fiscali sotto forma di decontribuzioni. Specificatamente, essa prevedeva uno sgravio totale dei contributi ed uno sgravio totale del premio INAIL per le imprese.
Essa non funzionava esclusivamente per il meridione, ma aveva applicazione, seppur dimezzata, anche per le altre zone d'Italia.
Questa norma, aveva ormai una copertura finanziaria strutturale, che si ripeteva da 24 anni. Essendo stata approvata nel lontano 1990, essa non era soggetta alle regole del pareggio di bilancio, al contrario della legge di Renzi del 2015. 
Ciò che esprimevano i due portavoce al Senato del m5s, era la possibilità, se proprio Renzi avesse voluto portare avanti il suo spot di promozione sul nuovo Jobs act, di bloccare la norma strutturale per un anno, per poi finanziarla nuovamente dal 2016 in poi.
Al contrario, purtroppo, questa norma è stata soppressa, ed ora non si potrà più finanziare una misura del genere senza doverla intrappolare nelle strettissime maglie del pareggio di bilancio.


Ora passiamo alla proposta del 2015.

Questa misura approvata in legge di stabilità 2015, andava a vantaggio della diminuzione di disoccupazione, esattamente come la 407 del 1990, tuttavia questa norma deve sostanzialmente rigenerarsi tutti gli anni, trovando di anno in anno le coperture finanziarie per continuare ad essere applicata, dovendosi salvare dalle maglie strettissime del pareggio di bilancio.


Ed è proprio qui il trucchetto.

Nell'anno 2015, la legge del governo Renzi dava fino a 24 mila Euro di decontribuzione alle aziende che avessero assunto disoccupati, essa fu finanziata dalla soppressione dell'articolo 8 comma 9 della 407 del 1990 per la quasi totalità. 
Oggi, sappiamo per certo (dal tweet di Renzi) che le decontribuzioni alle aziende che assumeranno disoccupati nell'anno 2016 saranno dimezzate. 
Dalle bozze pare che le decontribuzioni si fermeranno ad un massimo di 6500 Euro, cioè 17500 Euro in meno rispetto all'anno 2015.

Ed ora la mazzata finale. Sapete a quanto arrivavano le decontribuzioni con la norma 407 del 1990, che veniva finanziata da 25 anni, senza dover preoccuparsi del pareggio di bilancio?? Ve lo dico io; arrivavano a 20 mila Euro.

Purtroppo non ho trovato il video di riferimento del 2014, ma c'è comunque l'intervento in Senato del portavoce Puglia, durante la discussione della legge di stabilità 2015. Il finale del suo intervento è dedicato a questo tema.


Ed ora lecchiamoci le ferite.

Alla prossima.




venerdì 16 ottobre 2015

L'ANALISI DI UN TWEET PIDDINO. IMMIGRATI E AUTOCTONI MESSI GLI UNI CONTRO GLI ALTRI.

Salve gentili lettori.

Vorrei partire da quest'immagine.



Questo tweet del PD pone quantomeno degli interrogativi, perché interpretabile in due modi differenti.

Si parla manodopera straniera che si sta sostituendo a quella autoctona nei processi produttivi. C'è un fortissimo rischio di possibili incomprensioni in questo messaggio, ed esse non sono di poco conto.

Si dovrebbe parlare di integrazione ed inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro (sotto forma di nuova offerta), ma non di sostituzione. La sostituzione è premeditata a tavolino; l'inserimento, invece, avviene di pari passo con l'integrazione, a pari condizioni contrattuali con il resto della popolazione autoctona. Altrimenti si rischia di far intendere che la manodopera immigrata porti vantaggi perché meno remunerata, di conseguenza aiuti ad abbassare i costi di produzione e quindi il prezzo del prodotto finale (il che è già realtà, il problema è conosciuto ed esiste da un pezzo).

L'altra interpretazione è contraria alla prima. 

Ovvero, che questa situazione porti svantaggi agli autoctoni, costringendoli ad abbassare le loro richieste salariali per le prestazioni lavorative offerte. Il rischio di uscire fuori dal mercato del lavoro, contrariamente, sarebbe troppo alto. Su questo secondo ragionamento le forze di destra ci marciano alla grande. 

Ma la verità sta nel mezzo. Sappiamo che il risultato finale d'un abbassamento globale dei salari è stato perseguito, ed il motivo è la corsa all'abbassamento dei costi di produzione, che hanno incisione diretta sui prezzi dei beni, che penalizza sia gli immigrati che gli autoctoni per quanto riguarda l'aspetto salariale. Entrambi usati come capro espiatorio e messi gli uni contro gli altri a tavolino, mentre, al contrario, dovrebbero lavorare di pari passo per i loro diritti.
Parolina magica: jobs act; seconda parolina magica: deflazione salariale. La corsa all'esportazione disperata perseguita obbligatoriamente dagli Stati interni all'Eurozona porta a questi risultati, è chiaro.
C'è un continuo livellamento al ribasso per rimanere competitivi nel settore export, altrimenti si verrebbe tagliati fuori. Nel mentre però la domanda interna viene pugnalata continuamente da un minor reddito. Ci ritroviamo, quindi, con un tasso di disoccupazione estremamente importante.


Ricordate le parole di D'Alema sull'immigrazione in Europa? Nel dubbio vi posto il video.




La motivazione è solo questa, non c'è buonismo in queste parole, ma c'è da dire che, in questo caso specifico, non viene coperta la realtà del progetto con frasi di miele.

Alla prossima.

Ps. Nel mentre siamo ritornati nuovamente in deflazione....