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martedì 6 dicembre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE - UN NO CHE SA DI LIBERAZIONE.

Sì, ci siamo ribellati a una riforma accentratrice del potere, e l'abbiamo fatto alla vecchia maniera, con un'affluenza che ha dell'entusiasmante, e io mi sono dovuto commuovere.
Mi sono commosso perché davo la partita per persa da almeno due settimana e sapevo che, se questo fosse stato lo scenario reale, con gli equilibri interni al nuovo sistema, riuscire ad approvare una contro riforma che portasse nuovamente in ordine la Costituzione repubblicana sarebbe stato praticamente impossibile. Impossibile per la variabilità delle maggioranze lungo il procedimento legislativo di una riforma costituzionale (la composizione sarebbe variata in caso di elezioni comunali e regionali) e miracoloso perché, il peso che avrebbe avuto il PD in quel Senato, avrebbe reso vano qualsiasi tentativo.
Ero già pronto a questo scenario, rassegnato al colpo da K.O., quando i cittadini italiani hanno deciso, così come fecero nel 2006, di proteggere la carta costituzionale in massa. Il voto che ho dato domenica mattina non lo scorderò mai, perché è stato il più importante nella mia pur breve esperienza da elettore, decisamente più pesante e sentito del pur convintissimo voto al Movimento 5 stelle delle elezioni politiche del 2013. La Costituzione è la Costituzione, e come ho potuto comprendere anche precedentemente al voto, mi aveva unito con altri cittadini che non credevo potessero mai votare nella mia stessa direzione. Questi sono i miracoli della Costituzione, che unisce ogni qualvolta si provi ad attaccarla.
Un 60-40 per il NO senza nessun appello, con uno scarto di 6,3 milioni di voti, 12,7 a 19. Ma il dato che pesa di più è il 69% di afflusso ai seggi.


E' inutile negarlo, resta ancora oggi la macchia pesante dell'articolo 81 approvato con più di 2/3 in seconda lettura nel 2012 e, conseguentemente, non passato tramite referendum. Quel pareggio di bilancio posto in alto nella gerarchia delle fonti, fino ad arrivare alla fonte costituzionale in modo folle. Questo NO nel momento in cui eravamo spalle al muro, deve posteriormente creare la consapevolezza che questa macchia vada riportata all'origine del 1948.
Sarà un discorso che si riaprirà, spero, nella prossima legislatura.

Ho provato in questi mesi precedenti al referendum, ma anche quando la riforma costituzionale era ancora in discussione in Parlamento, a mettere il mio minuscolo mattoncino in difesa della Costituzione, leggendo, informandomi e informandovi sugli scenari che si sarebbero aperti in caso di una vittoria del SI'.
Abbiamo scelto di darci ancora una possibilità, come popolo e questo è l'aspetto fondamentale.

Non so quanti di voi avessero letto il testo della riforma costituzionale e il documento allegato del governo, che a me aveva messo la pelle d'oca. Questo è il documento: https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/760060/index.html?stampa=si&part=ddlpres_ddlpres1-relpres_relpres1.
Ve lo ripropongo qui:

"Negli ultimi anni il sistema istituzionale si è dovuto confrontare con potenti e repentine trasformazioni, CHE HANNO PRODOTTO RILEVANTI EFFETTI SUI RAPPORTI TRA GOVERNO, PARLAMENTO E AUTONOMIE TERRITORIALI - INCIDENDO INDIRETTAMENTE SULLA STESSA FORMA DI STATO E GOVERNO - senza tuttavia che siano stati adottati INTERVENTI DIRETTI A RICONDURRE IN MODO ORGANICO TALI TRASFORMAZIONI ENTRO UN RINNOVATO ASSETTO COSTITUZIONALE"

In soldoni, i cambiamenti che abbiamo vissuto in questo periodo, hanno di fatto mutato l'assetto del nostro Stato, e con questa riforma si sarebbe andato a rendere costituzionale questo cambiamento.

In che modo? Nel passo successivo viene chiarito:

"Lo spostamento del baricentro decisionale connesso alla forte accelerazione DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEA E, IN PARTICOLARE, L'ESIGENZA DI ADEGUARE L'ORDINAMENTO INTERNO ALLA RECENTE EVOLUZIONE DELLA GOVERNANCE ECONOMICA EUROPEA [...] E ALLE STRINGENTI REGOLE DI BILANCIO.



Ora, con le dichiarate dimissioni di Renzi, che avverranno successivamente all'approvazione della legge di bilancio, si apre un altro scenario, dubbio, instabile, che ci porterà a elezioni spero il più presto possibile, ma al massimo nel 2018 (la sentenza della Consulta sull'Italicum è fissata per il 24 gennaio 2017). A quel punto, ci giocheremo tutte le carte accumulate con questo referendum. 
Chi non ci sta più con le imposizioni sulla politica economica austera e deflazionista dell'UE, dovrà battere un colpo.

Lo scenario italiano è alquanto triste, ma per fortuna, i cervelli che hanno capito la situazione e informano fuori dal mainstream, sono di una qualità fuori dal comune. Parlo di Bagnai e Barra Caracciolo, fantastici nelle loro divulgazioni. Spero che più persone possibili salgano in questo treno d'informazione, aldilà della propria appartenenza politica.
Se avete compreso che il neoliberismo dell'UE, che ha nell'apice il suo strumento di controllo l'Euro, non perdete l'occasione: ideologizzati a sinistra che non sono cascati nella deriva neoliberista socialdemocratica basata sulla cosmesi dei diritti, attivisti del Movimento 5 stelle e cittadini sostenitori di forze euro scettiche, non perdete l'occasione, informatevi!

La spettinata iperbolica di Marco Travaglio all'informazione che c'è stata dietro questa periodo di campagna referendaria durante la Maratona di Mentana sul referendum, è stata fantastica. Il Fatto Quotidiano ha fatto tanto per promuovere le ragioni del NO, e dopo la batosta presa dal fronte del SI', si è voluto togliere un paio di sassolini dalle scarpe.



Sempre a proposito del tema, l'articolo di Bagnai sul suo blog Goofynomics (http://goofynomics.blogspot.it/2016/12/il-no-ai-media.html), apre speranze che io condivido in pieno, dato che proprio giovedì, ascoltando le ultime esposizioni di Travaglio sulle motivazioni del NO, avevo a mia sorpresa notato una decisione tale sui temi economici che mai avevo visto così vicini e conciliabili con la direzione da me auspicata.
Consiglio la visione, dal minuto 40 al 45.


In ultimo, i ringraziamenti a tutte le persone che si sono spese per il NO, con una speciale attenzione dagli attivisti del Movimento, ai comitati del NO, ai costituzionalisti, a Travaglio e company, a Barra Caracciolo, Bagnai, Fusaro, Mori, e i parlamentari del m5s.

Non abbassate la guardia proprio ora. Vigili e vogliosi di votare. 


martedì 22 novembre 2016

RAGIONAMENTO COMPLETO SUL NO AL REFERENDUM. IL 4 DICEMBRE #IODICONO.

Ripartirei facendovi leggere questo articolo, per poi proseguire nella nostra analisi, in cui questo tassello è essenziale, perché ricollega la riforma costituzionale alla Costruzione Europea: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2016/10/referendum-costituzionale-un-libro-del.html. Esso si occupa dei contenuti che ho trovato durante la lettura di "Morire per Maastricht" di Letta, 1997.

E ora, possiamo proseguire!

Finiamola di dire che Renzi abbia fatto degli sbagli, perché non è così. Anche in questo caso, non si deve giocare con le parole. Sbagliare: Compiere un'azione in maniera non corretta. E Renzi non sta compiendo un'azione in maniera non corretta. In questi due anni e mezzo sta portando avanti delle riforme strettamente correlate tra loro, che non corrispondono alle soluzioni preferibili per i cittadini e la democrazia, ma non sta sbagliando. Dal suo punto di vista, sta facendo tutto bene.
Proviamo a ragionarci.
C'è contraddizione tra le dichiarazioni di Renzi e l'operato, ma questo è inevitabile, mica può spiegare il significato della riforma del lavoro:
<<Oh, sapete che c'è, stiamo svalutando il lavoro perché non possiamo svalutare la moneta essendo dentro l'Euro, che è un'unione monetaria, e quindi vi togliamo dei diritti per abbassare costi di produzione tramite diminuzione dei salari. E' l'unico modo per reggere ancora un po' dentro questo sistema UE neoliberista, liberoscambista. Da fuori arriveranno a sfruttare a basso costo la nostra forza lavoro che è una bellezza. Avete visto che bel manifesto abbiamo fatto girare per gli imprenditori esteri??>>.
Che figata che sarebbe una dichiarazione del genere, vero? 
Provatemi a dire che non abbia raggiunto lo scopo! quindi dal suo punto di vista ha lavorato bene.

Passiamo al combinato disposto riforma costituzionale-Italicum.

Collegate tutti questi puntini, mi raccomando.


"[...] Lo spostamento del baricentro decisionale connesso alla forte accelerazione del processo di integrazione europea e, in particolare, l'esigenza di adeguare l'ordinamento interno alla recente evoluzione della governance economica europea (da cui sono discesi, tra l'altro, l'introduzione del Semestre europeo e la riforma del patto di stabilità e crescita) e alle relative stringenti regole di bilancio (quali le nuove regole del debito e della spesa); le sfide derivanti dall'internazionalizzazione delle economie e dal mutato contesto della competizione globale; le spinte verso una compiuta attuazione della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione tesa a valorizzare la dimensione delle Autonomie territoriali e, in particolare, la loro autonomia finanziaria (da cui è originato il cosiddetto federalismo fiscale), e l'esigenza di coniugare quest'ultima con le rinnovate esigenze di governo unitario della finanza pubblica connesse anche ad impegni internazionali: il complesso di questi fattori ha dato luogo ad interventi di revisione costituzionale rilevanti, ancorché circoscritti, che hanno da ultimo interessato gli articoli 81, 97, 117 e 119, della Carta, ma che non sono stati accompagnati da un processo organico di riforma in grado di razionalizzare in modo compiuto il complesso sistema di governo multilivello articolato tra Unione europea, Stato e Autonomie territoriali, entro il quale si dipanano oggi le politiche pubbliche [...]".


Tratto dal Documento di JP Morgan del 2013.

«I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea. Quando i politici TEDESCHI parlano di processi di riforma decennali, probabilmente hanno in mente sia riforme di tipo economico sia di tipo politico. 
I sistemi politici e costituzionali del Sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti, governi centrali deboli nei confronti delle regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori, tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo, il diritto di protestare se i cambiamenti sono sgraditi. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I Paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali 
(Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)».

Cosa persegue la riforma costituzionale?
Forma una perfetta linea di comando, che parte dal livello sovranazionale, passando per l'UE, e arriva al livello nazionale. Accentra i poteri verso l'esecutivo (che in questo modo è facilitato a recepire le direttive UE), più precisamente verso il presidente del Consiglio, svuotando di fatto i contrappesi che rendevano equilibrato il sistema tra potere esecutivo (Governo) e potere legislativo (Parlamento), e centralizza i poteri degli enti locali verso lo Stato centrale.

Entriamo nel dettaglio.

Articolo 55: Tra le funzioni del Senato NOMINATO, ci sono i rapporti tra Stato e UE.
"...nonché all’esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l’Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea". I senatori nominati, in sostanza, dovranno controllare che le direttive provenienti dall'UE, vengano rispettate.

Articolo 57: Formazione del Senato (74 Consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 nominati dal Presidente della Repubblica per altissimi meriti). "Il Senato della Repubblica è composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica. I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori".
Articolo 70: Questo è forse l'articolo più pericoloso della riforma, perché tratta la costituzionalizzazione e quindi rigetto di incostituzionalità delle normative UE, e ci obbliga a perseguirle "...le forme e i termini della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea";
Articolo 71:  Scadenza massima alla votazione di un provvedimento:
"[...] I regolamenti stabiliscono procedimenti abbreviati per i disegni di legge dei quali è dichiarata l’urgenza [...] il Governo può chiedere alla Camera dei deputati di deliberare, entro cinque giorni dalla richiesta, che un disegno di legge indicato come essenziale per l’attuazione del programma di governo sia iscritto con priorità all’ordine del giorno e sottoposto alla pronuncia in via definitiva della Camera dei deputati entro il termine di settanta giorni dalla deliberazione..." .

Articolo 83: Modifiche all'elezione del Presidente della Repubblica. «Dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dell’assemblea. Dal settimo scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti».

Articolo 117: Perseguimento dei vincoli derivanti dall'UE e clausola di supremazia del governo centrale sugli enti territoriali.
"La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e dagli obblighi internazionali. e) moneta, tutela del risparmio, [...] armonizzazione dei bilanci pubblici; le altre voci fondamentali si occupano di regolare i rapporti di forza tra Stato e Regioni, con la clausola di supremazia. " Su proposta del governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero l'interesse della tutela nazionale".
Più o meno, non lamentatevi se le regioni non saranno chiamate in causa sul passaggio nel suo territorio di un gasdotto, per fare un esempio;

Articolo 119: Chiaramente, essendo vincolato lo Stato dai trattati UE, tutti gli enti a livello inferiore, devono rispondere di questi vincoli di stabilità:
"Comuni, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea".

Articolo 120: Il governo può sollevare dall'incarico governatori e sindaci in caso di dissesto finanziario (potere che fu revocato dalla sentenza n. 219 del 2013). (Mi ricorda molto la situazione di Roma).
«...e stabilisce i casi di esclusione dei titolari di organi di governo regionali e locali dall’esercizio delle rispettive funzioni quando è stato accertato lo stato di grave dissesto finanziario dell’ente».

L'Italicum, così come concepito, crea una maggioranza assoluta in un Parlamento dove il potere di sfiduciare il governo è limitato esclusivamente all'unica camera che rimarrà elettiva: la Camera dei deputati. Per questo motivo, sommando i risultati numerici in termini di seggi, e quindi di maggioranza affidata a un unico partito, con i poteri accentratrici sulla Costituzione contenute in questa riforma, gli equilibri risultano completamente alterati.
Il Movimento 5 stelle, con il suo andamento, ha creato l'unica falla a questo progetto di riforma, in quanto c'è un rischio alto che al ballottaggio vada a battere il PD, prendendosi una maggioranza bulgara monocolore, con una Costituzione accentratrice verso il governo. Aspetto che non era stato considerato inizialmente, data la grande vittoria di Renzi alle Europee, con oltre il 40%. 
L'unica falla del progetto renziano è stata proprio questa, che rischia di obbligare a una riforma dell'Italicum.

Pensiamo ora a una possibile vittoria del PD, con questa riforma confermata al referendum del prossimo 4 dicembre.
L'elezione del Presidente della Repubblica, dal settimo scrutinio risulterebbe assai facilitata (3/5 dei votanti), e basterebbe l'aggiunta di un numero esiguo di voti (nel caso altamente positivistico di presenza completa dei 730 votanti), per raggiungere il quorum (massimo 438 voti, nel migliore dei casi). In questo caso, si eleggerebbe un PdR a piacimento, e quindi rischierebbe di ottenere il controllo anche della Corte Costituzionale, in quanto 1/3 viene scelto dal PdR e 3 dalla Camera (dove grazie all'Italicum avrebbe la maggioranza). Quindi, 8/15 della Corte costituzionale! un controllo dall'alto delle componenti fondamentali.

Per gli elettori del PD, che spesso hanno additato altre forze politiche come antidemocratiche, chiedo di rovesciare il ragionamento! pensate a quest'altro partito al governo con questo sistema! sicuri che votare SI' a questo modello vi protegga da quello che ritenete essere un "grave pericolo per la democrazia"? Rifletteteci! ma, soprattutto, riflettete nel modello "linea di comando" che è stato preparato in questi 3 anni dal PD. Non pare esser democratico. :)
Ah.....e ora rileggetevi lo scritto di JP Morgan!
CONDIVIDETE! e spiegate queste ragioni alle persone!! facciamo rete.

mercoledì 9 novembre 2016

ELEZIONI USA - TRUMP S'IMPONE SULLA CLINTON. RIFLESSIONI A RIGUARDO.

Le elezioni USA sono sulla bocca di tutti, storicamente viste come un evento planetario e di una pesantezza geopolitica senza pari. Ma, questa volta, il tutto è stato amplificato per n volte.
Io, personalmente, ho seguito le elezioni americane spostandomi tra la consueta e ormai immancabile maratona di Mentana, e la CNN. Dai sondaggi, seppur smossi dai fatti dell'ultimo periodo, la vittoria della Clinton non pareva poter essere soggetta a ribaltoni clamorosi, eppure, quando alle 4 del mattino ho deciso di dire basta ed ho spento il televisore per andare a dormire, la situazione era prontissima per l'inatteso ribaltone.
Dopo i primi Stati, che mostravano un andamento delineato dai sondaggi Stato per Stato, qualcosa si è smosso con l'Ohio, il North Carolina e la Florida.
Sono andato a letto con Trump in attesa della conferma dei colpacci sostanzialmente definitivi (a meno di un clamoroso ribaltone ad ovest) con Georgia, Florida, Ohio, North Carolina e New Hampshire. Fatto clamoroso, in quanto inizialmente in Ohio mostrava un grosso svantaggio nei confronti della Clinton, così come nel New Hampshire ed in North Carolina ed in Pennsylvania. 
Hanno fatto da ago della bilancia anche i due candidati del partito libertario, Johnson, e del partito verde, Stein. Il primo ha ottenuto un totale superiore ai 4 milioni di voti, mentre la seconda ha superato nettamente il milione. 


Ricordiamo che la soglia che avrebbe dato la Casa Bianca è fissata a 270 delegati, e la contesa si è chiusa con un nettissimo 290-218.
Ricapitolando l'imposizione Stato per Stato, compresi il loro peso in delegati, è andata così (ora, mentre sto scrivendo l'articolo, ma potrebbero esserci variazioni minime):

TRUMP (290): Alabama (9), Alaska (3), Arizona (11), Arkansas (6), Florida (29), Georgia (16), Idaho (4), Indiana (11), Iowa (6), Kansas (6), Kentucky (8), Maine (1), Mississippi (6), Missouri (10), Montana (3), Nebraska (5), North Carolina (15), North Dakota (3), Ohio (18), Oklahoma (7), Pennsylvania (20), South Carolina (9), Tennessee (11), Texas (38), Utah (6), West Virginia (5), Wisconsin (10), Wyoming (3).

CLINTON (218): California (55), Colorado (9), Connecticut (7), Delaware (3), Hawaii (4), Illinois (20), Maine (3 su 4), Maryland (10), Massachusstts (11), New Jersey (14) New Mexico (5), Nevada (6), New York (29), Oregon (7), Rhode Island (4), Vermont (3), Virginia (13), Washington State (12), Washington DC (3).

Gran colpaccio in Wisconsin, dove i sondaggi precedenti alle elezioni davano davanti Hillary, così come in Montana. Mentre negli Stati dati tendenzialmente a Trump, gli scherzetti di Hillary sono mancati. Ha fatto una grande differenza l'imposizione netta di Trump negli Stati dati in dubbio, vedi Arizona, Florida, Pennsylvania, Ohio, North Carolina. 

Al Senato la maggioranza è andata ai Repubblicani 51-47, così come alla Camera 239-192.

Il sistema elettorale statunitense è complesso, e permette di vincere e andare alla Casa Bianca pur avendo un totale di voti inferiore rispetto al competitor, cosa che è successa puntualmente in questa sfida Clinton vs Trump. Infatti, globalmente, la Clinton ha preso 59.800.000 voti, mentre Trump si è fermato più indietro, avvicinandosi ai 59.590.000. Situazione che ricorda nettamente, come ho pensato ieri notte mentre osservavo la battaglia in Florida, alle elezioni del 2000, che videro imporsi Bush.


Dopo l'analisi numerica, passiamo a una riflessione più interessante, a mio modo di vedere. E qui, come vado dicendo ormai da tempo, a livello mondiale, la crisi della sinistra a livello mondiale, è pesante. Il ceto medio ha fatto da ago della bilancia a favore di Trump, probabilmente persone d'ideali normalmente democratici, ma che si sono viste tradite sulle basi ideologiche economiche della sinistra. Ed ecco, per esempio, che per battersi contro il TTIP, il trattato di tipo misto USA-UE, si sono dovuti rivolgere a Trump e non alla Clinton. Ha del clamoroso, se visto dall'alto senza essere influenzati dal contesto, la giravolta completa dell'ideologia economia democratica. Da questo punto di vista, la vittoria di Trump non sorprende.

Per quanto riguarda il programma, prevedo un Trump decisamente più moderato di quanto abbia provato ad esporre in campagna elettorale, e sarà chiamato a rispettare i punti programmatici inerenti agli accordi di libero scambio TTIP e TPP, mentre dal punto di vista finanziario, dubito che vada all'attacco. Sarà fondamentale verificare nel reale ciò che accadrà tra i rapporti tra Stati Uniti e Russia, dato che parrebbero esserci da ambo le parti le premesse per una distensione.

Staremo a vedere passo dopo passo.


Tornando all'esito del voto, esso sorprende perché, come ricordato oggi da Grillo in un video, i giornalisti e gli analisti politici, che dovrebbero essere a livello del cambiamento per capirlo, raccontarlo e spiegarlo, sono sempre un passo indietro. Ed ecco che arrivano, puntualmente, a livello elettorale le docce gelate che "non ti saresti mai aspettato". Semplicemente perché la realtà che ti è stata raccontata continuativamente, non era quella che realmente si stava verificando sotto i vostri occhi.
Questa reazione si modifica da contesto a contesto, attraverso anche tutta l'Unione Europea, e si condensa in proposte del tutto differenti tra loro, ma che attaccano sempre lo stesso punto, il liberismo. Che poi sia Trump l'unica scelta per far arrivare questo messaggio dritto in faccia ai democratici, questo è un altro paio di maniche, e pare paradossale. Ma l'espressione esposta del ceto medio basso è stata nettissima.

Sugli aspetti macroeconomici, specialmente tra USA e UE, consiglio la lettura dell'articolo di Bagnai http://goofynomics.blogspot.it/2016/11/nixon-moment.html.

venerdì 4 novembre 2016

LA SOCIALDEMOCRAZIA EUROPEA COME STRUMENTO DI CONFUSIONE DI MASSA.

Oggi parleremo di socialdemocrazia, perché voglio ampliare un piccolo post sintetico che avevo pubblicato pochi giorni fa nel mio profilo Facebook. Ritengo che questo sia uno dei temi fondamentali di questo periodo storico nella politica, e ormai non si può star zitti.

Pochi giorni fa stavo guardando uno spettacolo teatrale bellissimo di Dario Fo, incentrato sulla famosa morte dell'anarchico Pinelli nel 1969, quando ho avuto uno spunto di riflessione che solo un grande come Fo poteva darmi. Nel recitare la sua parte, a proposito dell'auspicio del suo personaggio pazzo (travestito da vescovo) di vedere instaurata al più presto una socialdemocrazia in Italia, a un certo punto afferma: "Perché finalmente allora si arriverà al punto che anche noi italiani potremo gridare...Per Dio siamo immersi nella merda fino al collo, ma è per questo che camminiamo a testa alta".

Ecco da dove nasce l'idea di ragionare sulla socialdemocrazia europea, sul suo sviluppo e su dove ci abbia portato, d'altronde "siamo immersi nella merda fino al collo, ma è per questo che camminiamo a testa alta"....un po' meno in sedi UE, a dirla tutta!!

Buona lettura.


Ma questa socialdemocrazia non sarà una fregatura colossale? Oggi la socialdemocrazia europea è la sintesi ideologica perfetta in un sistema non più realmente ideologizzato. Di ideologizzato, a ben osservare, rimane esclusivamente una fetta di vecchio elettorato, nostalgico degli ideali politici che oggi sembrano totalmente superati. Su queste basi, la socialdemocrazia europea applica politiche economiche liberiste, sotto una nomenclatura falsa di socialismo e, conseguentemente, si prende gioco e tira calci nelle parti basse ai comunisti vecchio stampo, che non hanno capito il cambiamento politico in atto già alla fine della prima repubblica o, per lo meno, se hanno compreso, diventano immediatamente complici di questo sistema. 
Di fatto, i vecchi comunisti si trovano ad appoggiare ciò che hanno combattuto in passato. Questo sistema si regge esclusivamente sull'ignoranza dell'elettorato, che vota con il pilota automatico, senza rendersi conto, in gran parte, del cambiamento che gli è passato di fronte. Una vera pacchia per questo sistema.
Questa ideologia economica, nell'Unione Europea, prende il nome di Economia Sociale di Mercato, ovvero un'evoluzione dell'ordoliberismo tedesco, nato successivamente alla crisi inflazionistica della Repubblica di Weimar, nel primo dopoguerra, provocata dalle sanzioni di guerra contenute nel Trattato di Versailles del 1919. Scrissi già dell'iperinflazione della Repubblica di Weimar e delle ripercussioni ideologiche attuali in questo articolo: http://simosamatzai1993.blogspot.it/2015/03/storia-liperinflazione-di-weimar-e.html.
L'Economia sociale di mercato si pone l'obiettivo di accettare l'esistenza di Costituzioni socialiste, come quella italiana, e data per assodata questa realtà, trova le contromisure per applicare comunque le politiche economiche liberiste portate avanti precedentemente alla stesura di queste tipologie di Costituzioni, che dovevano essere la protezione rispetto all'applicazione di queste scelte di politica economica.
L'obiettivo? Svuotare la funzione sociale dello Stato, riducendola all'osso, ma stando ben attenti a farlo in modo graduale, sia mai che qualcuno si svegli!
E, fidatevi, ciò è molto pericoloso, perché sotto la copertina calda e rassicurante di un'ideologia apparentemente comunista, i partiti socialdemocratici europei portano avanti politiche completamente opposte ai loro ideali passati (ma ancora millantati).
Ciò è pericolosissimo per l'autodifesa del popolo, che non ha più le conoscenze, si sente spaesato, senza più i punti di riferimento che permettevano una comprensione, a grandi linee, della politica che li circondava.
Perché, se privatizza la destra, è tutto normale, sta nel suo sistema voler ridurre l'azione statale sull'economia, ma se privatizzano quelli che si millantano ancora come comunisti a difesa della classe operaia, magari cantando "Bella ciao" in Parlamento, allora i loro elettori non capiscono più nulla. Le loro privatizzazioni vengono giustificate con il famoso "ce lo chiede l'Europa", ed ecco qui che rientra tutto in un perimetro accettabile, di progressismo, fasullo!
Se applica politiche di svalutazione salariale la destra, è normalissimo, lo fa per avvantaggiare gli imprenditori attraverso il libero mercato! ma se lo fa la sinistra, qualcosa non va, ragazzi. La sinistra non era quella che lottava per alzare la quota salari??
Se la sinistra applica svalutazione salariale, fa diventare la classe operaia schiava della legge della domanda e dell'offerta pure sul mercato del lavoro, e cessa realmente di esistere, perché sui diritti sociali piegarsi alla legge della domanda e dell'offerta significa piegarsi al potere dei grandi, dimenticandosi che tu sei nato per difendere i più deboli.
Gli elettori ideologizzati a sinistra cadranno perfettamente nel tranello del "ce lo chiede l'Europa", perché loro non possono immaginare di essere chiusi, loro sono progressisti, e percepiscono il progresso esclusivamente in moto d'avanzamento, e mai di retromarcia da un errore compiuto. Sono stati portati a credere che difendere la propria sovranità sia sinonimo di nazionalismo. Ma quando mai?? Non ci azzecca proprio nulla il sovranismo con il nazionalismo. 
Il sovranismo chiede solo di poter decidere liberamente e senza eccessivi vincoli esterni (vedi trattati UE ed Euro, magari vincoli costituzionali UE come la nuova riforma), il destino delle scelte politiche interne, attraverso un Parlamento libero e sovrano, democraticamente eletto. Ma se ti leghi perennemente al "non è colpa mia, c'è lo chiede l'Europa" diventiamo, come siamo oggi, sudditi e in più facciamo un'ulteriore magia. Il governo in carica, supportato dalla sua maggioranza, potrà scaricare le colpe sul "ce lo chiede l'Europa", non assumendosi la responsabilità dell'indirizzo scelto. 
La sinistra non era quella che voleva le politiche economiche di pieno impiego per tutelare il diritto al lavoro come fondamento costituzionale, e dava al debito pubblico un aspetto secondario? A parte che il debito pubblico diventa un problema solo quando non viene rifinanziato, cosa che sarebbe stata impossibile prima del divorzio 1981 tra Tesoro e Banca d'Italia. Ma ascoltate cosa pensa un socialdemocratico italiano (PD), ex Presidente del Consiglio sul Divorzio 1981 (vi consiglio il suo libro del 1997 "Euro sì, morire per Maastricht", fantastico, col senno di poi, per capire il proseguo della Costruzione europea, compresa la riforma elettorale alla ricerca del governo forte e la riforma costituzionale di Renzi). L'ho letto poche settimane fa. A proposito! voterà sì o no??



A sostituire i diritti sociali, arrivano i diritti cosmetici, qualche contentino, neppure troppo convincente sui diritti civili, su cui spostare l'attenzione, mentre i diritti sociali vengono depredati e svuotati. Eppure a me sembrava che l'articolo 3 della Costituzione (principi d'uguaglianza formale e sostanziale) parlasse chiaro anche sui diritti civili. 
Diritti sociali e diritti civili; non diritti sociali o diritti civili. La democrazia costituzionale non ammette scambi.

Ora abbiamo capito dove sta il problema, ma comincia lo scontro sulle soluzioni!

Alcuni dicono: vogliamo gli Stati Uniti d'Europa! e altri non sono d'accordo e vogliono fare marcia indietro. Io appartengo ai secondi.
Il perché è molto semplice, ma difficile da apprendere, almeno inizialmente, perché bisogna sgretolare tutta una serie di convinzioni sviluppate nel tempo. Io l'ho fatto grazie al giurista Barra Caracciolo, leggendomi i suoi due libri sui trattati europei e la Costituzione, con libri di economisti e guardandomi tante conferenze sul tema. Un percorso che ormai dura dal 2013.
La Costruzione Europea è un percorso molto lungo, e le tappe percorse sono state tante, a cominciare, dall'adesione del 1979 al Sistema Monetario Europeo (S.M.E.) e, come abbiamo visto nel video precedente, dal divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d'Italia del 1981, una vera pietra miliare in nome della "bassa inflazione", che ci ha preparato al parametro di Maastricht 1993 (inflazione non superiore al 2%). Peccato che dopo aver dato la facoltà alla Banca d'Italia di non acquistare i titoli di Stato rimasti invenduti, il tasso d'interesse si sia impennato, e con esso il debito pubblico nel suo complesso. Guardate il grafico o qualsiasi altra tabella. Il debito s'impenna dal 1981, in poi.
Ma non temete, un debito pubblico più alto, in realtà è funzionale al progetto dell'economia sociale di mercato, perché apre alle minacce di ritorsioni dei "mercati", con conseguenti attacchi speculativi stile "spread alle stelle" se non si fanno i compiti a casa, da buoni sottoposti a dicktat. Poi i dati macroeconomici peggiorano (vedi dati governo Berlusconi fino all'arrivo di Monti e successivi), ci dicono che hanno salvato una situazione disperata con governi tecnici, nascondendoci che in realtà non fosse altro che un attacco speculativo per far saltare un governo (le valutazioni sull'operato lasciamole da parte, siamo a un livello più alto, di sovranità). Quando si limita la propria sovranità, spostandola a livelli superiori, si perdono strumenti di aggiustamento, vedi svalutazione monetaria.
Pensate al patto di stabilità interno tra Stato centrale, regioni e comuni. Taglio centralizzato, clausole di salvaguardia in legge finanziaria, che danno facoltà ai sindaci di alzare le imposte comunali. Anche perché, o tagli i servizi, o alzi l'imposizione, non puoi trovare sprechi infiniti da dove trovare soldi.
Si scaricano le responsabilità ai livelli sottostanti, quando essendo lo Stato a finanza derivata, gli enti sottoposti dipendono dai finanziamenti provenienti dall'alto. 



Ma perché gli Stati Uniti d'Europa sono inattuabili?

Lo dice l'articolo 125 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea LINK:

1. L'Unione non risponde né si fa carico degli impegni assunti dalle amministrazioni statali, dagli enti regionali, locali, o altri enti pubblici, da altri organismi di diritto pubblico o da imprese pubbliche di qualsiasi Stato membro, fatte salve le garanzie finanziarie reciproche per la realizzazione in comune di un progetto economico specifico. Gli Stati membri non sono responsabili né subentrano agli impegni dell'amministrazione statale, degli enti regionali, locali o degli altri enti pubblici, di altri organismi di diritto pubblico o di imprese pubbliche di un altro Stato membro, fatte salve le garanzie finanziarie reciproche per la realizzazione in comune di un progetto specifico.
2. Se necessario, il Consiglio, su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, può precisare le definizioni per l'applicazione dei divieti previsti dagli articoli 123 e 124 e dal presente articolo.

Semplicemente, vieta la condivisione del debito, in quanto si afferma che l'UE non risponde dei debiti degli altri Stati nazionali appartenenti all'Unione e, contemporaneamente, gli Stati appartenenti all'unione non rispondono degli obblighi contratti dagli altri Stati dell'Unione stessa. Questa è una clausola molto importante e, senza questo presupposto, l'intera impalcatura che sostiene l'UE non avrebbe avuto i presupposti per essere tirata su.

Purtroppo, in un sistema di Stati in deficit, dove la fa da padrone uno Stato in surplus commerciale, che impone conseguentemente le sue politiche economiche anche agli altri Stati che cercando di non perdere la scia, questo presupposto è ferreo. Di conseguenza, l'unica strada che resta è smontare in modo ordinato l'Unione, ricostruendo i presupposti commerciali vantaggiosi, dato che darsi all'autarchia non sarebbe una genialata.

Questo articolo sarà servito a qualche elettore piddino, nostalgico di ideali vecchi, che il suo partito non difende da decenni? Ma chissà, pure a qualche grillino, un po' spaesato sulla strada da prendere. Se non capiamo perfettamente noi questi aspetti, non possiamo sgridare gli altri.

Speriamo!



martedì 25 ottobre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE - UN LIBRO DEL 1997 CON LE BASI DELLA RIFORMA COSTITUZIONALE DI RENZI.

Salve gentili lettori.

Oggi vorrei occuparmi di referendum sulla riforma costituzionale, in quanto il 4 dicembre ormai si avvicina sempre di più, e dobbiamo conoscere quante più informazioni possibili, sia da un punto di vista contenutistico attuale, e sia da un punto di vista contenutistico in riferimento al passato e al futuro. Se è vero che questa riforma agirà nel nostro futuro, come vedremo, è anche vero che le sue radici sono storicamente molto più profonde di questi 3 anni di governo Renzi.
Io leggo continuamente e, pochi giorni fa mi sono imbattuto in una lettura europeista fino al midollo; questo libro è dell'ex Presidente del Consiglio Letta. Sono un amante delle letture politico-economiche e, dopo aver letto ben 5 libri economici a sostegno dell'uscita dell'Italia dall'Euro, ho voluto leggere per mero approfondimento personale dei punti di vista differenti, in quanto bisogna conoscere in modo approfondito il pensiero di chi persegue politiche contrarie al proprio pensiero personale. E' un fattore di arricchimento.
Questo libro è: "Euro Sì, morire per Maastricht", risalente al 1997.
Tra le varie argomentazioni che vi ho trovato, sono spuntate informazioni che calzano a perfezione con i contenuti del combinato disposto "Italicum-riforme costituzionali", come oggetti di un cambiamento di struttura che dovrebbe attuare il nostro Stato per avvicinarsi agli altri paesi dell'UE.
Pur conoscendo le idee di Letta già in passato, mi sono stupito che a 19 anni di distanza, queste informazioni possano esser incastrate perfettamente con le riforme attuali.



Andiamo a vedere insieme.

Io, direi di partire dal documento della riforma costituzionale, ma non dall'articolato, che sarà tema di un altro specifico articolo dettagliato, ma dalle premesse che giustificano questa riforma di 47 articoli. State a vedere.


"[...] Lo spostamento del baricentro decisionale connesso alla forte accelerazione del processo di integrazione europea e, in particolare, l'esigenza di adeguare l'ordinamento interno alla recente evoluzione della governance economica europea (da cui sono discesi, tra l'altro, l'introduzione del Semestre europeo e la riforma del patto di stabilità e crescita) e alle relative stringenti regole di bilancio (quali le nuove regole del debito e della spesa); le sfide derivanti dall'internazionalizzazione delle economie e dal mutato contesto della competizione globale; le spinte verso una compiuta attuazione della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione tesa a valorizzare la dimensione delle Autonomie territoriali e, in particolare, la loro autonomia finanziaria (da cui è originato il cosiddetto federalismo fiscale), e l'esigenza di coniugare quest'ultima con le rinnovate esigenze di governo unitario della finanza pubblica connesse anche ad impegni internazionali: il complesso di questi fattori ha dato luogo ad interventi di revisione costituzionale rilevanti, ancorché circoscritti, che hanno da ultimo interessato gli articoli 81, 97, 117 e 119, della Carta, ma che non sono stati accompagnati da un processo organico di riforma in grado di razionalizzare in modo compiuto il complesso sistema di governo multilivello articolato tra Unione europea, Stato e Autonomie territoriali, entro il quale si dipanano oggi le politiche pubbliche [...]".

Ora siete a conoscenza della vera finalità dell'articolato, ovvero inserire vincoli costituzionali all'attuazione delle politiche economiche UE, in quanto, costituzionalizzando l'attuazione delle stesse, esse non potranno più essere impugnate verso la Corte costituzionale, se non con grandissima difficoltà. Ma in un prossimo articolo vedremo i contenuti degli articoli più importanti.

Ritorniamo al libro di Letta "Euro Sì, morire per Maastricht", e arriviamo subito a una delle riforme di Renzi: la legge elettorale "Italicum". Essa offre una maggioranza schiacciante a una sola forza politica, successiva alla vittoria del ballottaggio e, grazie agli effetti della modifica del Senato e dell'articolo 83 (modalità d'elezione del Presidente della Repubblica) e 72 (clausola di supremazia del governo sul Parlamento), svuota i poteri del potere legislativo parlamentare, e gonfia quelli dell'esecutivo. Una maggioranza così ampia, avrà semplificata l'elezione del Presidente della Repubblica di suo gradimento, con un quorum relativamente abbordabile a partire dal settimo scrutinio e, conseguentemente, potrà ottenere anche la maggioranza in Corte Costituzionale (8/15), tramite 5 eletti dal PdR e 3 dalla Camera, controllata tramite l'Italicum. Scacco!

Cosa scrisse Letta nel 1997?

"Il sesto punto è quello sulla stabilità politica. Un paese caratterizzato da incertezze politiche, governi deboli e continui cambiamenti di maggioranze non darebbe certo le necessarie garanzie di affidabilità, così come sarebbe indubbiamente più difficile per qualsiasi paese con difficoltà sul parametro del debito/Pil al 60% puntare all'ingresso nell'Euro con un governo che regge per pochi voti, sfidato da minoranze compatte nel rigettare Maastricht e tutti gli sforzi necessari per entrarvi e rimanervi".

Ecco, per perseguire la via Europea, nel 1997 come oggi, serviva un indebolimento delle minoranze parlamentari e un governo granitico, che potesse vantare autorevolezza numerica e quindi una grossa "STABILITA' DELL'ESECUTIVO". Esattamente ciò che persegue l'Italicum.

E ora, la ciliegina sulla torta: cessioni di sovranità, considerazioni sull'articolo 11 e conseguente necessità di riforme Costituzionali pro-UE.

Partiamo dal testo dell'articolo 11:

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."


Quindi, l'articolo 11 della nostra Costituzione, che è un principio fondamentale e quindi non può essere soggetto a modifiche, afferma che l'Italia ripudia la guerra per risolvere controversie internazionali e, per perseguire pace e giustizia tra le nazioni, è disposta a LIMITARE LA PROPRIA SOVRANITA' A CONDIZIONE DI PARITA' CON GLI ALTRI STATI. 
Attenzione alle parole! la Costituzione parla di limitazione, e non di cessione, che sono due cose completamente differenti! la limitazione è temporanea, collegata al perseguimento dei fini prestabiliti e alle condizioni prestabilite; la cessione è definitiva.

Vediamo le parole di Letta:

"Il completamente dell'Unione Economica e Monetaria comporta un trasferimento di sovranità assai rilevante dalla sfera nazionale a quella sovranazionale. Tutto il cammino dell'integrazione europea è stato contraddistinto da graduali CESSIONI di sovranità, che hanno nel tempo conferito alle istituzioni comunitarie... prerogative proprie di uno Stato nazionale
[...] la semplice ratifica parlamentare del Trattato (di Maastricht) da parte dell'Italia con l'articolo 11 della Costituzione....oltre a non fare alcun riferimento alla costruzione sovranazionale europea, era redatto per altre forme di appartenenza a organismi internazionali, con scopi molto diversi da quelli della Cee e dell'UE.
Appare oggi improrogabile, l'inserimento nella Costituzione dei necessari riferimenti al nuovo assetto sovranazionale dell'Unione: la necessità è politica, ma è posta anche da forti esigenze di natura giuridica sulla necessaria ridefinizione del quadro delle fonti del diritto in Italia. I trasferimenti di sovranità legati alle decisioni di Maastricht hanno già cominciato a produrre i loro effetti".

Avete capito??

Non avendo uno strumento costituzionale che permettesse di CEDERE sovranità e neppure limitarla per questioni inerenti alle finalità della Cee e dell'UE, utilizzare l'articolo 11 della Costituzione per ratificare il Trattato di Maastricht è stata una forzatura. Questo articolo non fa nessun riferimento a cessioni e limitazioni di questo tipo ma, proprio per questo motivo, serve una riforma costituzionale che inserisca i riferimenti al nuovo assetto sovranazionale dell'UE, anche per ridefinire le fonti del diritto in Italia.
Io sapevo già quest'aspetto sull'interpretazione reale dell'articolo 11, ma non pensavo certamente di trovarlo in un libro del genere.
Le politiche UE saranno monitorate dal Senato delle Autonomie, che dovranno vigilare sulla loro applicazione. Nel prossimo articolo, vedremo questa legislazione all'interno della riforma: articoli 55, 70, 71, 117, 119; che impegnano anche Regioni e Comuni, oltre al bilancio centrale.

Per ora ricordatevi questo: la riforma persegue una perfetta linea di comando, che parte dal livello sovranazionale, passando per l'UE e arriva a livello nazionale, con un governo autorevole e stabile, con poteri di imporre una votazione entro una certa scadenza fissata. Ciò agevola il recepimento delle direttive UE, monitorate dal nuovo Senato nominato. Inoltre, centralizza i poteri degli Enti locali (Regioni e comuni), verso lo Stato.

Ps. Renzi ha dichiarato che, dopo l'approvazione della riforma costituzionale nel referendum 2017, chiederà riforme strutturali all'UE. Il fatto è che, come abbiamo appena visto, con questa riforma si sta vincolando a seguire la legislazione attuale tramite la Costituzione. Non sta in piedi!


mercoledì 19 ottobre 2016

LIBRI - ANSCHLUSS E GOOD BYE LENIN!

Salve gentili lettori.

In questo articolo, vorrei occuparmi di un libro che ho terminato di leggere da pochi giorni, ovvero Anschluss, l'annessione, di Vladimiro Giacché. 
E' un libro che consiglio vivamente a tutte quelle persone che si sono interessate alle tematiche inerenti all'Unione Europea e all'unione monetaria che la contraddistingue, ovvero l'Euro.
Consiglio la lettura dopo un'infarinatura generale di queste tematiche, magari attraverso il libro "Il tramonto dell'Euro" di Bagnai, proprio perché quest'ultimo è un libro molto importante, scritto in modo comprensibile e semplificato, ben documentato con dati e grafici a sostegno delle tesi economiche che si portano avanti nelle argomentazioni.
Anschluss è un libro che si occupa principalmente dell'unificazione della Germania est alla Germania ovest, successiva alla caduta del muro di Berlino e dell'Unione monetaria di pochi mesi prima, per poi proporre una comparazione dei punti in comune tra l'unificazione tedesca e la situazione dell'Unione Europea e dell'Euro.
Ricostruisce questi eventi come una vera e propria ANNESSIONE della Germania Est.
Vediamo di entrare nei punti fondamentali.
Si parte con la situazione presente in Germania est, dove vengono raccontate alcune problematiche presenti, dovute a diversi fattori: arretratezza del sistema produttivo, dovuto un po' al sistema socialista, e un po' ai costi post seconda guerra mondiale, sobbarcati per più di 2/3 dalla Germania est, rispetto alla Germania ovest (che ebbe dalla sua parte anche l'aiuto derivante dal "Piano Marshall").
Giocando su una protesta in corso nel 1989 in Germania est, dove i cittadini volevano delle riforme, per ottenere un sistema più democratico, ma essendo comunque ben fermi sulla indipendenza della Repubblica dall'Ovest, i politici dell'Ovest, spiecialmente il cancelliere Kohl, annuncia una condizione di prossima insolvenza dell'Est, dovuta al debito. In realtà, questa condizione di insolvenza, come dimostrato dai dati nel libro, non esisteva, in quanto il debito pubblico dell'Est era inferiore ai 20 miliardi di Dollari. 
Inoltre, vi era un problema di flusso migratorio in uscita dall'Est, dovuto all'apertura dell'Ungheria, che amplifico lo spostamento da Est a Ovest, passando attraverso l'Austria. Pensate, che in un solo anno si passò dalle 39 mila persone, a 2 milioni di persone.
Facendo enorme pressione propagandistica su questi fattori, il governo dell'Ovest propose un'unione monetaria, offrendo il Marco dell'Ovest anche allo Stato dell'Est, con cambio 1 a 1 (pensate che il Marco dell'Ovest, in quel momento storico, era la moneta più forte del mondo).
Un rapporto di cambio tra il Marco dell'Ovest e il Marco dell'Est, seppur nascosto, esisteva, ed era fissato in 1 Marco Ovest per 4, 44 Marchi dell'Est.
Dietro quest'offerta del governo dell'Ovest, non vi era un gesto di fratellanza, come vedrete leggendo il libro, ma uno strumento da utilizzare politicamente nelle ormai incombenti elezioni politiche dell'Ovest. 
Nonostante la preoccupazione manifestata dai politici e dagli economisti dell'Est, che ritenevano il loro sistema produttivo non pronto nell'immediato ad un confronto basato sulla legge della domanda e dell'offerta con gli altri paesi capitalistici, l'unione monetaria arriva a compimento.
Il sistema produttivo dell'Est, esce completamente fuori mercato, dovendo sopportare una rivalutazione monetaria spaventosa, del 350%.
Pochi mesi dopo, arriverà anche l'Unione politica, aumentando il peso politico della Germania in Europa, e facendole ritrovare quella centralità che sarà fondamentale per la cosiddetta "Costruzione Europea".  
Tra il 1989 e il 1991, l'economia della ormai ex Germania Est, crolla sotto i colpi della cura da cavallo imposta dalla rivalutazione monetaria.
I dati sono incredibilmente drammatici: -44% di PIL, - 2 milioni di occupati, -67% di produzione industriale.
Altri aspetti fondamentali che troverete nel libro, sono:
- Le modalità alquanto particolari relative alla privatizzazione completa, fino alla fine del 1994, del patrimonio della Ex Germania Est, affidato a una società "fiduciaria" detta "Treuhandanstalt";
- La privatizzazione del sistema bancario della Ex Germania Est;
- Il trattamento dei debiti dei cittadini dell'Est.


Dopo aver letto il libro, vi consiglio la visione del film successo: Goodbye Lenin! che tratta il periodo dell'unificazione in modo davvero interessante e coinvolgente, tramite una storia tra una madre dall'etica socialista, e un figlio che non vuole farle scoprire l'avvenuta unificazione.





Alla prossima!


venerdì 23 settembre 2016

IL NO ALLE OLIMPIADI DI ROMA 2024 E I VERI PROBLEMI DEL PAESE. IL TEMA SOVRANITA': PAROLA ALLA COSTITUZIONE E AI COSTITUENTI.

Salve gentili lettori.

In quest'articolo, vorrei farvi alcune considerazioni di carattere economico e politico, ricollegandomi alla Costituzione.
In questi giorni non si fa altro che parlare del NO della Raggi alle Olimpiadi di Roma 2024, come se fosse il problema centrale del paese, lo snodo che slancerebbe l'Italia, un po' come fu propagandato quello che sarebbe dovuto essere il meraviglioso Expò. Un NO sacrosanto, ben studiato e giustificato dati alla mano, attraverso i conti dell'accrescimento dei costi in corso d'opera delle precedenti Olimpiadi, sia estive che invernali (studio dell'Università di Oxford).
Ma questo non era che un appunto, dato che il punto centrale dell'articolo sarà un altro, che tuttavia vedrete si ricollegherà anche al NO alle Olimpiadi, visto che andremo a monitorare le condizioni attuali dello Stato italiano a livello di sovranità e di applicazione della Costituzione economica.





Parto da un momento storico della nostra Repubblica: la firma della Costituzione. Eh sì, perché in questi giorni, sto leggendo un libro interessantissimo del giurista Barra Caracciolo (La Costituzione nella palude, libro consigliatissimo!!!), che tratta gli aspetti di costituzionalità delle scelte politiche che hanno di fatto limitato la sovranità dello Stato italiano, a vantaggio del "vincolo esterno" europeo. Su cosa si regge il vincolo esterno? Esso si regge semplicemente sull'idea instaurata sulla sopravvenuta impossibilità al perseguimento del welfare State portato avanti dai padri costituenti dopo il secondo dopoguerra. Questo martellamento mediatico ci ha di fatto smontato sotto i nostri occhi i principi fondamentali della nostra Costituzione, specie in alcuni principi fondamentali e nella parte dedicata alla cosiddetta "Costituzione economica". La Costituzione economica (articoli dal 35 al 47) è l'impostazione di confini programmatici di politiche economiche al quale nessun governo e nessuna maggioranza si potrebbe costituzionalmente sottrarre. I costituenti sapevano bene ciò che avrebbero dovuto combattere, e lo capiamo in diversi dialoghi dell'assemblea costituente. Cito Ghidini, in discussione del diritto al lavoro, l'8 marzo 1947:

 "Non si può negare in modo assoluto che un giorno le forze regressive possano avere la prevalenza [...] fate l'ipotesi che la nostra rappresentanza fosse completamente eliminata e sedessero in questa Camera solo rappresentanti della Nazione aventi un orientamento regressivo e volessero fare una legge che contrastasse questi diritti al lavoro, li limitasse, o li annullasse".

Sembra un indovino! un indovino ritornato dal futuro a denunciare il pericolo incombente per la società italiana, instaurato tramite delle politiche economiche portate avanti dal progetto dell'UE, di concorrenza spietata al ribasso, e quindi portando al ribasso anche i diritti dei lavoratori in nome della deflazione salariale alla ricerca della "competitività".
L'abbiamo visto attraverso le riforme del lavoro apportate prima dal governo Monti, e ora dal governo Renzi attraverso il jobs act e lo svuotamento delle tutele interne all'articolo 18 della legge del 1970. Per non parlare dell'aumento spropositato dei voucher, che hanno visto un vendita pari a 84,3 milioni, +36,2% rispetto all'anno precedente. Ciò ci riporta anche alle modalità di analisi sulla disoccupazione, che registra come occupato un cittadino lavoratore che, durante una settimana, abbia lavorato anche per una sola ora, anche se pagato attraverso voucher. Questo ci fa capire quanto i dati reali siano estremamente più allarmanti di quanto già non lo siano nei dati pubblicati.
La minaccia i costituenti la conoscevano bene, perché l'avevano davanti in quell'assemblea, si chiamava Einaudi, che voleva modificare solo in modo "cosmetico" il liberismo che aveva fallito in precedenza (ricordiamo il suo incontro del 1944 con Ropke teorizzatore dei perseguimenti successivamente adottati dall'UE). Ed ecco il "neoliberismo".
Einaudi, citato, sempre in assemblea costituente durante i confronti sul tema diritto al lavoro, dal collega Ruini, 4 giorni dopo, il 12 marzo 1947; ecco le sue parole: 

"[...] gli economisti - i migliori - riconoscono che il loro edificio teorico, la scienza creata nell'Ottocento, non regge più sul presupposto di una economia di mercato e di libera concorrenza, che è venuto meno, non soltanto per gli interessi dello Stato, ma in maggior scala per lo sviluppo di tendenze e di monopoli delle imprese private. Quando vedo i neo liberisti come l'amico Einaudi, proporre tale serie di interventi per assicurare la concorrenza, debbo ammettere che molto è mutato".

Dallo spazio trovato in modo così grande in Costituzione dal diritto al lavoro (vedi l'articolo 4, assicurando uno Stato che promuovesse le condizioni che rendessero realmente effettivo questo diritto), si capisce come le idee neo liberiste non abbiano trovato spazio nella Costituzione.

Citando l'idea liberista stiamo rimanendo sul vago, mentre, per approfondire di più la tematica, sarebbe meglio riferirci alla teoria economica dell'Ordoliberismo, nata in parte per il contributo della scuola austriaca, e in parte per quello della scuola di Friburgo.
Per Ordoliberismo intendiamo una teoria economica ben conscia dell'esistenza delle Costituzioni sociali risalenti al secondo dopoguerra, che vada a funzionare in modo da riuscire a riproporre le idee liberiste pre crisi 1929, mantenendo intatto esclusivamente lo scheletro delle idee costituzionali, in realtà completamente spolpate e annullate. Annullate in modo lento e assolutamente graduale.

Ciò non dovrebbe affatto stupirvi, in quanto il concetto di Costituzione come arma di difesa verso gli attacchi ai diritti sociali e alla sovranità nazionale, ormai è diventato obsoleto. Lo scopriamo ricordando le parole di Amato del 2000:

" Non penso sia una buona idea rimpiazzare questo metodo lento ed efficace - che solleva gli Stati nazionali dall'ansia di mentre vengono privati del potere - con grandi balzi istituzionali... . Perciò preferisco andare lentamente, frantumando i pezzi di sovranità poco a poco, evitando brusche transizioni dal potere nazionale a quello federale. Questo è il modo in cui ritengo che dovremo costruire le politiche comuni europee... ."

Un metodo lento, graduale, che sostanzialmente fa addormentare e aiuta a digerire riforme al ribasso dei diritti sanciti dalle Costituzioni nazionali. 
L'ultima dichiarazione che vi porto è quella di Juncker, che ha un peso pari a un macigno sulla sovranità popolare, sancita nell'articolo 1 della nostra Costituzione.

"Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po' per vedere cosa succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la gente non ci capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti fino al punto di non ritorno"


E ora passiamo a un appunto che appartiene strettamente al Movimento 5 stelle: il reddito di cittadinanza. Ho posto questa problematica, e ho trovato una pronta risposta in un video del portavoce Morra, pubblicato pochi giorni fa, che girava intorno alla problematica della precarizzazione del mercato del lavoro e dei voucher.
La costituzionalità del reddito di cittadinanza si ritrova nell'articolo 3 comma 2, tramite il principio di uguaglianza sostanziale, ovvero gli strumenti di attuazione apportati dallo Stato per rendere realmente perseguibili le consegne dell'articolo 3 comma 1, ovvero del principio di uguaglianza formale. Il reddito di cittadinanza entra in questo modello, ma solo a patto che vengano contemporaneamente perseguite le consegne dell'articolo 4 della Costituzione, e della Costituzione economica, altrimenti esso si trasformerebbe in uno strumento di controllo di massa, per far accettare politiche economiche liberiste, esattamente come quelle che stiamo vedendo oggi. Sarebbe anche questa una cosmesi "cambiare perché nulla cambi". Senza dimenticare l'impostazione costituzionale fondata sul lavoro, che senza il presupposto precedentemente fissato, andrebbe ad avverare le parole di un altro padre costituente, Mortati, tramite un'interpretazione che farebbe rientrare il reddito di cittadinanza sotto l'involucro che lui chiamò "risarcimento per mancato procurato lavoro".
Siamo sicuri che i trattati europei siano conformi con l'articolo 4 e la Costituzione economica, visti i continui smantellamenti dei diritti sul lavoro e del welfare in generale? In ultimo: sono i trattati che sono legittimati dalle Costituzioni nazionali degli Stati membri (nel nostro caso, l'articolo 11), e non il contrario; per questo le fonti di diritto europeo non possono essere gerarchicamente ritenute di rango superiore a una Costituzione.
L'articolo 11 che parla di LIMITAZIONI di sovranità, in condizioni di parità, in nome della pace e della giustizia tra le Nazioni, e non di CESSIONI. Ciò significa che l'adesione dell'Italia è subordinata alla periodica rivisitazione dei vincoli dei trattati o alla presenza di una clausola di recesso.
Vorrei ricollegarmi anche alla riforma costituzionale, con l'ingresso per la prima volta dell'entità "Unione Europea" all'interno della Costituzione, ma per oggi la chiudiamo qui. Spero che il peso del "vincolo esterno" ora vi sia chiaro.

Siete ancora sicuri che il problema dell'Italia sia il NO della giunta Raggi a Roma 2024? 



giovedì 1 settembre 2016

NAZIONALE ITALIANA - VENTURA E' UN GRANDE C.T.

Salve gentili lettori.

Oggi, eccezionalmente rispetto alle tematiche che solitamente tratto nel mio blog, voglio parlare di calcio. L'occasione merita, perché oggi ci sarà l'esordio di Giampiero Ventura alla guida della nazionale italiana e io, da tifoso storico del Cagliari, non posso che esserne felice.

Ormai sono dal 2010 che non seguo più il calcio, ma fino a quel momento posso definirmi un buon conoscitore delle tematiche calcistiche, in quanto il mio sogno giovanile è sempre stato quello di diventare, un giorno, un giornalista sportivo. Speranza poi accantonata per la nascita di nuovi interessi personali, superiori a quelli precedenti.

Se è quindi vero che non seguo il calcio espresso dalle squadre del mister Ventura dal suo primo anno al Bari, dove mi sembrò di rivedere quel meraviglioso Cagliari del 1998-1999, posso dire che Ventura è sempre stato un innovatore, e quindi dal punto di vista tattico è e ancora sarà, all'avanguardia.
Ho sempre sperato che un allenatore con le capacità di Ventura potesse un giorno avere il privilegio di allenare in palcoscenici internazionali, perché ha sempre dimostrato di saper insegnare calcio in provincia. Avere la notizia di un incarico così importante, mi fa davvero piacere, perché significa che anche partendo dalle categorie più basse del nostro calcio, dai campi polverosi della provincia, si può arrivare al top, se nell'individuo sono presenti doti innate come la professionalità e la conoscenza maniacale della materia trattata.

Ero molto piccolo quando, nel 1997, il mister Ventura prese la guida di un Cagliari distrutto dalla retrocessione in B dell'anno precedente, nel famoso spareggio con il Piacenza, nel neutro del San Paolo di Napoli. Una stagione nata male con l'esonero di Gregorio Perez, e proseguita tra alti e bassi con il sempre stimato Carlo Mazzone.
Il presidente Cellino si mise nelle mani di un Ventura che arrivava da una doppia promozione dalla C alla A con il Lecce, e fece centro, sia nei risultati sportivi che economici.
Il mister portò con se dei calciatori conosciuti, che potessero essergli di appoggio per far digerire meglio il nuovo sistema di gioco allo zoccolo duro del Cagliari del 1996. Arrivarono De Patre, Cavezzi, Zanoncelli e Macellari. 
In serie B, non senza iniziali difficoltà, Ventura ottenne l'ennesima promozione, riportando immediatamente il Cagliari in serie A, ma fu nell'anno successivo che arrivarono le grandi imprese.
Con un gioco spumeggiante, specialmente nelle partite giocate al Sant'Elia, tutte le grandi squadre di categoria furono fermate. Si vinse con il Milan per 1-0 con goal di De Patre; la Juventus per 1-0 con goal di Berretta; per 1-0 con il fortissimo Parma con goal di Kallon; per 4-3 con la Roma, in una partita mitica dove le due stelle O'Neill e Muzzi fecero la differenza (doppietta del primo e goal del secondo); per 3-1 al Dall'Ara di Bologna, con goal di Macellari, Mboma e O'Neill.  Inoltre, si andò a fermare la Lazio, l'Inter e la Fiorentina
Mitiche le goleade casalinghe con l'Empoli per 5-1, con tripletta di Mboma e doppietta di Muzzi, e per 5-0 con la Sampdoria di Spalletti. 
Per sognare l'Europa, mancò un po' di regolarità di trasferta, perché in casa quel Cagliari aveva medie davvero spaventose.

Vorrei mostrarvi una partita in particolare, che i tifosi del Cagliari sicuramente ricorderanno bene!




L'anno successivo, purtroppo, Giampiero Ventura decise di voltare pagina, trasferendosi alla Sampdoria, dove diversi anni prima iniziò la sua scalata al grande calcio partendo dal settore giovanile.
La traccia del suo progetto calcistico a Cagliari rimase indelebile, con la valorizzazione massima di talenti come Roberto Muzzi, Fabian O'Neill, Fabio Macellari, Johnatan Zebina, Cristiano Zanetti, Mohamed Kallon, alcuni dei quali portarono grossi guadagni dalle vendite dei loro cartellini.

Ventura tornò a Cagliari nel 2002-2003, dove fu chiamato a metà stagione per rimettere in piedi un nuovo progetto, nel ricordo dei fasti precedenti. Con ottimi diamanti grezzi come Suazo, Langella, Esposito, Conti, riportò il Cagliari in orbita promozione, mancandola al termine di una stagione molto positiva. L'arrivo di Gianfranco Zola nell'anno successivo mise il Cagliari come grandissima favorita per la promozione in A ma, tuttavia, nonostante un'ottima partenza con un 3-0 al Catania, i risultati altalenanti non furono ritenuti soddisfacenti e il mister fu esonerato quando il Cagliari si trovava all'ottavo posto, comunque ben posizionato nel "treno" promozione.

Un altro grande ricordo di Ventura, per me, è sempre il suo Pisa dei miracoli del 2007-2008. Una squadra neo promossa in serie B, che diede l'incarico progettuale a Ventura, con ottime aspettative sul futuro, grazie al prestito del bravissimo Cerci e di giocatori da valorizzare. Fu un'annata condita da un calcio bellissimo, che fece sfiorare la doppia promozione al Pisa, che si arrese ai play-off al Lecce.

L'ultima esperienza che ho seguito, prima di abbandonare la visione dettagliata degli aspetti calcistici, fu il neo-promosso Bari. Un Bari che arrivava dalla promozione ottenuta proprio con il mister Antonio Conte, e che Ventura seppe migliorare, riportandolo a un ricordo del suo vecchio Cagliari dal punto di vista dell'approccio alle partite con le grandi squadre, anche se non dal punto di vista tattico. Una squadra mai doma, che grazie al grande lavoro di Ventura, riuscì a lanciare giovanissimi come Ranocchia e Bonucci, ed a rilanciare Barreto e Almiron. Ottenne grandi risultati, riuscendo a battere al San Nicola 2-0 la Lazio (e 2-0 anche al ritorno), 3-1 la Juventus, 4-2 il Palermo, 2-1 la Sampdoria, 2-0 la Fiorentina, pareggiare 2-2 con il Milan al San Nicola e 0-0 a San Siro con il Milan, 0-0 con l'Inter. Chiuse la stagione al 10° posto.

Non tratto il tema "Torino" perché non ho avuto il piacere di vedere il grande progetto portato avanti dal mister, ma i risultati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti.

Riprenderò con piacere a guardare le partite della Nazionale, perché con Ventura in panchina, non si può fare altrimenti! buon lavoro, mister.

Stasera buon Italia-Francia a tutti, proprio nel "suo" San Nicola di Bari.



Alla prossima.

mercoledì 3 agosto 2016

OLIMPIADI RIO 2016 - QUALI SONO LE SPERANZE DI MEDAGLIA PER L'ITALIA?

Salve gentili lettori.

In questo articolo, andrò a parlare di aspetti differenti rispetto a quelli che tratto solitamente all'interno del mio blog. Generalmente ho sempre trattato tematiche come la politica e l'economia, ma io sono un grande appassionato di sport, fin da giovanissimo. Mi sono allontanato dal calcio ormai da diversi anni, ma per tutti gli altri sport la mia informazione non è diminuita. 
Scindere gli aspetti politici da quelli sportivi è fondamentale, perché se è vero che sono contro la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024, perché credo che prima di organizzare un evento di questa portata e con tali investimenti da sobbarcarsi, si debbano risolvere prima le problematiche fondamentali sui servizi offerti ai cittadini; dall'altra parte credo che non si debba perdere uno spettacolo che, sportivamente parlando, non ha eguali.
Il Brasile, forse contro il volere del proprio popolo, si è sobbarcato una mole di investimenti grossi in grandi eventi, ricordiamo anche il mondiale di calcio del 2014, la Confederation Cup del 2013. Questo è un problema politico, di un paese in via di sviluppo che avrebbe altre priorità rispetto all'organizzazione di grandi eventi sportivi, esattamente come l'Italia.

Ora, però, voglio parlare di Olimpiadi dal punto di vista sportivo.



Le Olimpiadi sono la manifestazione con il più alto grado di aggregazione di popoli e culture del mondo, e non la vedo come uno scontro titanico dal sapore nazionalista, proprio per la motivazione precedente. I boicottaggi di Mosca 1980 e Los Angeles 1984, in piena guerra fredda, furono strumentalizzazioni politiche che utilizzarono lo sport per scopi esterni.

Come avete letto nel titolo, vorrei parlare delle speranze di medaglia dell'Italia. Partiamo dal nuoto e dai tuffi.


                                                          NUOTO E TUFFI

Nel nuoto riponiamo ottime speranze, sicuramente maggiori rispetto alle cocenti delusioni sopportate a Londra 2012. Arriviamo con il campione del mondo in carica dei 1500 stile libero Gregorio Paltrinieri, che pochi mesi fa ha vinto la medaglia d'oro all'europeo di Londra con un grandissimo tempo, record europeo in 14'34''04, a soli tre secondi dal record di Sun Yang. Nella medesima gara, troviamo anche Gabriele Detti, compagno di allenamento di Paltrinieri, accreditato di tempi un po' più alti nella specialità, vice campione europeo, ma in grado di giocarsi una medaglia con il canadese Ryan Cochrane e lo statunitense, vice campione mondiale, Connor Jegger.

Spostandoci ai 400 stile libero, scopriamo sempre lui, un Gabriele Detti in grande spolvero, accreditato del terzo tempo mondiale dell'anno in 3'43''97 e campione europeo della distanza pochi mesi fa a Londra. La concorrenza è spietata, ma può giocarsi una medaglia insieme a Sun Yang, Horton a Guy, Cochrane e Jagger. Abbattendo il record italiano di Rosolino, risalente all'argento olimpico di Sydney 2000 di 3'43''40 ha probabilità grandissime di riuscirci.

Un'altra gara fantastica saranno i 100 stile libero, che vedono un Luca Dotto in grande spolvero, primo italiano a scendere sotto i 48 secondi, che si presenta come campione europeo in carica. Inutile dire che la concorrenza nella specialità regina è validissima: dall'australiano McEvoy, passando per il francese Gilot e l'americano Adrian, il canadese d'origine italiana Condorelli e il cinese Zatao, campione mondiale in carica.
Troveremo Luca Dotto anche nei 50 stile libero, che gli regalarono l'argento mondiale a Shanghai 2011. Può sicuramente scendere sotto i 22 secondi, e le medaglie, a mio parere potrebbero giocarsi sul 21.70 per l'argento e il bronzo. Dotto ha possibilità ridotte, ma in una gara dove i calcoli stanno a zero, mai dire mai. L'oro di Manaudou non pare poter essere in discussione.

Chiudiamo l'argomento maschile con la 4x100 stile libero, bronzo mondiale  e accreditata di un quartetto davvero valido: Luca Dotto, Marco Orsi, Filippo Magnini e Luca Leonardi. La staffetta ha sempre dimostrato di essere validissima nel fondamentale dei cambi e con un Orsi versione Kazan 2015, la speranza finale dev'essere raggiunta.

Passando al femminile, abbiamo la Pellegrini che può giocarsi il trono olimpico nei suoi 200 stile libero, Katie Ledecky permettendo. Una gara apertissima, specie se pensiamo ai tempi della Pellegrini del 2016, che è tornata sotto i 1'55, proprio come Katie Ledecky. La sfida si annuncia accesissima, con la Franklin che non sembra essere quella del 2015, e una Sjostrom in più da domare.

Un'altra staffetta che potrebbe regalarci soddisfazioni sarà la 4x200 stile libero donne, con la Pellegrini in ultima frazione che, se lanciata a dovere dalle tre precedenti staffettiste, potrebbe riportarci a ridosso del podio o oltre, come successo al mondiale di Kazan 2015, dove prendemmo l'argento.

Occhio al nuoto di fondo, dove l'iridato mondiale della 25 km Simone Ruffini si gioca grandi possibilità nella 10 km, dove si è imposto anche in una gara di coppa del mondo.

Passando ai tuffi, Tania Cagnotto, al suo ultimo tentativo olimpico, cercherà di far sua la medaglia olimpica che manca ad un palmares fantastico. Avrà due tentativi: il primo nel sincro 3 metri, in compagnia di Francesca Dallapè, dove le aspettative sono altissime, per la storia di questa gara ai mondiali da Roma 2009 in poi; il secondo nell'individuale, trampolino da tre metri, dove oltre le incredibili cinesi, dovrà vedersela con la Canadese Abel e la fortissima australiana Keeney.

                                                      ATLETICA

Dopo il caso Schwazer, che è comunque partito per Rio e aspetta la sentenza definitiva, si è socchiusa una grossa possibilità di medaglia. Un'altra mazzata è arrivata con l'infortunio del saltatore Tamberi, che faceva sperare in grande per la rassegna olimpica, dopo il fantastico record italiano a 2.39. Le speranze sono davvero piccole, e sono limitate al salto triplo con Donati, alla Rigaudo e alla Straneo. Sarebbero gradite delle sorprese!

                                                     CICLISMO

Abbiamo diverse chance nella prova in linea grazie alla presenza di Fabio Aru ma, soprattutto, di Vincenzo Nibali, uscito benissimo dal Tour de France. Nella specialità della mountain bike Fontana, bronzo olimpico a Londra 2012 può giocarsi nuovamente il podio, grazie alla sua esperienza, acquisita anche attraverso il quinto posto di Pechino 2008.    

                                                       BOXE      

L'assenza del fortissimo supermassimo Cammarelle pesa, ma Clemente Russo vuole e può finalmente raggiungere l'obiettivo di una carriera: vincere l'oro olimpico. Troviamo anche un Mangiacapre, bronzo olimpico a Londra 2012, in cerca di conferme e la variabile Cappai, che ha contro di lui i pronostici, ma potrebbe trovare comunque un risultato soddisfacente.                                        

                                                      TENNIS

Le speranze non sono concentrate nell'individuale, dove Fognini potrebbe riuscire, tirando fuori il suo miglior tennis a fare l'impresa, ma nel doppio femminile, dove la riunione del duo Errani-Vinci, che tanti slam hanno vinto nel recente passato, potrebbe aprirci grandi prospettive!

                                                    SCHERMA

Quando parliamo di scherma, il medagliere italiano s'illumina. E' sempre stato così, e speriamo che lo sia nuovamente anche a Rio 2016. Il fioretto individuale femminile ci apre a grandi prospettive, con la Di Francisca, campionessa olimpica in carica in grado di difendere il suo titolo ma, soprattutto, da Arianna Errigo, finalista a Londra proprio contro la Di Francisca, e in cerca di riscatto.

Il fioretto maschile vede grandi prospettive sia nella prova individuale, con Cassarà e Avola in cerca di riscatto dopo Londra e il giovanissimo Garozzo, variabile davvero pericolosa per qualsiasi avversario. Inoltre, nella prova a squadre, dove Cassarà, Garozzo, Baldini e Avola potrebbero ripetere i fasti delle recenti prove olimpiche italiane nella specialità.

Altre discipline dove nutriamo possibilità sono la spada sia individuale che a squadre, dove la campionessa mondiale Rossella Fiammingo si gioca l'oro. Inoltre, la sciabola individuale, dove Montano e Occhiuzzi potrebbero giocarsi chance di titolo olimpico, dopo l'oro di Montano ad Atene 2004 e il bronzo a squadre del 2012.

                                               TIRO CON L'ARCO

Questa disciplina appassiona sempre, quando arriviamo in periodo olimpico. Siamo detentori del titolo olimpico, ottenuto a Londra 2012 contro gli USA dal trio Galiazzo, Nespoli e Frangilli. Nella gara a squadre abbiamo più possibilità di centrare una medaglia, mentre nell'individuale, dato l'appannamento di Galiazzo, c'è da andare cauti.....ma il ricordo di Atene 2004 è sempre lì. Non dimentichiamoci le donne, che hanno una squadra giovane e possono far bene nella prova a squadre.

                                                 TIRO A VOLO

Si pensa al tiro a volo, e ci torna in mente il record del mondo di Jessica Rossi a Londra 2012, un incredibile 99/100. Arriva in buona forma la campionessa, e può giocarsi buone possibilità. Nel maschile, non dimentichiamoci di Fabbrizi, già argento olimpico e Pellielo, vincitore di due argenti e un bronzo olimpico.

                                                TIRO A SEGNO

In questa specialità Campiani di presenta da campione olimpico in carica nella carabina 50 metri da tre posizioni, mentre è argento in carica nella carabina da 10 metri. La speranza che si ripeta qui a Rio è alta! occhio anche a Petra Zublasing.

                                                     LOTTA

In questa specialità abbiamo ottime chance, grazie al cubano naturalizzato italiano Chamizo, un grande campione della disciplina, un vero e proprio lottatore che non si arrende mai fino all'ultimo secondo, come ha dimostrato recentemente.

                                        GINNASTICA ARTISTICA

Tutte le speranze sono concentrate su Vanessa Ferrari, grande campionessa che si giocherà le sue possibilità nella specialità del corpo libero e alla trave.

                                     ALTRI SPORT DI SQUADRA

Pesa l'assenza della nazionale di Basket, che aveva un insieme di cestisti davvero forti, sulla carta. Il volley sia maschile che femminile, ma anche la pallanuoto potrebbero offrirci diverse possibilità di trovare medaglie. Abbiamo un'ottima coppia nel torneo di beach volley maschile.