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venerdì 20 novembre 2015

TERRORISMO - DUE PESI, DUE MISURE.

Salve gentili lettori.

Questo breve articolo vorrei dedicarlo alla diversa visione data ad una strage di proporzioni simili, in base alla collocazione geografica in cui essa ha luogo. Due pesi, due misure. 
Ma i civili innocenti parigini valgono esattamente quanto quelli nigeriani, libici, russi, palestinesi o siriani.
Vogliamo un equilibrio, in nome della fratellanza tra i popoli e del ripudio della guerra.

Buona lettura.


La concezione del "due pesi, due misure", in base alla collocazione geografica della strage, non appartiene di natura all'animo umano.
E' un modo di ragionare che si acquisisce attraverso l'educazione impartita, nel tempo, dallo sviluppo della società, e si basa su ragionamenti di carattere economico, geografico e geopolitico. 
S'è formata una cornice preconfezionata, dove tutti noi siamo rimasti ingabbiati, diventandone prigionieri. E' molto facile acquisire questo metro di giudizio, perché lo facciamo in modo indiretto e inconsapevole, mentre, al contrario, è difficile uscirne. Questo semplicemente per il fatto che la società in cui siamo inglobati, essendo spinta verso il centro della cornice, ci spinge a sua volta verso il centro rendendoci parte integrante di una catena, formata dall'informazione controllata e dagli male informati che a loro volta creano un passaparola. 
Credo di poter dire per esperienza personale che, essendone prigionieri, tutti noi al recepimento dell'informazione stiamo dentro la cornice, per poi tentare di divincolarci quando la ragione prova a venire nuovamente a galla. La ragione dev'essere allenata a venire a galla, altrimenti si resta con la benda negli occhi.

I due attentati di Parigi hanno avuto un richiamo informativo infinitamente maggiore rispetto ad altre stragi. E non parlo solo della notizia in se, ma anche dell'aspetto emotivo che ci lega a quest'avvenimento.
Ricordo che la prima strage di Parigi (parlo dell'attacco alla sede della rivista satirica Charlie Hebdo), fu nel gennaio del 2015. 
Il 3 gennaio 2015, a Baga (Nigeria), i fondamentalisti islamici sunniti di Boko Haram, attaccarono la città ammazzando 150 persone (stima del governo nigeriano); tre giorni fa, sempre Boko Haram ha attaccato un mercato nel nord-est della Nigeria, uccidendo 42 persone e ferendone altre 120.
E' di ottobre l'attacco alla capitale nigeriana Abuja, con diverse esplosioni che hanno causato almeno 18 morti LINK.
Mentre è del 31 agosto l'attacco nel nord-est della Nigeria che ha causato 56 morti LINK.
Boko Haram è strettamente legato all'ISIS, tanto da esserne alleato LINK. Sono di poche ore fa i dati che danno Boko Haram come organizzazione terroristica più prolifica LINK.

Dell'aereo russo precipitato nel Sinai con a bordo 224 persone rimaste uccise, non ho sentito ugualmente lo stesso sdegno provocato dai due attentati parigini, seppur anch'esso fosse stato immediatamente rivendicato dall'ISIS.



Per i civili siriani colpiti dall'offensiva francese, ugualmente non ho sentito nulla. Ricordo che l'offensiva si è svolta a Raqqa, capitale (se così vogliamo chiamarla) dell'ISIS in Siria. I dati del 2009 danno una popolazione di 196 mila persone in questa città, non esattamente una zona disabitata.
Ci sono video che mostrano civili innocenti sfollati, che trasportano tra le loro braccia bimbi senza sensi o gravemente feriti, e corpi di civili accasciati a terra senza vita.



Due pesi, due misure. Il primo lo chiamiamo terrorismo, il secondo militarismo. Ma gli effetti sui civili innocenti li provocano entrambi.

Alla prossima.

giovedì 12 novembre 2015

L'EXPO DI MILANO A 360° - MA E' STATO DAVVERO UN SUCCESSO?? RICORSI STORICI, CONFRONTI CON ALTRE EDIZIONI, DATI VARI, E RICOSTRUZIONE DELL'ORGANIZZAZIONE.

Salve gentili lettori.

Il seguente articolo è dedicato all'EXPO di Milano 2015, uno dei temi principali non solo degli ultimi mesi, ma anche degli ultimi anni, in Italia. Cercherò di analizzare i dati disponibili per trarre le prime conclusioni, in attesa di informazioni ufficiali che pongano la parola fine sulla manifestazione. 
Vedremo un po' di storia riguardante alcune edizioni precedenti dell'EXPO, sia in termini numerici, ma anche attraverso ricordi di edizioni mai dimenticate, per un motivo piuttosto che per un altro. Confronterò l'edizione di Milano-Rho, con le precedenti in termini di affluenza; l'obiettivo è quello di riuscire a toccare quanti più temi possibili inerenti alla manifestazione (progetto iniziale, sviluppo, opere non portate a termine, dati d'affluenze e previsioni iniziali, ed altro).

Il governo e la maggioranza tesse le lodi di un EXPO Milano 2015 stratosferico, che rimarrà nella storia, e che ha rilanciato sia l'immagine dell'Italia nel mondo e sia l'economia italiana, grazie agli introiti derivanti dall'afflusso turistico portato dall'esposizione. Ora analizzeremo i dati e vedremo se le cose stiano effettivamente così, o si tratta solo di propaganda spicciola e di cattiva qualità.


Buona lettura.



                                                              CENNI STORICI

La storia di EXPO nasce nel 1851, quando l'impero britannico decise di ospitare un'esposizione maestosa, con l'obiettivo di mostrare la sua potenza industriale a tutto il mondo. A partire da quella prima, storica esposizione universale, possiamo contare ben 34 eventi come questo, organizzati in modo ciclico in diverse città di tutto il mondo.
Storicamente, almeno personalmente, oltre il primo EXPO, ho avuto modo di conoscerne altri due, per motivi differenti.


Il primo EXPO che ricordo, per aver studiato qualcosa sul tema, fu quello di Parigi, svoltosi nel 1889. Esso passò alla storia per la costruzione specifica, appositamente per tale evento, della Tour Eiffel.
Essa fu costruita in due anni, due mesi e 5 giorni, dal 1887 al 1889, dall'ingegnere Gustave Eiffel. Inizialmente, essa sarebbe dovuta rimanere integra per vent'anni, per poi essere demolita, tuttavia, grazie ai suoi utilizzi anche sul campo scientifico e comunicativo, si decise di non demolirla e di restaurarla nel tempo. Un vero simbolo, divenuto ora icona di Parigi, intatta 126 anni dopo.




L'altro ricordo storico di un EXPO, che mi è capitato di studiare è quello di Roma, che tuttavia saltò per il secondo conflitto mondiale. L'EXPO di Roma era stato organizzato per il 1942, programmato ed organizzato dal regime fascista in occasione del ventesimo anniversario della marcia su Roma.
In preparazione dell'evento, fu progettato anche un quartiere fieristico, ora chiamato Europa, ma precedentemente avente il nome di EUR o E42. EUR non a caso! esso infatti è l'acronimo di Esposizione Universale Roma, ed il 42 deriva dall'anno in cui si sarebbe dovuto svolgere l'EXPO di Roma, il 1942 appunto.
Proprio l'aspetto progettuale richiama molto l'EXPO di Milano, in quanto esso verrà smantellato e poi, molto probabilmente, l'area cementificata a danno ambientale ed agricolo andrà a costruttori per fini edilizi (sembra vogliano trasferirci alcune facoltà universitarie).
E pensare che il 25 aprile 2013 si sarebbe presentare un progetto dettagliato che proponesse l'utilizzo successivo dell'area dell'esposizione dopo lo smantellamento dei padiglioni.


Ora, dopo un aspetto storico, doveroso, passiamo nel dettaglio all'EXPO di Milano ed all'analisi di alcuni dati disponibili, per tracciare un'idea di massima dell'andamento dello stesso.


                                                   EXPO MILANO 2015
                                             
Nel trattare l'EXPO di Milano 2015, proviamo a ricostruire cronologicamente qualche avvenimento principale, che ha preceduto la manifestazione. Partiamo dall'annuncio dell'allora Presidente del Consiglio Berlusconi, datato 31 marzo 2008. Nello specifico, Milano vinse la sfida con Smirne per 86 voti a 65.




Il progetto presentato dall'Italia, nella sede di Milano, fu scelto dal B.I.E. come il più interessante ed ambizioso, per questo ebbe la meglio su progetto presentato dalla città marittima di Smirne, in Turchia.
Milano presentò la sua candidatura, forte del programma elettorale della prima cittadina Moratti che, in campagna elettorale, pose come punto fondamentale la candidatura di Milano alle Universiadi, EXPO ed Olimpiadi del 2020. Milano voleva mostrarsi pronta per eventi di caratura internazionale.
In effetti vinse, perché si impegnò a completare grandi opere davvero impegnative, che sarebbero dovute andare a creare un contorno infrastrutturale all'esposizione universale, che poi sarebbero rimaste come eredità per il futuro.

Tra queste infrastrutture, troviamo:

-  BIBLIOTECA EUROPEA, progetto che ebbe uno studio di fattibilità già nel 1998, che aveva l'obiettivo di abbracciare un pubblico di 7 milioni di cittadini. Questo progetto fu poi ripreso per EXPO 2015, ma ridimensionato ad una biblioteca digitale, non terminata per EXPO;
- CITTA' DELLO SPORT, un progetto che avrebbe voluto creare nei pressi di Rho un polo sportivo tale da garantire infrastrutture per più discipline, che tuttavia s'è arenato;
- CITTA' DELLA GIUSTIZIA, sulla stessa falsariga della città dello sport, essa avrebbe dovuto aggregare tutti gli uffici disseminati nella città, con la presenza di un tribunale e di un carcere. Ma questo progetto s'è arenato;
- CITTA' DEL GUSTO, essa avrebbe dovuto avere una funzione di polo di ricerca sull'alimentazione. Era uno dei progetti fondamentali in vista dell'EXPO, ma è saltato;
- VIE D'ACQUA NAVIGABILI DI 20 KM, progetto ambizioso, ma sogno ridimensionato per motivi tecnici ad un'unica via, non navigabile come promesso in partenza, collegato ad un percorso ciclabile di 8 km;
- METROPOLITANA, progetto ambizioso, con due vie di metropolitana che avrebbero dovuto portare i visitatori direttamente nel sito di EXPO. Progetto rimandato e sostituito con un servizio di bus navetta.


Il costo totale stimato per le infrastrutture collegate ad EXPO Milano 2015 varia dai 12 miliardi esposti dal documento di Confindustria a pagina 2, ai 14 miliardi espressi dall'economista Perotti nel documento L'Expo è un grande errore. L'ammontare totale difficilmente sarà quantificabile.
L'Expo ha avuto molti aspetti controversi, a partire dalle deroghe alla legislazione. Sono ben 46! ovvero ci sono 46 parti di leggi per cui EXPO Milano 2015 è stata, come dire, esentata. Non parliamo degli aspetti giudiziari che hanno nel tempo colpito la preparazione dell'esposizione. Fonte: Il sole 24 ore.



Questo EXPO ha avuto come tema fondante il cibo, avendo come titolo "Nutrire il pianeta". Ritengo che ciò sia stato un collante molto ben escogitato tra politica classica, e ambientalismo. Qualcuno, almeno inizialmente, ritengo che ci avesse davvero creduto a questo tema fondante, in quanto toccava spazi etico-morali ed ambientali.
Tuttavia, solo col progetto s'è andati a porre una pietra tombale su ciò che questa esposizione avrebbe rappresentato.
S'è deciso di prendere una strada fatta di terreni agricoli comprati a prezzi incredibili e cementificati; fatta da infrastrutture esclusivamente tirate su per sei mesi, per poi smantellare tutto entro giugno 2016 e lasciare in eredità meno terra coltivabile e più cemento, dove magari edificare un nuovo quartiere, proprio sulla falsariga del progetto di EXPO Roma 1942.
L'area espositiva è stata di 1,1 milioni di metri quadri. Essa era un'area agricola, dal valore limitato (20-25 milioni di Euro), ma acquistate al prezzo di 142 milioni di Euro. Circa 6 volte tanto il valore originario (fonte: F.Q).

Ma altre contraddizioni arrivano anche dagli sponsor scelti.


GLI SPONSOR

Su questo tema partirei da questo video, che pone Renzi di fronte al problema che svilupperò anch'io. Una domanda netta, precisa, senza peli sulla lingua, fatta da un giovane studente e non da un giornalista, e non è un caso.




La risposta, purtroppo, ha lasciato a desiderare, perché non vedo nessun nesso tra lo scopo di facciata di EXPO e la presenza di multinazionali che hanno scopo opposto dal punto di vista commerciale. Su questa operazione conta solo l'immagine.

Il fine fondante di quest'esposizione universale milanese, come scritto in precedenza, è legato alla salute ed al benessere di tutto il mondo, con riferimento speciale alle zone disagiate ove le condizioni di vita per le popolazioni insediate risultano essere impraticabili. Per questo, avere tra gli sponsor Coca-Cola e MC Donald's è in completa antitesi con lo scopo che, almeno di facciata, s'era mostrato al pubblico.
A MC Donald's è stato affidato uno spazio con una struttura fast-food da 300 posti. Non è attraverso le bevande zuccherate ed il cibo da fast-food che doveva essere promossa quest'esposizione.
E' una presa in giro verso chi si batte giornalmente per promuovere un'alimentazione sana.
La domanda da porsi, attraverso questo macro argomento sarebbe dovuta essere la seguente: che strada dovremo percorrere da oggi in poi, per limitare gli sprechi e produrre più cibo tale da sfamare 7 miliardi di persone?
L'Italia è uno degli Stati in cima per l'obesità infantile, con un 20,9% di bambini in sovrappeso ed un 9,8% di bambini obesi (dati 2014). Non è continuando a pubblicizzare questo tipo di alimentazione che risolveremo problemi patologici dovuti all'alimentazione. Da questi dati, è uscito fuori che il 25% dei genitori intervistati, ha dichiarato che i propri figli non mangiano frutta e verdura su base quotidiana, mentre il 41% ha dichiarato che i propri figli assumono abitualmente bevande zuccherate e gassate.
Se il problema lo allargassimo a raggio più ampio sulle risorse disponibili nel pianeta per ottenere una soddisfazione alimentare per tutti gli abitanti, scopriremmo che 1 miliardo di persone nel mondo è soggetta sofferenza per mancanza di cibo. Per ripianare questo deficit, l'unico modo è modificare l'alimentazione, spostandola da prodotti di origine animale a prodotti di origine vegetale, per il semplice motivo che le terre coltivate andrebbero a soddisfare il fabbisogno umano, e non ad ingrassare bestiame per poi essere macellato e mangiato dall'uomo. Ci sarebbero risorse 10 volte superiori.
E' una questione morale, ma anche etica. Io ho scelto questa strada per motivazioni etiche, sia verso l'uomo e sia verso gli animali, e successivamente salutistiche. Non mangio carne da maggio 2014 e sono vegano da settembre 2014.


GLI STATI NON RAPPRESENTATI ALL'EXPO

A dare forfait all'evento sono state diverse nazioni, per svariati motivi socio-politici o di scarso interesse.  l'Australia e la Nuova Zelanda; la Mongolia; il Canada, l'Honduras, l'Arabia Saudita, la Bulgaria, la Croazia, il Portogallo, la Lettonia, le nazioni Scandinave, come Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca; ed altri Stati come la Siria, la Nigeria, la Libia, l'Ucraina, il Sud Africa e la Repubblica Centroafricana.
Tra gli assenti sembrava doverci essere anche la Turchia, che aveva la sua candidata Smirne in competizione con Milano per l'assegnazione dell'esposizione, ma all'ultimo c'è stata un cambiamento programmatico; mentre l'India, il secondo Stato più popoloso al mondo, ha partecipato, ma non in modalità ufficiale.


I DATI DI EXPO

Partiamo dal principio del principio.
La previsione d'affluenza originaria di EXPO Milano 2015, nel momento dell'assegnazione dell'esposizione a Milano, era di 29 milioni di visitatori, che avrebbero dovuto portare un ricavo di 520 milioni di Euro derivanti dai biglietti, venduti ad un prezzo pieno di 42 Euro ed un prezzo medio di 18 Euro. Questi dati erano contenuti all'interno del DOSSIER DI CANDIDATURA DI EXPO MILANO 2015.

Col tempo, queste stime sono andate al ribasso. Ecco le dichiarazioni del commissario Sala, del 2 aprile 2015, che hanno rivisto al ribasso di 5 milioni di visitatori le stime iniziali, mentre hanno visto un rialzo di 4 Euro del prezzo medio.

<< Le spese di gestione di una macchina come EXPO ammontano a 800 milioni di Euro. Dagli sponsor abbiamo ottenuto 300 milioni: per raggiungere il pareggio di bilancio è necessario vendere 24 milioni di biglietti a 22 Euro medi >>. (Fonte: Repubblica.it VIDEO).

Ora sappiamo, proprio dal commissario Sala durante la cerimonia di chiusura dell'esposizione, che i biglietti staccati per EXPO Milano 2015 sono stati 21 milioni 500 mila, ad un prezzo medio di 19 Euro. Quindi, facendo una stima con le due previsioni, 7 milioni 500 mila visitatori in meno rispetto alle stime progettuali e 2 milioni 500 mila in meno rispetto alle previsioni del commissario Sala del 2 aprile 2015.

Quindi, se le stime progettuali avevano previsto un introito derivante dai tagliandi pari a 522 milioni di Euro (29 milioni di visitatori X 18 Euro medi a tagliando), e le stime del commissario Sala avevano previsto un introito sempre derivante dai tagliandi di 528 milioni di Euro (24 milioni di visitatori X 22 Euro medi a tagliando), in realtà l'esposizione universale milanese ha avuto un introito derivante dai tagliandi di 408 milioni 500 mila Euro (21 milioni 500 mila visitatori X 19 Euro medi a tagliando).
Sommando 408 milioni 500 mila Euro d'introito dai tagliandi, ai 300 milioni derivanti dagli sponsor, abbiamo un ricavo totale di 708 milioni 500 mila Euro, che non coprono le stime di Sala sui costi di gestione dei 6 mesi di esposizione, precedentemente mostrati e pari a 800 milioni di Euro.
Il debito ammonta, di conseguenza, a 91 milioni 500 mila Euro, stando a questi dati, in attesa di quelli ufficiali.


LA POLITICA DEGLI SCONTI

L'obiettivo è stato sicuramente quello numerico, per andare a raggiungere i 20 milioni di tagliandi.
Il perché è semplice, il raggiungimento di questo numero, agli occhi della gente, avrebbe giovato all'immagine finale e, specialmente, al governo che ha dovuto giocare sulla propaganda della riuscita perfetta dell'avvenimento.
Per questo, è stata fatta una politica di sconti molto aggressiva, al fine di incentivare la vendita, come uno Stato farebbe per rilanciare un settore in crisi attraverso sovvenzioni che tengano in piedi il sistema senza mostrare un collasso in corso.
Immagino che voi sappiate già che ad agosto, attraverso un accordo con l'INPS, i pensionati siano potuti entrare gratis ad EXPO (fonte: sito di expo); anche ai lavoratori a basso reddito è stata data la medesima possibilità, con agevolazioni anche sul prezzo del trasporto verso il sito di EXPO, grazie ad accordi con Trenitalia. I biglietti per gli ingressi oltre le 19, che sono stati, per stessa dichiarazione di Sala, il 15% degli ingressi registrati (almeno fino al 9 luglio), sono stati venduti a 5 Euro.
Il ministero dell'istruzione ha stanziato 3 milioni 500 mila Euro per le scolaresche, abbassando il prezzo d'ingresso a 10 Euro (fonte: sito di expo).
Ancora, per i soci Coop lo sconto sul biglietto è stato del 30% (fonte: il mensile dei soci Coop).
Alcune iniziative di sconto verso le scolaresche sono state ottime, così come verso i pensionati minimi, ma quando si associa uno sconto ad una tessera di partito, trovo il tutto un metodo facilitato per invogliare sia il tesseramento e sia l'acquisto del biglietto EXPO, durante un governo PD; infatti, chi aveva meno di 30 anni, in caso di iscrizione al PD... il biglietto per EXPO è costato il 50% in meno (fonte: F.Q.).
Mentre, ultima chicca, Alitalia regalava due biglietti omaggio a ciascun cliente che fosse partito da Roma o arrivato a Milano (Fonte: F.Q.)
Avrò sicuramente dimenticato qualche iniziativa, ma le principali dovrebbero essere queste.


LA PROVENIENZA DEI VISITATORI

Proprio grazie a tutte queste iniziative, l'afflusso di visitatori nel sito di EXPO, non è stato molto eterogeneo, come ci si aspetterebbe ad un'esposizione universale. Al contrario, esso è risultato decisamente omogeneo. Le verifiche sui flussi presenti nei 6 mesi d'esposizione, è stata più interna che esterna, e ciò significa che le ricadute positive sul P.I.L. italiano non saranno fantastiche, in quanto di ricchezza dall'esterno verso l'interno n'è arrivata pochina. Secondo le statistiche presentate da Wall street Italia, i visitatori sono stati proprio gli italiani, con una predominanza chiaramente lombarda del 38%; mentre i flussi di visitatori esteri si sono fermati al 16% (su una previsione del 25-30%), concentrati dagli Stati confinanti di Francia e Svizzera.
Gli altri afflussi esterni da Italia, Francia e Svizzera sono stati molto limitati e praticamente insignificanti ai fini statistici.

Sono proprio questi dati, a darmi la possibilità di fare un'analisi di qualsiasi manifestazione ciclica, come un mondiale sportivo, un'Olimpiade, un'esposizione universale. Un'analisi seria dovrebbe spiegare che per trarre tutti i benefici illustrati dal governo da una manifestazione del genere, l'evento dovrebbe essere unico nella storia. Questo creerebbe una condizione di ingresso di ricchezza dall'esterno verso l'interno portata dai visitatori stranieri, che alimenterebbe la nostra economia. Ma come abbiamo visto, di EXPO ne abbiamo avuti dal 1851 in tantissimi Stati del mondo, e questo porta ad avere un flusso di ricchezza che attraverso i visitatori esteri, si sposta nel tempo e nello spazio, esattamente dove viene organizzata la manifestazione. Un evento ciclico è un gioco a somma zero, che crea un'illusione di crescita, perché noi italiani andiamo ad EXPO quando è organizzata in un altro Stato, mentre i visitatori esteri vengono in Italia quando l'evento è organizzato qui (ed abbiamo visto che ne sono arrivati pochi dall'estero, purtroppo).
Se l'edizione non soddisfa i requisiti posti come obiettivo dagli investimenti posti in essere, si va addirittura in perdita.
L'incremento di ricchezza, quindi, ponendo pure che ci sia stato, è stato minimo e solo momentaneo perché soggetto a spostamento. Ci sarà un EXPO a Dubai nel 2020! e poi un altro ancora...e ancora...


IN CONFRONTO ALLE EDIZIONI PRECEDENTI

L'edizione del 2010, svolta a Shanghai ha avuto un seguito di 73 milioni di visitatori, ma è stato, esattamente come l'ultimo EXPO di Milano, un'esposizione con un flusso composto maggiormente da cittadini locali. Sarebbe ingiusto confrontare un'edizione cinese con una italiana, dati questi presupposti.
L'edizione del 2000, svoltasi ad Hannover (Germania) ebbe un seguito di 18 milioni di persone, superato dall'edizione di Milano. Essa fu un vero flop, perché organizzata per accogliere un pubblico previsto in 40 milioni. Il buco finanziario fu di 1 miliardo e mezzo, che è vicino al rischio esposto di 1,2 miliardi di buco che parrebbe avere l'esposizione di Milano (fonte: F.Q.).
Sempre da fonte Fatto Quotidiano, si parla di un buco di 400 milioni, che il governo parrebbe voler coprire tramite Cassa depositi e prestiti, facente capo per l'8',1% al ministero di economia e finanza. Proprio il 29 ottobre scorso, il commissario di Expo Sala, è entrato nel consiglio d'amministrazione della stessa.









Non potremo comunque fare un bilancio finale, almeno fino a quando non avremo dei dati ufficiali.
Il numero di visitatori, infatti, è ulteriormente gonfiato rispetto al numero reale per i passaggi del personale che ha lavorato nell'area di EXPO, che sono state almeno 10 mila persone al giorno.
I dubbi sorgono dopo aver visto la differenza emersa nei primi mesi d'esposizione tra i dati espressi ed i dati reali, pubblicati dal Fatto Quotidiano tramite le tabelle.
Sala, nel mese di maggio, dichiarò 2 milioni 700 mila ingressi (in previsione erano 3 milioni 610 mila), mentre a giugno dichiarò 3 milioni 300 mila.  Ecco le tabelle di previsione (Fonte: F.Q.)
Dato smentito dal Fatto, che ha pubblicato 1 milione 927 mila 600 visitatori a maggio e 2 milioni 149 mila 450 visitatori a giugno (fonte: F.Q.).


L'EXPO CHE AVREI VOLUTO

Come finale, vorrei dedicare poche righe all'EXPO che avrei voluto vedere, dato che ormai s'era in gioco.
Un EXPO aperto, diffuso in tutto il territorio italiano, che potesse portare alla luce le potenzialità gastronomiche di tutte le regioni italiane, andando indirettamente a promuovere anche un turismo culturale, sarebbe stata la strada perfetta da perseguire in base alle potenzialità del nostro territorio.
Un'occasione persa per un cambio di mentalità, diversa dal cemento a tutti i costi come unica occasione di crescita economica.


Aspettiamo i dati definitivi per chiudere il capitolo EXPO!

Alla prossima!







mercoledì 4 novembre 2015

RILEVAZIONI ISTAT - LA BALLA DELLE DIMINUZIONE DELLA DISOCCUPAZIONE A SETTEMBRE 2015.

Salve gentili lettori.

Questo articolo sarà dedicato ai dati diffusi venerdì 30 ottobre dall'ISTAT, riguardanti il tasso di disoccupazione, occupazione e inattività, oltre ai dati in termini assoluti, che ora andremo ad analizzare.

Mi sono sentito palesemente obbligato a scrivere un articolo su questo tema perché purtroppo, per l'ennesima volta, ho notato un'informazione tendenziosa e parziale, specie nei telegiornali (che è ciò che mi spaventa di più), che da sola non mostra la vera faccia dei dati pubblicati dall'ISTAT. Raccontare solo una parte della verità è ormai tecnica risaputa, ma facile da smascherare. Tocca a noi cittadini munirci di santa pazienza, per andare ad analizzarci personalmente i dati facilmente reperibili proprio nel sito dell'ente statistico.


Buona lettura!


Precedentemente, ho scritto che i dati abbiano effettivamente avuto una spiegazione parzialmente giusta, ed ora, entrando nel dettaglio, mi voglio spiegare meglio. Secondo i rilevamenti effettuati nel mese di settembre, l'ISTAT ha rilevato un tasso di disoccupazione in diminuzione dello 0,1% rispetto al mese precedente. Perfetto, questo dato è stato diffuso nei telegiornali nel modo appropriato. Avrete sicuramente sentito anche voi una grossa festa generalizzata sulla "ripresa economica ormai in atto". Quante volte l'abbiamo sentito dire dal 2008 ad oggi? Tante, io ci sono cresciuto con queste dichiarazioni. 

Ma andiamo avanti.

Un altro dato che emerge dalla pubblicazione dell'ISTAT è la diminuzione del tasso di occupazione dello 0,2%. Il dato riguarda 26 mila lavoratori dipendenti e 10 mila lavoratori in proprio. Quindi, ora abbiamo da analizzare due dati apparentemente in contrasto: da una parte, un tasso di disoccupazione in discesa; dall'altra, un tasso di occupazione che segue lo stesso trend del tasso di disoccupazione, andando anch'esso verso il basso. Sembra paradossale, ma non è così. Tutto ha una sua spiegazione.

E la spiegazione è la seguente.

L'ISTAT rileva in termini assoluti una diminuzione degli occupati pari a 36 mila unità, ovvero quel famoso -0,2% del tasso di occupazione che abbiamo visto in precedenza. 
Associato a questo, continuando l'analisi, scopriamo che in termini assoluti abbiamo avuto una diminuzione della disoccupazione di 35 mila unità.
Dobbiamo però sapere che lungo queste analisi la popolazione non viene esclusivamente divisa in OCCUPATI E DISOCCUPATI, ma anche in INOCCUPATI.
La distinzione tra un disoccupato e un inoccupato è semplice: il disoccupato è un cittadino che è in gioco nella ricerca di un lavoro, mentre un inoccupato è un cittadino che dopo un periodo di ricerca, si è arreso alla sua condizione sociale ed ha smesso di cercare lavoro (dato dai 15 ai 64 anni).

E' proprio per questo motivo che il tasso di disoccupazione può scendere nello stesso momento in cui decresce anche il tasso d'occupazione. Semplicemente, le diminuzioni di occupati ed inoccupati vanno a confluire nel settore degli inoccupati.

Ed infatti, nella rilevazione pubblicata il 30 ottobre scorso, gli inoccupati hanno avuto un incremento in termini assoluti di 53 mila persone (36 mila femmine e 17 mila maschi). Negli ultimi 3 mesi, abbiamo avuto un aumento dell'inoccupazione dello 0,4% (+0,6% a luglio, -0,6% ad agosto e +0,4% a settembre).

Ricapitolando:

DISOCCUPATI    - 35 mila persone;
OCCUPATI          - 36 mila persone;
INOCCUPATI     + 53 mila persone;


Il dato preciso delle spostamento da categoria a categoria non possiamo saperlo, perché non sappiamo quanti disoccupati siano ricaduti nella categoria OCCUPATI (per aver trovato un lavoro) e quanti invece nella categoria INOCCUPATI, essendosi arresi dopo mesi/anni di ricerche nulle. 
Tuttavia, possiamo dire che 54 mila persone in più del mese precedente non hanno un'occupazione 53+(36-35)= 54.

Il governo si vanta di questo dato, cari lettori. Ora che sapete...diffondete. Nonostante lo scandaloso Jobs act (qualora aveste lacune sul tema, IL JOBS ACT, NUDO E CRUDO.) che ha reso carta straccia i contratti di lavoro, tanto da annullare i contratti a tempo determinato, cancellando ogni speranza di pianificazione del futuro per le giovani generazioni a nome della flessibilità. Flessibilità significa salari più bassi per eccesso dal lato della domanda d'occupazione. Ci sono tanti disoccupati, abbassando i diritti si tiene il lavoratore "per le palle", tanto un sostituto sarebbe li pronto ad un salario ancora più basso. 
Nonostante l'abbassamento di salari e diritti, si è ottenuto in un anno un abbassamento del tasso di disoccupazione esclusivamente di un punto percentuale (notare che partivamo dal massimo storico, quindi peggio di così non si poteva fare). Tutto questo ottenuto da sgravi fiscali presentati dal governo alle imprese con le coperture solo annuali (2015), trovate attraverso la soppressione della legge 407/1990, che dava sgravi strutturali, non esposti a pareggio di bilancio (essendo la norma del 1990, e quindi esterna alle regole del fiscal compact) per 20 mila Euro a lavoratore, contro i 24 mila di Renzi, per un anno.
Ora, per l'anno 2016, il governo li ha più che dimezzati, portandoli a 6500 circa. Vedremo gli emendamenti alla legge di stabilità, comunque. E vedremo gli effetti che ci saranno lungo l'anno prossimo.
Salari più bassi significa tentativo di recuperare competitività abbassando i prezzi dei beni prodotti tramite tagli agli stipendi e ai diritti dei lavoratori. E' così che funziona l'Eurozona, e ciò che è più brutto, è il fatto che la partita si gioca dentro l'unione monetaria europea, non fuori.
Tutto questo si chiama DEFLAZIONE SALARIALE. Leggetevi qualcosa sul tema, perché ci siamo dentro. Vi propongo un mio articolo sul tema: EURO - IL LEGAME TRA AUSTERITA' E DEFLAZIONE.


Tutti i dati che vi ho esposto in questo articolo sono contenuti qui in questo documento P.D.F. del sito dell'ISTAT, cliccate qui dentro DATI ISTAT SETTEMBRE 2015, andate nella tabella a pagina 2 e verificate.

Alla prossima! condividete!!